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La domenica non è solo il giorno del Signore ma è anche il momento in cui gli italiani si mettono la mano sul cuore e si danno alle attività più svariate.Lui solitamente parcheggia l’auto davanti a casa e decide di lavarla.Lei solitamente si arma di terriccio e vasetti dandosi al giardinaggio.Nel frattempo la vicina fa capolino e si affaccia nel giardino raccontando tutti i mali di stagione che hanno infettato la sua famiglia, aggiorna lo stato di salute di tutti i concittadini e stila un elenco di decessi recenti con relative cause/effetto. La vita di provincia è lenta e pacifica, anche il suono (registrato su musicassetta poiché sul campanile ci sono degli antiestetici altoparlanti) delle campane è scandito da un ritmo tranquillo, rasserenante.Io capisco che è giunto QUEL momento dell’anno.IL CAMBIO DELL’ARMADIO. IL CAMBIO DI STAGIONE DELL’ARMADIO.IL CAMBIO DELL’ARMADIO PER LA NUOVA STAGIONE.
Abitando nei pressi di una città come Milano e in un malcapitato emisfero boreale, ho l’impellente necessità di tirare fuori quella scatola in cui sono conservati, come cibi precotti, i vestiti primaverili-estivi che verranno sostituiti da quelli autunnali-invernali.Il tutto mi genera uno spasmo facciale lontano dal concetto di “felicità”.Inizio con la prima fase, ovvero buttando all’aria l’intero guardaroba per cercare un dichiarato criterio con cui procedere, per questo lavoro si impiega un lasso di tempo che oscilla tra i venti e i cinquanta minuti e si rischia di richiudere le ante e di rinviare il tutto ad un periodo non imminente.Ci vogliono almeno quindici minuti di ragionamento pitagorico per osservare la mattanza di vestiti e capire come faranno a stare tutti in una sola e unica scatola di cartone Ikea a fiorellini.
Il velluto viene riposto per primo, insieme alla lana, al cachemire, al sintetico da mercato e ad una serie di pantaloni che occupano solo spazio nell’armadio visto che non li hai mai messi dal tempo in cui Madonna si credeva Evita Peròn.La seconda fase è la più complicata, infatti bisogna capire cosa del guardaroba estivo ti piace ancora e cosa invece è il caso di buttare senza pensarci due volte.La camicia bianca da cameriere? VIA.Ho fatto il cameriere per qualche mese e indossavo camicie bianche sintetiche comprate in stock dai cinesi, direi che il peggio è passato.La maglia bianca comprata a San Diego? SI TIENE.È la maglietta simbolo dei primi anni al liceo, la indossavo con sotto una maglia a maniche lunghe blu e dei pantaloni militari verdi che spazzavano le strade vista la lunghezza. Pezzi da museo.I bermuda a scacchi? VIA E ANCHE SUBITO.Non so come ho fatto a comprarli.“No ma questo?” urlo ritrovando un completo da ginnastica della Champions comprato a Cortina quando avevo circa dodici anni. Altro pezzo di storia che si tiene dentro quella scatola ormai fonte di tanti ricordi.
Ci sono anche quei vestiti che riassumono le tue relazioni sentimentali, polo e cardigan rubati ad ex dolci metà che fortunatamente non ti hanno denunciato per furto come un maglione bianco di Dolce e Gabbana che ho ritrovato proprio oggi, mai messo, e di una polo viola che non mi piace ma che ho rubato perché soffro di cleptomania.Poi riordino una serie infinta di t-shirt dal mondo del low cost, una pila di camicie accanto ad un’altra di polo.Ritrovo:Lacoste anni ’80 bordeaux, rosa, gialla e blu, insieme a camicie e giacche di lino fatte con i tessuti Bises che la nonna mi ha dato una volta che il nonno è mancato, un’eredità di tutto rispetto.Senza dimenticare il mocassino inglese, punto forte di questi scavi archeologici.Ci sono anche i due maglioni di cotone, uno rosso e uno a righe blu e bianche, che erano di mio fratello maggiore negli anni ’90, li ho io dai tempi delle medie e sono ancora perfetti. “Non buttare via nulla che tutto torna di moda” è un teorema che funziona sempre.Cappotti giacche e Moncler vengono sostituiti subito.
Il Moncler in particolare viene impacchettato come fosse un cadavere rinvenuto dagli agenti di C.S.I, quest’anno ho raggiunto il mio record, l’ho indossato infatti una settimana fa quando in montagna mi sono ritrovato sotto una tormenta di neve.Il 24 Aprile 2012 io ero vestito come a Capodanno.Nella scatola sono riposti anche i pantaloni alla turca comprati in Spagna durante il viaggio-pellegrinaggio verso Tarragona e la camicia con il collo alla coreana comprata in saldo a Strasbourg.Mi chiedo, quando e dove potrò indossare pantaloni alla turca a Milano?Senza sangria e senza il mare della Costa Brava perdono il loro fascino esotico.Termino il cambio dell’armadio piegando per bene tutto sapendo che rimarrà così ordinato solo per le prossime due ore, poi dovrò vestirmi e tornerà il caos primordiale. È un lavoro certosino per cui bisogna avere spirito critico, pazienza e buona memoria, solo così si può assaporare la storia di ogni singolo indumento ripercorrendo a tratti anche la tua vita.In fondo ogni abito parla di te, anche il peggiore.
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