venerdì sera, la settimana lavorativa finita, una montagna di lavoro scalata e felicemente chiusa.
si cena in un buonissimo ristorante giapponese tenuto, con ogni probabilità, da cinesi, chissenefrega, a dresda ho visto ristoranti italiani tenuti da turchi, (ed erano molto migliori di quelli tenuti da tedeschi! :) ) giapponesi tenuti da vietnamiti (buonissimo) e via dicendo.
abbiamo mangiato veramente bene, io ho potuto raccontare a HDC un po’ di giappone attraverso i piatti che avevo conosciuto lì e che non erano molto diversi anche se cucinati a sesto fiorentino: udon in brodo, sushi fatto in ogni maniera, pollo teriaki, spiedini e sake caldo. il tutto servito con un sorriso che molti dei ristoratori italiani che si lagnano della latitanza di clientela dovrebbero imparare.
poi a teatro a vedere il processo a cavour: pubblico ministero Gherardo Colombo, bravissimo, ma, ancora più bravi, Ruggero Cara nei panni portati benissimo di Cavour e Martina Galletta, un’Italia perfetta, bambina e un po’ scema, romantica, svampita, portata al pianto commosso che scaturisce dalle canzoni risorgimentali entusiasta e infantile nello stesso tempo, un’interpretazione davvero molto, molto bella.
il giorno dopo mostra del giardinaggio sulle mura.
io non ho un giardino, ma perchè non sognare un po’, davanti alle piante di lamponi, di more, di lavanda, di ortensie, di ellebori e hoste…
ho sognato di farmi un secret garden di bulbose, di metterci dentro ogni pianta da cucina, di regalarmi un angolo ombroso, dove leggere un libro, un’amaca, un leccio magari, per ombra, di farmi un’aiuola da vecchia zia, con dentro le piante che amavo da bambina perchè stavano sul terrazzo di mia nonna, condivise con altre mille vecchie in ciabatte e vestaglia, riprodotte, travasate, annaffiate nel tempo ritagliato fra il preparare la zuppa e l’addormentare me.
e mentre passeggiavo persa nei progetti in aria, una voce fresca, di ragazzina mi ha fermato dicendo: “buongiorno signora, (signora???) siamo del liceo scEntifico vallisneri, abbiamo fatto una ricerca sui licheni con la nostra insegnante di biologia, la vuole vedere?”
e io ho guardato il loro apparecchio per i denti, le specie di licheni che conosco così bene e che amo, ognuna classificata col suo cartellino, la mappa delle mura di lucca con gli indici di purezza atmosferica ricavati dalle specie ritrovate sugli alberi e mi sono commossa un po’ con i sorrisi di queste ragazzine, neanche avessi avuto cent’anni più di loro, bimbe della mia vecchia scuola, che mi facevano vedere le piante che avevano seminato in agar e che poi avevano trapiantato.
“prendo questo basilico in provetta, siete state bravissime”.