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Cronaca di un pestaggio politicamente scorretto

Creato il 01 febbraio 2011 da Frankezze

Cronaca di un pestaggio politicamente scorretto
Mia moglie è abbonata alla rivista “Cacare il cazzo”. È una roba per femmine spaccapalle di sinistra, piena di ecologia, rivendicazioni e consigli su come non lavarsi le ascelle per settimane e andare lo stesso in giro a testa alta. È mensile, per fortuna. Ieri mi ha tenuto mezz’ora per spiegarmi dove si buttano i cartoni del latte. Volete saperlo anche voi? A Milano nei contenitori per tetrapak settore latte, a Roma nella carta, a Napoli te li vengono a raccogliere a domicilio certe zoccole di 80 centimetri con la pettorina del Comune.

Ogni volta che mi avvicino a quel maledetto cestino della spazzatura (cestino? Sono 12!) mi vengono i brividi, se sono localizzato nei radar della stronza (mia moglie: ciao Marisa, ndr). I noccioli delle olive di qua, le bottiglie di là, i limoni in quell’altro, le siringhe usate con le siringhe usate… (e le ricette false nell’organico, se no mi beccano).

Il mio amico Bruto Terracina fa il finanziere. Bruto è sempre pronto alla comprensione del tuo reato se tu comprendi che 20 euro per lui sono pochi ma che 50 a Bruto possono pure bastare. Bruto è cresciuto nella convinzione che gli interni della macchina che un uomo fatto finito e fedifrago possiede devono essere sempre puliti come il culo di un bambino della pubblicità. “Il tappetino è il tempio della mia anima” gli ho sentito dire. Ma ha trovato ruoli importanti anche per i braccioli in pelle, il cruscotto e il posacenere. Inutile dire che, fuori dalla sua auto, Bruto non vede la necessità di non sporcare. Dal finestrino, quando viaggiamo, partono mozziconi di sigarette, bucce di banana, bicchieri di carta, alluminio avvolgi-panini, dossier secretati e caccole all’uranio impoverito (Bruto è andato a esportare la democrazia in Kosovo e in Afghanistan sottoforma di munizioni a grappolo).

Quando nella Jeep Chrysler di Bruto (9 barili di greggio/km) sale anche quella squartascroti di mia moglie, a nulla valgono le elegantissime minacce di morte preventive che le rivolge il Terracina, sensibilissimo alla questione delle pari opportunità. La logoramaroni trova il modo per sindacare ogni gesto contro la dignità umana e l’ambiente Bruto compia lungo il tragitto.

La più brutta fu quella volta che Bruto aveva caricato due bidoni di percolato nel portabagagli per andare a sversarli nell’orto dell’ospizio di sua madre. Furono 12 km da incubo. Al sesto mia moglie con uno slancio plastico fuori dal finestrino ha respinto un mozzicone di MS che il Terracina aveva appena schiccherato fuori. Il mio amico, ufficiale della Finanza ma soprattutto gentiluomo, ferma l’auto, la prende per i capelli, la fa inginocchiare e inizia a percuoterla con l’elenco del telefono di Città del Messico (glielo aveva dato un suo amico narcos). Dopo una ventina di minuti mi sono sentito in dovere di intervenire: “Dài, Brutino, alla fine quella poltiglia è mia moglie, non sei carino…”. Lui, da buon amico, si è fermato sull’orlo del massacro, anche perché sa benissimo che al cimitero di Giugliano per ottenere un loculo ci vuole uno zio cardinale, e io ho solo un cugino pedofilo.


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