Barcellona - Gianni Ricci per il Simplicissimus
La prima volta che misi piede in Spagna fu nel 1969.
Superata la maturità partimmo un mio amico ed io, in macchina, per venire a passare le vacanze ad Ibiza. Ci fermammo a Barcelona una settimana perché non c’era posto sul ferry, Poi finalmente sbarcammo nell’isola dei nostri sogni.
Mi colpì , nonostante ci fosse ancora Franco, la modernità di Barcellona e la libertà di costumi che regnava in Ibiza. Anni dopo capii che la Cataluña is not Spain e che la prossimità con la Francia ed il carattere inpendentista dei suoi abitanti, ne avevano fatto un posto diverso dal resto del paese e che la libertà e la spregiudicatezza che avevo notato e goduto a Ibiza, faceva parte di un piano ideato dal ministro Fraga, padre fondatore dell’ odierno Partido Popular, per promuovere la Spagna a livello turístico.
Ci sono tornato per lavoro nel 1990 a Barcellona, prima di stabilirmici definitivamente e la cosa che più mi colpì fu la quantità di banche che c’erano.
Banche e sportelli automatici,uno dietro l’altro.
Ho pensato che doveva essere un paese molto ricco per avere così tante banche.
Sono passati gli anni ed ora le Banche sono tra i principali imputati di questa crisi.
Quando “se hataban los perros con langonizas” che tradotto letteralmente, significa quando legavamo i cani con le salsicce, ossia quando le cose andavano bene in Spagna il mercato che tirava di più era quello immobiliare: palazzine , ville in urbanizzazioni, seconde case al mare , in montagna, in parchi attrezzati con campi da golf, era un fiorire di gru e di cantieri ovunque. A Barcellona le Olimpiadi del ’92 hanno stabilito un prima ed un dopo. Le Banche finanziavano tutto e tutti allegramente, Troppo allegramente, si è visto.
Ê notizia di oggi che il governo si prepara a varare una nuova tassa sui depositi bancari. Nonostante che, dopo quello che sta succedendo a Cipro , sia il Ministro dell’ Economia, sia il Ministro dell’ Industria, abbiano giurato e spergiurato che qui i depositi dei cittadini non saranno toccati.
La verità è che nessuno gli crede e che come ho sentito dire ieri mattina in un bar del Raval, nel cuore di Barcellona, “el dinero siempre gana”.