In occasione dell'uscita di Contro Steve Jobs di Evgeny Morozov, libro presentato oggi al Festival del giornalismo di Perugia, la casa editrice Codice edizione ha creato un blog in cui ha raccolto dieci dichiarazioni #pro e dieci #contro il leader della Apple scomparso in pompa magna lo scorso ottobre. Tra gli interventi #contro, ripresi da articoli o estratti di libri pubblicati nel corso degli anni, c'è un intervento di Claudio Cerasa sul Foglio (ebbene sì, quel giornale...) che cita lo studio di due professori della Texas University sul potere messianico e pseudo-religioso della Apple. Tra gli elementi a favore della tesi secondo cui «l’universo della Mela morsicchiata sia oggi percepito come una nuova forma di culto condiviso», ci sono il luogo umile dei natali (il garage di una casa di Cupertino), l’idea che alla guida di una comunità di fedeli vi sia un leader passato attraversato momenti difficili (il miracoloso ritorno a Cupertino di Jobs è paragonabile alla resurrezione di Gesù) e infine la presenza costante di un nemico da combattere (l’Ibm, la Microsoft, Google), «presentato come fosse davvero quel simbolo delle forze del Demonio contro cui combattono coraggiosamente gli angioletti della Apple». Per quanto quest'ultimo punto mi sembri un po' deboluccio, la presenza di una simbologia religiosa legata al capitalismo è piuttosto illuminante. Scontata, ma decisiva. Così tanto che, ho pensato, non si applica alla sola industria della tecnologia, con la sua fede spacciata per affezione collettiva, ma anche ad altri settori, in particolare allo spettacolo e a tutto ciò che spettacolo diventa per via della consapevolezza, anche in questo caso collettiva, di essere costantemente osservati da un obiettivo. Ad esempio, ho pensato, l'immagine di Mourinho inginocchiato durante i rigori tra Real e Bayern è una cosa mai vista: ma nemmeno uno adorato come Mourinho - almeno tra gli allenatori - si è mai visto. E la sua adorazione, da ieri, ha acquisito qualcosa di religioso. E nemmeno le lacrime della Fornero durante la conferenza stampa del governo, se è per questo, si erano mai viste: quel primo piano patetico e paradossalmente sincero sembrava il volto di una Madonna sofferente. E chissà che anche questo governo, con il valore salvifico di cui è stato investito, abbia inconsapevolmente puntato su questo desiderio sempre collettivo di religione secolarizzata, tecnologicizzata, da ieri sera anche numberonizzata.
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In occasione dell'uscita di Contro Steve Jobs di Evgeny Morozov, libro presentato oggi al Festival del giornalismo di Perugia, la casa editrice Codice edizione ha creato un blog in cui ha raccolto dieci dichiarazioni #pro e dieci #contro il leader della Apple scomparso in pompa magna lo scorso ottobre. Tra gli interventi #contro, ripresi da articoli o estratti di libri pubblicati nel corso degli anni, c'è un intervento di Claudio Cerasa sul Foglio (ebbene sì, quel giornale...) che cita lo studio di due professori della Texas University sul potere messianico e pseudo-religioso della Apple. Tra gli elementi a favore della tesi secondo cui «l’universo della Mela morsicchiata sia oggi percepito come una nuova forma di culto condiviso», ci sono il luogo umile dei natali (il garage di una casa di Cupertino), l’idea che alla guida di una comunità di fedeli vi sia un leader passato attraversato momenti difficili (il miracoloso ritorno a Cupertino di Jobs è paragonabile alla resurrezione di Gesù) e infine la presenza costante di un nemico da combattere (l’Ibm, la Microsoft, Google), «presentato come fosse davvero quel simbolo delle forze del Demonio contro cui combattono coraggiosamente gli angioletti della Apple». Per quanto quest'ultimo punto mi sembri un po' deboluccio, la presenza di una simbologia religiosa legata al capitalismo è piuttosto illuminante. Scontata, ma decisiva. Così tanto che, ho pensato, non si applica alla sola industria della tecnologia, con la sua fede spacciata per affezione collettiva, ma anche ad altri settori, in particolare allo spettacolo e a tutto ciò che spettacolo diventa per via della consapevolezza, anche in questo caso collettiva, di essere costantemente osservati da un obiettivo. Ad esempio, ho pensato, l'immagine di Mourinho inginocchiato durante i rigori tra Real e Bayern è una cosa mai vista: ma nemmeno uno adorato come Mourinho - almeno tra gli allenatori - si è mai visto. E la sua adorazione, da ieri, ha acquisito qualcosa di religioso. E nemmeno le lacrime della Fornero durante la conferenza stampa del governo, se è per questo, si erano mai viste: quel primo piano patetico e paradossalmente sincero sembrava il volto di una Madonna sofferente. E chissà che anche questo governo, con il valore salvifico di cui è stato investito, abbia inconsapevolmente puntato su questo desiderio sempre collettivo di religione secolarizzata, tecnologicizzata, da ieri sera anche numberonizzata.
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