ROMA – Cure mediche, da giovedì 5 Dicembre si potranno scegliere anche ospedali oltre il confine nei 28 Paesi dell’Ue.
Come si legge su La Stampa infatti, e entro il 4 Dicembre prossimo dovrebbe approdare al Consiglio dei Ministri il decreto del ministero della salute di attuazione della direttiva europea, che avvia la Schengen sanitaria.
Perché il decreto ottenga però il via libera della Conferenza Stato-Regioni e delle Commissioni parlamentari competenti, e potersi ufficialmente curare negli ospedali di tutti i Paesi Europei, bisognerà attendere ancora uno o due mesi. Il ministro della salute, Beatrice Lorenzin, ha dichiarato:
«Per la prima volta abbiamo una direttiva che non parla di circolazione di merci e monete ma di europeizzazione del sistema di welfare. Certo, in questo momento dobbiamo anche garantire un uso appropriato delle risorse per evitare sprechi, ma abbiamo molte eccellenze sanitarie per vincere questa sfida»
CURARSI ALL’ESTERO, ECCO COME FARE:
Scrive Paolo Russo su La Stampa:
“Prima di tutto occorre presentare richiesta di autorizzazione alla propria Asl, che entro 10 giorni risponde. Per la richiesta esistono moduli forniti dalla stessa Asl, nei quali bisogna indicare la prestazione sanitaria richiesta e il luogo di cura. Saltato il primo ostacolo si presenta, sempre alla Asl, la vera domanda, che deve avere risposta entro 30 giorni, 15 nei casi urgenti. L’autorizzazione preventiva è richiesta nei casi di ricovero, per «l’utilizzo di infrastrutture sanitarie e apparecchiature mediche altamente specializzate e costose» e quando le cure comportino un particolare rischio per il paziente. L’autorizzazione non può essere rifiutata quando non si è in grado di assicurare l’assistenza in patria «entro un termine giustificabile dal punto di vista clinico», e questo anche in rapporto all’intensità del dolore della malattia. Le cure transfrontaliere comprendono la telemedicina”
CURE OLTRE CONFINE, IN QUALI CASI NON VENGONO ACCOLTE:
“Tanto per cominciare l’assistenza oltre confine non sarà autorizzata per «servizi assistenziali di lunga durata», trapianti d’organo, vaccinazioni. Poi, le prestazioni dovranno essere erogate da strutture pubbliche o che lavorano per il pubblico. Se si va in clinica privata, quindi, niente rimborsi. Il veto verrà posto anche se a giudizio della Asl l’ospedale o il medico stranieri destino «gravi e specifiche preoccupazioni rispetto agli standard di qualità dell’assistenza e alla sicurezza del paziente». Per valutare questi rischi negli Stati membri verranno individuati indicatori per misurare le performance di reparti ospedalieri e singoli medici. Una struttura tutta da inventare”.
PER QUANTO RIGUARDA I COSTI, INVECE:
“I costi sono rimborsati «in misura corrispondente alle tariffe regionali vigenti», la differenza sarà a carico del paziente il quale dovrà sobbarcarsi anche i costi di viaggio, vitto e alloggio, per sé ed eventuale accompagnatore. Sarà sempre il paziente ad anticipare i costi, presentando poi domanda di rimborso all’Asl con allegati certificazione medica e fattura. Il rimborso dovrebbe arrivare entro 60 giorni. Punti di contatto ed eccellenze Per aiutare i cittadini a orientarsi in questa babele burocratica il ministero ha già istituito un «Punto di contatto» che fornirà informazioni sugli ospedali in tre lingue. Inoltre un accordo Stato-Regioni sta per definire gli indicatori dei centri di eccellenza, compresi i singoli reparti, che consentiranno agli assistiti di orientarsi dove la sanità è da 10 e lode”