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Curzio Malaparte, Cinquale e Poveruomo

Da Paolorossi

L'aspetto dei luoghi [...] va mutando a poco a poco. Il colore dell'aria è sempre quello, un'aria viva e tersa, dolce alle labbra e insieme forte come un vino acerbo. E sullo sfondo delle Apuane le chiome severe dei pini ondeggiano come nelle strofe dell'Alcione, il mormorio del vento ripete di selva in selva l'antica magia delle parole e dei numeri di cui traboccano quei versi di una felicità così rara. [...]

Talvolta Boecklin e D'Annunzio si spingevano verso il Cinquale, nel bosco che serba la sua vergine solitudine antica, ed è chiamato tuttora il Bosco del Poveruomo: un'immensa macchia selvaggia illuminata da radure improvvise. Al bosco di pioppi, di quercioli e di ontani succede la nera pineta, che dal piede delle Apuane declina verso il mare.

Faceva parte in passato del territorio degli Stati Estensi. In questa selva, anticamente paludosa e malarica, Annibale si ammalò di perniciosa e perse un occhio, ci racconta Plutarco. Ed è Annibale, senza dubbio, il Poveruomo che ha dato il nome alla selva.

Su questa riva solitaria ha per lungo tempo abitato Aldous Huxley, l'autore di "Punto contro punto", e qui veniva Lawrence a cercare nel folto il letto di erbe aromatiche di Lady Chatterly. Un'immensa pace regna sul lido battuto dalle onde stanche, sulla pineta sonora.

Chi volga le spalle alla marina di Massa e guardi verso il lontano lido di Viareggio, vede incurvarsi davanti a se, come una falce lunare, la più felice e poetica riva del Tirreno, che Byron chiamava in greco, dopo che il rogo di Shelley su spento col vino, "riva più nobile di quella d'Ilio".

I cavalli che vanno a bere all'acqua erbosa del Cinquale par che aspettino Gabriele, e lo chiamino con lunghi nitriti amorosi. E quei cavalli, questa riva, quei pini, quelle barche, quelle nuvole che si addensano tempestose sul mare, compongono una scena nobile e triste; di una bellezza severa e affettuosa, una scena che hai gia vista, e non ricordi dove né quando, che hai già negli occhi e nel cuore, e fa da sfondo nella tua memoria a uno dei momenti più felici e più puri della poesia italiana.

( Curzio Malaparte, articolo apparso sul "Corriere della Sera" il 18 novembre 1934 con il titolo "La spiaggia di Boecklin e di D'Annunzio" )

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