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D4: Dark Dreams Don’t Die – Parte 1 | Recensione

Da Videogiochi @ZGiochi
Recensione del 29/09/2014

Cover D4: Dark Dreams Don't Die

Xbox One TESTATO SU
XONE

Genere:

Sviluppatore:

Produttore: Microsoft Game Studios

Distributore: Microsoft

Lingua: Inglese (sub ITA)

Giocatori: 1

Data di uscita: 19/09/2014

VISITA LA SCHEDA DI D4: Dark Dreams Don't Die

Pro-1Il binario narrativo sembra potersi evolvere con grande spessore Contro-1Controlli impacciati e meccanici

Pro-2Personaggi e scenari molto curati Contro-2Tecnicamente molto arretrato

Pro-3Ottima longevità, considerando anche l'elevato tasso di rigiocabilità Contro-3Lasciate perdere Kinect

Partorito dalla mente di Hidetaka “Swery65″ Suehiro (Deadly Premonition) D4: Dark Dreams Don’t Die è un’avventura grafica punta e clicca esclusiva per Xbox One, rilasciata in forma episodica dallo sviluppatore nipponico Access Games. Al momento (vista la release a sorpresa) non sappiamo quanti episodi ci saranno, ma di sicuro possiamo analizzare questo primo assaggio di D4, che al momento ci offre un prologo, l’episodio 1 e l’episodio 2 a 14,99 euro.

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Ritorno al passato

Classica narrativa giapponese in questo D4, un thriller soprannaturale dalle premesse indiscutibilmente bizzarre, ma anche pieno di colpi di scena offerti da una storia che sembra promettere veramente bene per il futuro e da scenari e personaggi “raccontati” molto bene. Siamo nei panni del detective David Young, personaggio dai lunghi capelli, la barba incolta e dotato di poteri paranormali – in memoria del buon York  nel controverso Deadly Premonition, nota opera dello stesso Swery, seppur si tratti di due personaggi dall’aspetto e dall’atteggiamento completamente differenti – il nostro compito sarà quello di indagare sulla morte della moglie dello sventurato detective, avvenuta due anni prima l’incipit di questo racconto, in seguito al quale David acquista il potere di viaggiare nel tempo tramite i “Memento”, speciali oggetti che al sol tocco ci portano indietro nel passato. Qui entra in scena la lettera “D”, titolo del gioco, nonché le ultime parole menzionate dalla moglie (Peggy) in punto di morte: “Cerca D”, parole che ossessioneranno il nostro protagonista per tutto l’arco narrativo. Nonostante la trama possa far presagire dei risvolti tragico-sentimentali, abbiamo presto capito come Swery non sia proprio in grado di prendersi troppo sul serio, promettendo per tutto lo scorrere dell’avventura momenti di improbabile delirio gratuito e pacchianeria giapponese. Personaggi dai tratti indimenticabili, come la coinquilina Amanda (che vende pure abiti, cibo e altre chicche per personalizzare il nostro Young), sottomissioni e quant’altro ci ricordano come sia bene articolato questo D4, e il progredire della storia ci rende molto ottimisti sul prosieguo di questa serie.

Il titolo, lo ripetiamo, è un’avventura grafica dai risvolti particolari: si deve esplorare ogni minimo anfratto dell’ambiente e scoprire tutto il possibile su oggetti, particolari e persone. Ciò porta curiosità e si scoprirà per gradi ogni anfratto della storia; le sottomissioni sono una buona scusa per allungare la longevità di questi episodi, mentre ci ha incuriosito la scelta degli sviluppatori di inserire parametri vitali, sistemi di punteggio e una classifica online capace di stimolare i giocatori a fare sempre meglio. Sul primo lato, ben comprendendo il fattore rigiocabilità che Access Games ha voluto dare al suo titolo, ci siamo ritrovati inermi nel non poter esplorare a fondo un ambiente di gioco con una sola run, difatti ogni “scansione” che andremo ad effettuare ci porterà via preziosi punti energia, i quali una volta esauriti ci conduranno inevitabilmente al game over. Diventa perciò importante nel corso delle varie esplorazioni raccogliere cibo, bevande (anche vestiario, per il lato look) o comprarle dalla nostra venditrice/gatto/coinquilina, grazie ai vari crediti che ci verranno assegnati ad ogni oggetto speciale visionato o subquest completata. Il potere mentale di David infatti ci consente di mettere a fuoco gli oggetti interattivi, ritrovarli in un ambiente ricolmo di cose da analizzare e dunque risparmiare sui punti energia sopraccitati, a discapito di dettagli verosimilmente importanti, che saremo costretti a lasciare indietro in più di una occasione. Tutto molto velato e sinceramente un pochino fuori luogo per il genere, anche se comprendiamo appieno la volontà di aumentarne la rigiocabilità.

Non ci rende invece ottimisti per niente il sistema di controllo di D4. Se da una parte abbiamo storia, personaggi e scenari ben caratterizzati in termini di dettagli, dall’altra troviamo un sistema di controllo veramente approssimativo, meccanico e surreale per la tipologia di gioco. Si è parlato molto del risveglio di Kinect (il quale sfrutta tutto il corpo), noi dopo un’accurata prova vi diciamo invece che il sensore Microsoft si rende ancor più inutile e sconcertante, causa anche il gameplay mal studiato da Access Games: ci vorrà una fatica immane per finire con il punteggio massimo una qualsiasi scena d’azione, o anche solo spostarsi a destra e sinistra con la telecamera, raccogliere medaglie e indizi; ogni piccola azione da eseguire diverrà una punizione per il giocatore, che si troverà alle prese con un sistema mal studiato sia per Kinect che per pad, visto che pure con quest’ultimo la situazione non migliora affatto. In punto di recensione si valuta tutto, è vero che il titolo punta tutto sulla narrativa, ma imprecare senza sosta per eseguire ogni piccola azione distoglie attenzione anche dalla storia, rendendo frustante proseguire. Qui “entra in scena” Telltale Games, che seppur criticata ha reso i suoi videogame accessibili e giocabili tranquillamente da tutti; una formula di gioco semplice ed immediata sarebbe bastata, invece ci ritroviamo con un sistema di controllo anti-videogiocatore, sia vissuto che alle prime armi.

Per quanto riguarda il lato tecnico, ci troviamo di fronte all’ennesimo titolo dalla gestazione turbolenta. Trattato completamente in cel shading, questo particolare stile grafico riesce in parte a nascondere i parecchi difetti che la produzione probabilmente si porta dietro dallo sviluppo partito su console Xbox 360. Nonostante una carenza tecnica abbastanza pesante, con texture slavate e aliasing in ogni dove, il level design è buono e la caratterizzazione dei personaggi e degli ambienti risultano unici in particolari, e ci fanno dimenticare un po’ le carenze del titolo di Swery. Sul comparto audio non c’è molto da dire, la colonna sonora è apprezzabile, più o meno, a parer nostro qualche pezzo è fuori schema, ma si tratta pur sempre di un racconto scritto da un “pazzo giapponese” e così come la storia ha risvolti incomprensibili al momento, riuscendo a risultare “strana” in molti frangenti. Vi basti invece sapere che il titolo è sottotitolato completamente in italiano e doppiato interamente in inglese; come longevità, tra prologo, episodio 1 ed episodio 2 siamo sul paio d’ore circa, almeno che non vogliate finire tutto con un punteggio di sincronia perfetto, in quel caso ci potrebbe volere anche il doppio.

D4: Dark Dreams Don’t Die – Parte 1 | Recensione IN CONCLUSIONE
D4: Dark Dreams Don't Die ci riporta indietro nel tempo, per esempio prima dell'avvento degli ultimi giochi Telltale che hanno portato questa tipologia di videogame su un altro livello. Ci sarà sicuramente chi apprezzerà l'ultima fatica di Access Games, visto un buon comparto narrativo e una costruzione dei personaggi e degli scenari che entra veramente in ogni singolo dettaglio, ma i tanti difetti, legati soprattutto ai controlli, al momento ci fanno valutare D4 come un'opera di sufficiente fattura che difficilmente riuscirà anche solo a scalfire il predominio delle produzioni più recenti, anche se dispone di una buona apertura per i futuri episodi, ammesso e concesso di vederne di nuovi nel breve periodo. ZVOTO 6.5

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