Nel marasma delle informazioni che in questi giorni stanno “disboscando” intere foreste per nulla o quasi, quella di Luxottica non ha trovato molto spazio.
Ma cosa ha comunicato l’azienda di Agordo che fa capo all’ex Martinitt, Leonardo Del Vecchio?
Ha reso noto che per “celebrare il 50esimo anniversario della Società, il CdA ha approvato l’assegnazione gratuita di azioni proprie Luxottica Group a favore dei dipendenti delle Operations italiane del Gruppo”.
“L’attribuzione, il cui obiettivo – come si poteva leggere in un comunicato – è soprattutto riconoscere il fondamentale contributo dato dalle persone degli stabilimenti di Luxottica al successo della Società in questi 50 anni”, “avrà un valore complessivo di circa 7 mln e riguarderà un numero massimo complessivo di 350 mila azioni”.
Niente di chè, si potrà obiettare, per una società che ha chiuso il 2010 con un fatturato di 5.798 mln di euro (+7,1% a/a a parità di cambi) ed ha deciso di distribuire ai suoi soci un dividendo unitario di 0,44 euro (+25,7% a/a) e che nel 1° trimestre 2011 ha registrato una crescita annuale dell’utile netto del 20,6% a 114,7 mln e del fatturato del 9,2% (a cambi costanti) a 1,556 mld di euro.
Al di là del fatto che il Signor Leonardo Del Vecchio (proprio con la S maiuscola) con questa operazione ha “voluto ringraziare in maniera concreta le persone dei nostri stabilimenti per l’impegno e la passione mostrati in questi anni”
Il miliardo e mezzo, questa volta, non era il fatturato del 1° trimestre ma l’ammontare dei debiti del San Raffaele: la “creatura” di “don” Luigi Verzè, sulla quale e sul quale, non un articolo ma, libri interi si potrebbero scrivere.
Al di là del fatto che il signore (appositamente minuscolo) in questione risulta -secondo un articolo pubblicato da Il Manifesto qualche anno fa a firma della “compagna” Tiziana Maiolo- sospeso a divinis dalla Curia milanese, a far scalpore e’ l’occhiello del Corsera del 27 agosto laddove, sotto al titolo “Don Verzè al Vaticano: mi avete tagliato fuori” si puo’ leggere “lettera al nuovo Cda: vi ricordo che vi ho nominato io” dal sapore vagamente “mafioso”.
Luigi Verzè, o se preferite don Luigi Verzè, e’ stato in affari dapprima con i socialisti di Craxi (nel quale vedeva “Cristo”), poi con l’amico Berlusconi (definito “un dono di Dio all’Italia”) e piu’ recentemente con Nichi Vendola (“uno dei pochissimi italiani ad avere un fondo di santità” ha dichiarato recentemente).
Certo, alla sua età (90 anni passati), la Ferrari della quale si è spesso favoleggiato ha dovuto cederla ma l’aereo -quello stesso mezzo che era stato al centro dei suoi, e non solo suoi ma anche del vicino padrone di Milano2, per il rumore in decollo- per i suoi spostamenti e’ rimasto.Magari è “targato” Nuova Zelanda ma…in fondo che importa i meloni arrivano dalle sue piantagioni in Brasile….
Ora, in definitiva, spiace aver accostato (e ne chiedo scusa) un Signore con la S maiuscola come Leonardo Del Vecchio ad un signore con la s minuscola come il patron del San Raffaele.
Ma, vivaIddio, e’ talmente raro che qualcuno riconosca i meriti dei suoi collaboratori che quando questo succede meriterebbe piu’ spazio.
Così come meriterebbe più spazio, nella cronaca giudiziaria, il caso di Luigi Verzè (o don Luigi Verzè, come preferite).
Ma in questo secondo caso la notizia può mischiarsi con le altre: con gli scandali politico/finanziari di Penati e di Berlusconi (l’ennesimo, ma in questo caso è parte lesa), con quelle degli spread tra i titoli di stato italiani e quelli tedeschi (che tradotto vuol dire quale differenza di rendita tra i primi ed i secondi) che si amplia a livelli record, con quelle della manovra/non manovra che alla mattina viene annunciata e alla sera smentita.
Per non parlare, naturalmente, dei “poveri” calciatori che adesso tornano a giocare (guarda caso nel frattempo hanno tolto la tassa di solidarietà).
E allora, ancora una volta, grazie al Signor Leonardo Del Vecchio non tanto per il regalo ma per il significato che ha voluto significargli.
Forse che essendo partito dal nulla sa cosa vuol dire “lavorare credendo in quel che si fa?”.
Paperon De Paperoni