Da Prato alla Cumbria: Simona Merlin Chesters, La Ragazza Che Volevano Accasare

Creato il 12 aprile 2015 da Sunday @EliSundayAnne

L’ho notata tra i commenti di un’amica. Lei ha notato me. E ci siamo seguite a vicenda. Arrivi nel suo blog – tutto in inglese – e ti chiedi se sei finita nel Medioevo.
Maga molto supponente, l’About me riassume l’essenza di Simona Merlin Chesters:

Hopelessly a fighter, standing up for what I believe in, even I’m the only one standing.

Le ho chiesto di raccontarmi la sua storia d’espatrio (e d’amore): cambiare vita si può, e anche un destino che sembra già segnato. Basta volerlo, con tutta l’ostinazione che solo un’anima in gabbia può tirar fuori.

Nata più di 40 anni fa in un paesino alle porte di Prato, allora provincia di Firenze, la realtà locale toscana mi era sempre andata stretta.

Sin dall’infanzia avevo avuto le mie brave ribellioni, puntualmente punite.

Mia nonna paterna non mancava di ripetermi che le ragazze ‘perbene’ che si volevano ‘accasare’ non viaggiavano, non si mettevano troppo in mostra e non proseguivano gli studi, e mio padre faceva in modo che seguissi i consigli di sua madre.

In fondo, una laurea per pulire i fornelli a che sarebbe servita?

Ma io sapevo che il vestito che gli altri mi volevano cucire addosso non l’avrei mai indossato.

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Da ragazzina, la mia ribellione a una società patriarcale che mi voleva costruita in un certo modo non mi portò molto lontano, ma da adulta la mia scelta diventò obbligata… volevo trovare ‘casa’. Non mi ero mai sentita italiana, né parte della società per nulla.

A 14 anni, avendo completato la scuola obbligatoria, fui tolta dal percorso di studi e messa a lavorare, non per volontà mia, né per aumentare il bilancio familiare perché ero semplicemente ‘in parcheggio’, i soldi che risparmiavo dovevano solo servire a prepararmi per trovare… un marito decente!

Così mai fu, perché quei soldi finanziarono i miei corsi e i miei sogni.

Da allora, ho lavorato da part-time o full-time per circa 20 anni in Italia. Sotto sotto non riuscivo a smettere di combattere per i miei sogni, rinunciarci per me era impossibile e una tortura. Non riuscivo neppure a buttare giù l’idea che non potevo proseguire gli studi.

La mia ‘missione’ di sognatrice si rivelò impossibile in Italia.

In ben 20 anni, fui appena capace di fare un triennio delle superiori e corsi di lingue, ma tutto veniva sempre interrotto o per via del lavoro (addirittura sono stata licenziata da un datore di lavoro perché per studiare non facevo abbastanza straordinari, come se fosse obbligo!) o per via delle pressioni dei miei partners, che mai vedevano di buon occhio il fatto che mi volessi erudire.

Avevo anche studiato 6 anni di canto e pianoforte, carriera buttata nel cestino subito dopo gli studi perché senza raccomandazione e/o soldi non ti fa cantare nessuno, hai voglia ad essere la Callas rinata.

Questo è il preludio a una vita che almeno fino a 37 anni era stata di un miserevole assurdo.

Spesso amici e amiche non riuscivano a capire perché mi stavo ‘abbrutendo’. Beh, potrei condensarlo nel fatto che avevo le ali e volevo spiegarle, ma ero in gabbia da sempre.

Nel 1996 ero emigrata a Parigi per quasi un anno ma forse la paura della solitudine o di dover pensare a me stessa senza l’aiuto di nessuno mi aveva spaventato ed ero tornata in Italia. Stessa cosa poco dopo, trovo lavoro in Italia, ho il tanto agognato posto fisso.

Ma sono io che non ci incastro né nella società né nel resto, mollo lavoro fisso e me ne vado negli USA a fare l’au-pair.

Ci vivo quasi un anno, mia mamma ha un incidente e la devono operare, torno. Finisco per rimanere in Italia, ma dopo anni di contratti precari, la recessione arriva e…. L’ultimo contratto precario viene chiuso.

Ho 36 anni a questo punto e praticamente per i datori di lavoro italiani è come se avessi già un piede nella fossa, ho quasi paura che vengano a casa a prendermi le misure per la bara. Mi riqualifico come pizzaiola ed esperta in pasta e panetteria, ma nulla, 200mila curriculum e niente colloqui.

Come donna della mia età è come se fossi un dinosauro, nessuno mi vuole

Prendo la decisione di andarmene e stavolta con la precisa intenzione di non tornare mai più. Vendo tutto (auto, casa che avevo con l’ex, vestiti, roba di valore, ecc.) e parto per la Nuova Zelanda, in cerca di sponsorizzazione per un visto. Cosa che non ottengo e decido di lasciare la nazione e tornare in Europa.

Trovo lavoro in Scozia

Arrivo in un paesino del Perthshire circa 6 anni fa, con solo 200 sterline in tasca.

Da lì in poi è un processo continuo di trovare lavoro e spostarsi dove il lavoro c’è. Praticamente ho quasi girato tutta la Scozia nei trasferimenti, incluso le Highlands.

Intanto, scopro che la Scozia ha un sistema scolastico molto vantaggioso per gli studenti (fino alla laurea specialistica puoi studiare gratis, se sei residente) e io cullo il desiderio di prendermi una laurea. Finisco le superiori in Scozia e vengo ammessa in un università scozzese nella facoltà di Storia ed Archeologia, uno dei miei sogni. Allo stesso tempo faccio un corso di chef per cui ottengo la borsa di studio e prendo il diploma.

Finisco per lavorare come chef in una coffee room, ma non per molto, perché in tutto questo intrecciarsi di lavori e studi, avevo anche conosciuto un ragazzo scozzese che adesso è mio marito da 3 anni.

Dalla Scozia mi trasferisco in Inghilterra

Mi trasferisco nella contea Cumbria, nel 2013 con mio marito perché lui cambia lavoro. Io vengo accettata all’università di Leicester nel corso di Archeologia Classica e Storia Antica e rimango attiva nel volontariato locale, sia nella comunità che negli scavi archeologici (qui siamo vicini al Vallo di Adriano e ci sono vari scavi di forti romani).

E non lavoro, perché mio marito è molto felice di farmi realizzare i miei sogni e di lasciami studiare.

Direi che più che essere ‘Too happy to be homesick’, sono sulla linea del ‘Home is where your heart is’.

Per quanto mi riguarda io sono già a casa da sei anni e non lo ero per gli altri 37

“Il vostro tempo è limitato, per cui non lo sprecate vivendo la vita di qualcun altro. Non fatevi intrappolare dai dogmi, che vuol dire vivere seguendo i risultati del pensiero di altre persone. Non lasciate che il rumore delle opinioni altrui offuschi la vostra voce interiore. E, cosa più importante di tutte,

Abbiate il coraggio di seguire il vostro cuore e la vostra intuizione.

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In qualche modo loro sanno che cosa volete realmente diventare.

Tutto il resto è secondario.” – Steve Jobs

Simona Merlin Chesters

BLOG  www.smerlinchesters.co.uk


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