Probabilmente ci arrivo un po’ tardi, ma ormai trovo un po’ limitante, quasi fuorviante, e troppo inflazionato il “2.0″ (e poi, come dice il buon Gaber, “quando è moda è moda “….).
Così, dopo 3 anni di Salute 2.0 faccio punto e a capo e… ricomincio da tre: persone, tecnologia e salute, cercando di affinare la difficile arte di parlare “semplice”, con un approccio più pragmatico, disincantato e propositivo, ma anche – spero – diretto e personale.
Sento in giro – tra addetti ai lavori e convegni – ancora troppa enfasi, anche implicita, verso le “magnifiche sorti e progressive” della social-sanità digitale. Personalmente invece mi sembra ormai piuttosto evidente che coniugare migliore salute dei cittadini e sostenibilità del sistema richiede un cambio di paradigma e un profondo cambiamento a tutti i livelli che, per quanto sia (probabilmente) realizzabile dal punto di vista tecnico è tutt’altro che scontato che avvenga… in tempo.
Al di là dei fatti di cronaca, i dati globali sulle malattie croniche e degenerative, sull’invecchiamento, sulla non autosufficienza e sulla disabilità, sul disagio psichico ma anche sul grado di benessere, felicità, fiducia e solidarietà sociale evidenziano che sulla equità, appropriatezza e sostenibiltà del complesso Sistema Salute c’è molto da dire, ma più ancora da fare.
Penso che la Rete possa influire e incidere sui vari processi sociali, organizzativi, ecc. ma le persone cambiano molto più lentamente della tecnologia e mentre questa promette di riuscire a gestire con rendimenti ancora positivi l’aumento di complessità del sistema, i “legami deboli” delle relazioni digitali mi pare stentino a far fronte all’aumento della complessità e a generare sufficiente innovazione “dal basso”.
Al di là dei termini e delle tendenze più o meno “di moda” – medicina partecipata, empowerment del cittadino-paziente, innovazione aperta, community online, social business, ecc. – si tratta di sperimentare con concretezza, coraggio e creatività nuove modalità di coinvolgere le persone a rispondere – con partecipazione e lungimiranza – ai (veri) bisogni di salute e di senso della nostra società.
Personalmente dunque, nel condividendere per quanto possibile questa visione e consapevolezza, intendo lavorare maggiormente con le persone, nelle imprese e nelle organizzazioni, sul fronte della ricerca-azione, della consulenza e del tutoraggio-formazione, perchè la “leva della tecnologia”, digitale e non, sia davvero un (potente) mezzo/strumento per (ri)innovare il Sistema Salute.