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La Decrescita in Medicina

Creato il 16 ottobre 2011 da Dtosello

Guest post di Jean-Louis Aillon*

mdf_logo.pngI tempi sono maturi per avviare una riflessione riguardanti la Decrescita e la Salute. A questo proposito è nato all’interno di MDF (Movimento per la Decrescita Felice) il gruppo tematico “Decrescita e salute”. Questo gruppo rientra nel campo più esteso degli “stili di vita”. (…)

PRINCIPI BASILARI DELLA “DECRESCITA IN MEDICINA”

Vorrei delineare brevemente attraverso questo modesto documento che cosa il Movimento per la Decrescita Felice intende grossomodo per “Decrescita in medicina” e proporre una serie di principi di base che facciano da filo guida per una discussione aperta su questo tema . Questo argomento è infatti ancora ad una fase embrionale e il seguente scritto non vuole altro che essere una pennellata su di un quadro che vi invitiamo a terminare insieme a noi.
Non starò in questa sede a delineare accuratamente cos’è la Decrescita e come questo modello si potrebbe armonizzare in linea teorica nel contesto della medicina. Farò solo qualche accenno al concetto di decrescita per chi magari vi si avvicina ora per la prima volta, per poi delineare subito le possibili conseguenze pratiche di questa analisi svolta nel campo della sanità.

Potremmo riassumere brevemente il pensiero della decrescita in queste due citazioni di Serge Latouche e di Maurizio Pallante.

Decrescita è una parola d’ordine che significa abbandonare radicalmente l’obiettivo della crescita per la crescita, un obiettivo il cui motore non è altro che la ricerca del profitto da parte dei detentori del capitale e le cui conseguenze sono disastrose per l’ambiente. A rigor del vero, più che di decrescita, bisognerebbe parlare di a-crescita, utilizzando la stessa radice di a-teismo, poichè si tratta di abbandonare la fede e la religione della crescita, del progresso e dello sviluppo.
Non soltanto la società è ridotta a mero strumento e mezzo della meccanica produttiva, ma l’uomo stesso tende a diventare lo scarto di un sistema che punta a renderlo inutile e a farne a meno…. L’obiettivo della decrescita è una società in cui si vivrà meglio lavorando e consumando di meno
“.

Si può dare una definizione della decrescita come riduzione della produzione e del consumo di merci che non sono beni e come aumento della produzione e dell’uso di beni che non sono merci” e una rilocalizzazione nell’acquisto di quei beni che non possono che essere acquisiti sotto forma di merci.
“Poiché da alcune generazioni siamo abituati a comprare tutto ciò di cui abbiamo bisogno, o di cui siamo stati convinti di aver bisogno, noi abitanti dei paesi occidentali tendiamo a identificare il significato della parola beni col significato della parola merci. In realtà le due parole esprimono due concetti diversi: i beni sono oggetti o servizi che soddisfano un bisogno o un desiderio, mentre le merci sono oggetti o servizi che si comprano, che si ottengono in cambio di denaro. Ma non tutti i beni devono essere comprati, né tutte le merci soddisfano un bisogno. In altre parole, ci sono beni che non sono merci e merci che non sono beni. Ma ci sono anche beni che si possono ottenere solo sotto forma di merci, che si possono solo comprare, e beni che invece non si possono ottenere sotto forma di merci, che non si possono comprare…” .

Tutto ciò da un punto di vista globale non può che essere attuato attraverso un cambiamento radicale del nostro paradigma culturale che si ripercuota poi inevitabilmente sui nostri stili di vita, sull’uso che facciamo della tecnologia e nel campo della politica.

Applicare il pensiero della decrescita alla medicina significa immergerla in quest’humus, in questo nuovo mondo che i due pensatori della decrescita ci fanno intravedere. Significa scrutarla con diverse lenti e trarne le debite conclusioni. Significa, a mio avviso, svincolare la medicina dalle influenze che nel corso dei secoli le ha apportato un sistema economico basato esclusivamente sulla crescita del pil (e non sul perseguimento del ben vivere dell’umanità); affrancarla da una visione miope della scienza e del progresso (“materialista, meccanicistica, biecamente riduzionista e non olistica) la quale ha fatto dell’uomo un oggetto di studio come gli altri, trascurandone le varie dimensioni essenziali (non materiali), la sua unitarietà e la sua complessità (soprattutto a livello emotivo). La decrescita, come in economia, si propone di riorientare la medicina secondo un carattere prettamente qualitativo (e non quantitativo), riportando l’unicità della persona al centro del processo medico e promuovendo tutte quelle pratiche che mirino al reale benessere psico-fisico e sociale dell’essere umano, inteso nella sua globalità (abbandonando tutte quelle pratiche che invece perseguono interessi diversi). Inoltre in antitesi con l’approccio scientifico/positivistico “la medicina della decrescita” non contrappone l’uomo alla natura attraverso una logica di dominio e di controllo assoluto, ma vede l’uomo come parte della natura stessa, in armonia con essa e promuove un concetto di salute che non può prescindere dalla cura e dal rispetto dell’ambiente circostante.
Parlare di decrescita non è una questione “di nicchia”, ma significa rivolgersi ad un pubblico ampio, andando ad evidenziare dei comportamenti generali che possono essere migliorati. Per fare questo nel campo medico è necessario, a mio avviso, parlare inizialmente di argomenti le cui valenze scientifiche siano riconosciute unanimemente dalla comunità scientifica ed evitare di appellarsi alla decrescita enfatizzando in maniera eccessiva il ruolo di alcune medicine alternative e complementari (o di altre tecniche) la cui efficacia non sia ancora stata scientificamente comprovata (soprattutto quando proposte in sostituzione delle terapie tradizionali per la cura di patologie altamente invalidanti). Si rischia così infatti di rivolgersi ad un pubblico selezionato, per altro già sensibile a questi argomenti, e di non arrivare a coinvolgere la popolazione e la classe medica in generale.
Come non si può iniziare a parlare di decrescita sostenendo che bisognerebbe andare tutti a vivere
in ecovillaggi sperduti fra le montagne autocostruendosi la casa e autoproducendo tutto quello di
cui si ha bisogno, cosi in ambito medico non bisogna presentare la decrescita con ragionamenti che
possono parere estremisti. Il discorso su argomenti più controversi, il quale non è peraltro di secondaria importanza, potrà essere portato avanti in un periodo successivo. Penso inoltre che, laddove vengano messe in discussione delle pratiche consolidate, debba essere riportata una seria documentazione scientifica a riguardo.

Vi sono molti temi di carattere generale (su cui vi è un consenso internazionale) che possono essere affrontati con questo metodo, nell’ottica della decrescita.

Ne propongo qui alcuni:
1. STILI DI VITA, PREVENZIONE E PROMOZIONE DELLA SALUTE:

  • Promuovere stili di vita che non solo prevengano le malattie, ma che promuovano la salute, intesa come benessere psico-fisico e sociale (definizione OMS).
  • Sottolineare l’importanza del cambiamento degli stili di vita nella prevenzione primaria (modificando lo stile di vita evito che mi venga la malattia), secondaria (curo la malattia cambiando stile di vita) e terziaria (adottando uno stile di vita differente modifico l’impatto che la malattia ha su di me). Si potrebbe parlare per esempio dell’importanza e dell’efficacia della dieta e dell’attività fisica (anche paragonate alle medicine) sia nella prevenzione che nella cura iniziale del diabete di tipo 2 e della sindrome metabolica.

2. APPROCCIO OLISTICO AL PAZIENTE

  • Necessità di coniugare il riduzionismo materialista tipico della medicina occidentale con un approccio di tipo olistico, ovvero una visione del paziente non come di una macchina fatta di tante cellule, organi, apparati, ma come PERSONA, unica e unitaria, in cui mente e corpo non sono che due facce della stessa medaglia, in un rapporto continuo e dinamico con l’ambiente circostante . E’ necessario in quest’ottica inoltre non trascurare le varie dimensioni del paziente che trascendono prettamente da quella più biologica (individuale, sociale, culturale, psicologica, spirituale etc.).
  • Promuovere la validazione empirica “evidence-based” di tutte le medicine alternative e complementari che adottano un modello di tipo olistico, il che permetterebbe la loro pratica nel Servizio Sanitario Nazionale (come per esempio è accaduto per l’agopuntura).

3. ”CONSUMISMO FARMACEUTICO”/ APPROPRIATEZZA PRESCRITTIVA
Consumiamo un sacco di farmaci inutili (es. antibiotici, antiinfiammatori etc..), un sacco di analisi
inutili (come nel caso di alcuni “marker tumorali” come il PSA), screening inefficaci che non modificano il decorso della patologia ma anticipano solo la diagnosi. Un farmaco inutile è una merce, ma non un bene. Aumenta il PIL, ma è potenzialmente dannoso per il nostro organismo. Farne a meno porta a quella che noi definiamo “La decrescita felice”.

4. INFLUENZA DELLE GRANDI CASE FARMACEUTICHE su ricerca, terapia, linee guida etc..
Questo tema è alla base del “consumismo farmaceutico”. Basti pensare che le case farmaceutiche investono 2/3 dei loro bilanci nel marketing e solo 1/3 nella sperimentazione di nuovi farmaci. La ricerca ci dice quali sono i farmaci più efficaci. Che bisogno abbiamo allora che venga fatta loro pubblicità?

5. STRESS, STILE DI VITA MODERNO in relazione alla diminuzione della nostra qualità di vita e ad alcune PATOLOGIE PSICHIATRICHE.

  • Nei paesi occidentali la depressione maggiore sarà nel 2030 la principale causa di disagio (“disease burden”) legata ad una malattia . Durante il periodo del boom economico negli Stati Uniti, fra il 1950 e il 1990, i suicidi nella popolazione giovanile sono triplicati , ma potremmo parlare dell’anoressia e di tante altre malattie o disagi. Sarà tutto ciò legato ad una perversa casualità o è in parte causato dalla deriva culturale della nostra società che ha sacrificato il ben-vivere sul’altare della produttività economica?
  • In alcune patologie è dimostrato che la PSICOTERAPIA ha efficacia pari ai farmaci (per esempio nella Depressione lieve e nel Disturbo Ossessivo Compulsivo ). Perché allora in alcuni ambienti psichiatrici si continua a fornire principalmente solo il trattamento farmacologico?

6. DISEASE MONGERING (COMMERCIALIZZAZIONE DELLE MALATTIE)
Sotto l’influenza delle multinazionali del farmaco stiamo assistendo alla creazione di nuove malattie (es. il deficit di attenzione con iperattività), alla medicalizzazione di normali eventi della vita (come la gravidanza, la vecchiaia) e all’allargamento dei confini dei valori anormali (es. i valori pressori e i valori di colesterolo sempre più bassi) . E’ necessario invertire questa tendenza attraverso un movimento di protesta dal basso che non può che coinvolgere in primis la classe medica.

7. RIBALTAMENTO DEL CONCETTO DI IGIENE

  • Igiene significa attuare norme per la prevenzione delle infezioni. Lavarsi le mani prima di mangiare è igienico, farsi la doccia due volte a giorno non è igienico in quanto si indebolisce il film idrolipidico della nostra cute, che è proprio quello che ci protegge dalle infezioni.
  • Correlazione fra l’aumento delle allergie nei paesi occidentali e la diminuzione del contatto con antigeni virali a causa dell’eccessiva “igiene” in cui vengono mantenuti i bambini fin da piccoli .

8. AMBIENTE/INQUINAMENTO:
Impegno ad applicare l’articolo 5 del codice di deontologia medica. Porre attenzione alle ricadute sanitarie delle esternalizzazione negative dello sviluppo economico (inquinamento di aria, acqua, terra). Es. gli inceneritori, i pesticidi, gli OGM, tutte le fonti emissive di particolato etc…

9. TABOO DELLA MORTE
Sottolineare l’importanza della QUALITÀ DI VITA e non necessariamente della quantità di vita.

10. ASSISTENZA ALL’ANZIANO
Promuovere l’assistenza all’anziano da parte dei familiari in casa propria (quando possibile) rispetto al “parcheggiarlo” in una casa di riposo.

11. APPROCCIO AL DOLORE
Promuovere la concezione che la sofferenza, la malattia (quando sono lievi) e il dolore (acuto) siano normali esperienza della vita, spesso propedeutiche alla gioia o ad un qualche cambiamento e non necessariamente qualcosa di avulso dalla nostra vita che è necessario sempre eliminare appena insorto ed ad ogni costo.

12. ORGANIZZAZIONE SANITARIA
Organizzare l’ospedale improntandolo all’efficienza energetica e alla riduzione degli sprechi sia di risorse fisiche (es. raccolta differenziata) che di risorse umane (un efficace lavoro di equipe che riconosce e cura un problema in maniera ottimale sul nascere porta ad una decrescita dell’utilizzo di risorse umane e quindi economiche).
Organizzare ambulatori e visite mediche in modo che ogni medico possa dedicare il tempo necessario per un approccio “umano” al paziente.

(…)
NON SOLO TEORIA: IL PROGETTO “MEDICI PER LA DECRESCITA”

Spesso dopo la lettura di un libro o di un trafiletto del genere sorge spontanea la domanda: “Bene, verissimo… E adesso io che faccio?” Per evitare che questa domanda faccia eco a se stessa e si perda nel vuoto che usualmente la segue, abbiamo deciso di concretizzare questo discorso attraverso il progetto “Medici per la Decrescita”.
Similmente a quanto è stato fatto per l’iniziativa “i locali della decrescita” (http://decrescitafelice.it/content/i-locali-della-decrescita-felice) proponiamo 10 principi (basati sul documento precedente) a cui ogni buon medico ”decrescente” dovrebbe ispirarsi. A chi sottoscrive l’impegno a rispettare almeno 9 di questi criteri forniremo una vetrofania (da apporre alla porta dello studio) e una spilla con iscritto “medico per la decrescita”. Ogni medico sarà inoltre inserito in una lista online di ”Medici per la Decrescita” che sarà pubblicata sul sito nazionale di MDF.
Tutti i soggetti coinvolti in questo progetto ne beneficeranno: i pazienti avranno un utile strumento per scegliere con maggiore consapevolezza i medici a cui si rivolgono, mentre il medico avrà un vantaggio per quanto riguarda la sua immagine, contribuendo inoltre a diffondere il pensiero della decrescita felice fra medici e pazienti.

I criteri del “medico per la Decrescita”:

  1. Concordo sul fatto che l’odierno sistema economico, basato su una continua crescita del PIL, sia insostenibile da un punto di vista ambientale, economico, sociale e psicologico. Credo che la decrescita sia la migliore via di uscita all’inevitabile crisi epocale a cui altrimenti andremo incontro.
  2. Privilegio la prevenzione delle malattie e la promozione di un reale benessere psico-fisico e sociale incoraggiando le persone ad assumere stili di vita “decrescenti”.
  3. Cerco di utilizzare i farmaci in maniera appropriata e solo quando sono necessari (es. no abuso di antibiotici, antiinfiammatori, antidepressivi etc..), privilegiando quando possibile i cambiamenti dello stile di vita nell’ottica della decrescita (es attività fisica nel diabete tipo 2 o in ipercolesterolemia).
  4. Mi impegno a non medicalizzare eccessivamente alcuni normali eventi della vita (es. gravidanza, vecchiaia, menopausa, calvizie, disturbi psicologici reattivi etc.) e a non trattare farmacologicamente, laddove non necessario, alcune malattie create ad hoc sotto la pressione delle multinazionali farmaceutiche (es ADHD).
  5. Non eseguo inutili esami che portano solo al rischio di aumentare i falsi positivi (es. esami del sangue di routine, markers tumorali come il PSA, inutili esami strumentali, screening inefficaci etc..)
  6. Privilegio un approccio olistico al paziente, visto nella sua interezza e nella sua complessità ed in continua relazione con il mondo circostante da un punto di vista biologico, psicologico, socio-relazionale, culturale e spirituale.
  7. Ritengo fondamentale prendersi cura del paziente rispetto al curare la malattia, discutendo insieme al paziente un progetto terapeutico che non ha come unico obiettivo la quantità di vita, ma che pone l’accento anche sulla qualità di vita.
  8. Privilegio quando possibile il lavoro in equipe, confrontandomi, cooperando attivamente e in maniera paritaria con le varie figure professionali coinvolte nella cura del paziente, puntando così ad una crescita continua sia delle proprie conoscenze che delle relazioni interpersonali.
  9. Mi impegno a seguire e a mettere in pratica l’articolo 5 del codice di deontologia medica, riguardante l’educazione alla salute e i rapporti con l’ambiente, seguendo le linee guida fornite dal pensiero della decrescita. “Il medico è tenuto a considerare l’ambiente nel quale l’uomo vive e lavora quale fondamentale determinante della salute dei cittadini. A tal fine il medico è tenuto a promuovere una cultura civile tesa all’utilizzo appropriato delle risorse naturali, anche allo scopo di garantire alle future generazioni la fruizione di un ambiente vivibile. Il medico favorisce e partecipa alle iniziative di prevenzione, di tutela della salute nei luoghi di lavoro e di promozione della salute individuale e collettiva .”
  10. Criterio opzionale (diritto alla spilla e alla vetrofania color oro): Non accetto nessun tipo di regalo dagli informatori farmaceutici al fine di tutelare la mia indipendenza nei confronti delle multinazionali del farmaco. Aderisco all’iniziativa “No grazie, pago io” (http://www.nograziepagoio.it/).

*Jean-Louis Aillon è un medico e frequenta attualmente la scuola di specializzazione in psicoterapia dinamica SAIGA a Torino (indirizzo adleriano).
Fa parte del direttivo nazionale di MDF (Referente del gruppo tematico “Decrescita e Salute”, del sottogruppo tematico “Decrescita in medicina” e del progetto “Medici per la Decrescita”). E’ presidente del circolo MDF di Torino (www.mdftorino.it) e del Comitato Rifiuti Zero Valle d’Aosta (http://rifiutizerovda.altervista.org/).
Info: [email protected]

L‘articolo integrale con le note e i documenti correlati: http://decrescitafelice.it/content/la-decrescita-medicina

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