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Da uomo a uomo e Kill Bill: analisi di un omaggio

Creato il 14 dicembre 2013 da Fascinationcinema

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Dopo essersi dedicato alla regia di commedie, nel 1967 Giulio Petroni dirige il western di successo Da uomo a uomo.

E’ la storia di Bill (John Phillip Law), che da bambino assiste al massacro della sua famiglia per mano di cinque banditi. Durante la carneficina, nascosto dietro una catasta di legna, memorizza un particolare fisico di ciascuno dei colpevoli. Dopo quindici lunghi anni è pronto per compiere la sua vendetta. Sulle tracce degli assassini conosce Ryan (Lee Van Cleef), vecchio pistolero a caccia degli stessi fuorilegge e i due, dopo un’iniziale diffidenza, diventano amici. Quando resta un solo uomo sulla lista Bill fa però un’amara scoperta, è Ryan a separarlo dal compimento della sua vendetta, lui l’ultimo membro della banda: a tradirlo il ciondolo a forma di teschio che porta al collo, lo stesso di uno degli autori della strage. Bill lo sfida quindi a duello, mettendo in gioco in un doloroso confronto finale sentimenti vecchi e nuovi.

In un’intervista del 2003 alla rivista Uncut Quentin Tarantino dichiara che questo western, visto fin da ragazzo, è stata una delle fonti di ispirazione per Kill Bill. In risposta, Petroni commenta il film di Tarantino in un articolo dal titolo significativo “Ma chi è questo Tarantino che parla così bene di me?” dicendo:

“L’unica cosa presa dal mio film è la musica di Ennio Morricone. E poi, se vogliamo, un inizio molto violento. A me piacciono le storie che coinvolgono, ma lì non c’è storia. Solo effetti, ottimi tecnicamente, ma esagerati, truculenti. Cosa hanno fatto a quella biondina per farla arrabbiare cosi? E poi quando si mette a fare la samurai e ammazza cento samurai veri non è credibile. Nei western, quando uno tirava fuori la pistola, faceva ta-ta-ta e stendeva sei persone – perché la colt ha sei colpi e c’era sempre una certa ironia, magari involontaria. Qui no. Questa ammazza veramente: taglia le teste, stacca le braccia, mica scherza”.

Le parole del regista italiano sono ironiche e severe e l’omaggio fatto da Tarantino al suo Da uomo a uomo non pare riconosciuto. In realtà, tralasciando le affinità tematiche – vendetta in primis – quantomeno quelle stilistiche sono molteplici e manifeste.

Il confronto tra i flashback del Bill di Petroni e quelli della Sposa nel film del regista americano mette in luce una prima, chiara somiglianza. Ogni volta che Bill riconosce uno dei colpevoli dal dettaglio fisico memorizzato in quella terribile notte, immediatamente rivive il momento del massacro. La macchina da presa inquadra il protagonista, poi il bandito di turno. Uno zoom mostra il particolare che fa scatenare nel ragazzo il ricordo. L’inquadratura successiva è il primissimo piano dei suoi occhi. La pellicola si tinge di rosso e inizia il flashback: Bill è bambino e guarda senza poter far nulla i suoi cari mentre vengono brutalmente uccisi. Le immagini dei suoi occhi sbarrati e quelle del trauma vissuto si sovrappongono. Appena il flashback sfuma Bill porta a termine la sua vendetta.

 

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Con la stessa tecnica Tarantino fa ricordare alla Sposa il giorno del suo massacro. La protagonista vede uno dei responsabili e la macchina da presa con un rapido zoom inquadra il primissimo piano dei suoi occhi. Segue il flashback del giorno dell’eccidio – definito nello script uno “spaghetti-western flashback”. La pellicola si macchia di rosso e le immagini degli occhi della Sposa e quelle delle atrocità compiute dal componente della banda si sovrappongono. Quando si torna al presente la Sposa compie la sua vendetta.

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In Kill Bill l’incipit di queste scene è accompagnato dal “vengeance theme”, un estratto dal tema musicale della serie televisiva Ironside, già riutilizzato nel cult di Hong Kong Five Fingers of Death, per un gioco di citazioni e rimandi che si fa sempre più profondo e caratterizzante. L’unico caso in cui Tarantino non associa immediatamente la visione del nemico a queste note è la scena in cui la protagonista raggiunge O-Ren Ishii nella House of the Blue Leaves. Questa sola volta l’incontro tra le due donne è accompagnato dal tema portante della colonna sonora proprio di Da uomo a uomo, composto da Ennio Morricone.

L’omaggio a Petroni ritorna nell’episodio “The Origins of O-Ren”, sequenza cartoon anime sulla storia di O-Ren che, ancora bambina, vede massacrare la sua famiglia dagli uomini del boss della yakuza Matsumoto. Chiaro qui il debito nei confronti della scena di Da uomo a uomo in cui la famiglia di Bill viene sterminata. Le affinità sono tante e tali che basta farne un elenco: entrambi i bambini sono spettatori occulti degli eventi, la macchina da presa alterna immagini della strage e dei loro occhi mentre assistono impietriti alla scena, i padri vengono uccisi per primi, quello di O-Ren con una katana, quello di Bill con uno sparo nel petto, la madre di O-Ren è spinta su un letto e giustiziata con una spada da samurai, mentre quella di Bill è ammazzata con un colpo di pistola, dopo essere stata immobilizzata e violentata su un tavolo. In entrambe le sequenze uno degli assassini fa scoppiare un incendio.

Nell’episodio di O-Ren il killer è ormai sulla porta, si volta, spara ad una bottiglia di whisky su una scrivania e con un sigaro dà fuoco alla casa. Nella sequenza di Petroni l’uomo è alla porta, si volta sparando a una lanterna su una credenza e la casa si incendia. Entrambe le scene si chiudono all’esterno, di notte, sui volti di O-Ren e Bill accesi dal riflesso delle fiamme, mentre guardano impotenti le loro case bruciare.

Per fugare ogni dubbio, nell’episodio Tarantino sceglie di sottolineare il suo debito esibendo, nel dettaglio, la mano di uno dei killer con un grosso anello a forma di teschio, un teschio identico a quello che Ryan porta al collo in Da uomo a uomo.

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Insomma, in Kill Bill, oltre alla musica di Morricone, dello splendido western di Giulio Petroni c’è davvero molto di più.

 

 Elisabetta Mandelli

 


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