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Goblin...
Un nome, questo, che rimanda a vecchie glorie, fasti musicali passati ma che, ancora oggi, sarebbero in grado di emergere nel marasma musicale odierno. E poi, diciamolo, cosa sarebbero stati i film di Argento senza le favolose musiche (a volte le uniche, davvero meritevoli, in pellicole scarse e a malapena sufficienti) senza le melodie di Simonetti e compagnia?
Beh, i Goblin, nella loro formazione storica, oggi non esistono più. Sì, esiste ancora un gruppo che si fa chiamare New Goblin, che raccoglie consensi sia dal vivo che in studio, ma la magia di Simonetti è passata oltre, si è modificata nel 1999, quando nascono i Daemonia. Già dal nome del gruppo s'intuisce la vena gotica, l'orrore che si nasconde dietro le loro musiche, spesso rifacimenti o riarrangiamenti di vecchie glorie del passato, ma ancora in grado di provocare quel brivido che da sempre le ha contraddistinte. Nello specifico, vorrei parlarvi di questo album tributo, una sorta di inno ai classici del Dario nazionale, rivisitati in un sound più rock, con chitarre, batterie forti e profonde e la voce di Silvia Specchio ad accompagnare le meravigliose tastiere di Simonetti. I titoli da citare sono tanti, praticamente ognuna delle 13 tracce dell'album, al punto che varrebbe la pena perderci un pò di tempo dietro. si parte con la classica, l'intramontabile tema di Profondo Rosso, ora ancora più agghiacciante e invasivo che mai. Qui l'elettronica la fa da padrona, con rimandi anche alle scene finali del film. Indimenticabile! Poi, come non citare Jennifer, ascoltarla e rituffarci nel delirio ipnotico del sonnambulismo di Jennifer e dell'orrore nascosto in quel collegio femminile. Qui siamo ad alti livelli, paragonabili alle più alte sonorità e, non dimentichiamolo, alla bravura di un gruppo che sa cosa sta facendo e lo fa bene. Maledettamente bene. Ma si può andare avanti ancora. Suspiria, Mater Tenebrarum (a mio parere il pezzo meglio riuscito dell'intero album, un metal vecchio stampo che scatena l'adrenalina e contorce le budella con i suoi cori eretici e demoniaci). Ma anche Tenebre, con i suoi ritmi sfalsati, il riff che ti entra nella testa e non ti molla tanto facilmente. Anche in questo caso abbiamo il piacere di sentire la voce narrante che ci descrive, come se stessimo leggendo un diario, le origini del killer. Inferno, una melodia leggera, inquietante, che solo all'apparenza sembra volerci tranquillizzare, ma che in realtà mira a minare la nostra stessa solidità, facendoci vacillare in un baratro scuro e umido. Stesso discorso vale per Opera, anche se stavolta la luce c'è, la sentiamo nel coro da soprano, la respiriamo come se fosse aria salubre. Il brutto è che, inevitabilmente, ci tornano alla mente i contesti, la tristezza, quel dolore di dover assistere all'orrore senza potersi ribellare. E così, alla fine, anche stavolta veniamo trascinati dal pianoforte, dalla tastiera, dalle sparute schitarrate. E non possiamo ribellarci. Di pezzi validi ce ne sono altri, Demon, Mad puppet, La sindrome di Sthendal, scegliete voi cosa ascoltare, cosa fare vostro. Non sbaglierete, ve l'assicuro. Che altro aggiungere? Credo che sui Goblin, su Simonetti e sui Daemonia ci sia molto altro da dire, da raccontare, ma un post solo non basta. E comunque, a farci ricordare, rimane lei, la musica. L'unica padrona...
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