di: Manlio Dinucci
Il primo a congratularsi col neopresidente egiziano Mohamed Morsi è stato il presidente Obama. Gli ha telefonato con tono amichevole, assicurando che gli Stati uniti «continueranno ad appoggiare la transizione dell’Egitto alla democrazia» e vogliono «promuovere i comuni interessi sulla base del mutuo rispetto». I due presidenti, annuncia la Casa Bianca, si sono impegnati a «sviluppare la partnership Usa-Egitto, stando in stretto contatto nei prossimi mesi».
Gli Stati uniti stanno dunque scaricando la casta militare, da oltre trent’anni base della loro influenza in Egitto, per sostenere l’organizzazione islamica dei Fratelli Musulmani, considerata finora ostile? Tutt’altro. Subito dopo Morsi, Obama ha chiamato il generale Ahmed Shafik, candidato dei militari alla presidenza, incoraggiandolo a proseguire il suo impegno politico «a sostegno del processo democratico». Impegno che i militari hanno ben dimostrato sciogliendo il Parlamento.