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Dai belvedere delle torri

Creato il 18 settembre 2011 da Stiven1986

Ho trascorso i miei weekend universitari in pizzeria. Una pizzeria d’asporto. Mi piace, in fondo. Mi piace la pizza, mi piacciono i miei colleghi, ma soprattutto mi piace quel microcosmo che ci gira attorno. Sarà che siamo siciliani, e allora è una festa con tutti i clienti, e così ci si affeziona pure, perché si vivono scorci di semplice umanità che altri weekend universitari a base di bollicine non permetterebbero.

Ieri, tra le prime consegne, c’era la signora G, rimasta vedova alcuni mesi fa e riapparsa, all’improvviso, dopo questi mesi di silenzio. Dice che mi riconosce dalla voce, perché una “malattia rara” le sta portando via la vista. “Un occhio è morto, così dico io, dall’altro vedo solo un cerchiolino che si stringe sempre di più”.

A metà della serata, la consegna alla famiglia K ti ricorda che spesso la generosità e lo spirito di condivisione (ieri sera pioveva a dirotto) sorge proprio nei cortili più bui, dove i nomi sul campanello sbiadiscono, perché scritti su un foglietto di carta e appiccicati con lo scotch, e dove la K del cognome e i lineamenti dei visi fanno correre la mente alle immagini dei primi anni ’90, alle coste adriatiche.

Scusate la digressione personale (ci ho anche pensato un po’ su prima di cliccare “pubblica”), forse avevo bisogno di raccontare due piccoli episodi di vita vera, quella a cui dobbiamo pensare ancora di più, dopo aver ascoltato l’intervista a Terry De Nicolò, per dire.



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