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Dai Grecia, fai default!

Creato il 07 febbraio 2012 da Eastjournal @EaSTJournal

Riceviamo e pubblichiamo, il giorno dopo che Francia e Germania hanno dichiarato “essere inaccettabile” il default greco, un intervento un po’ fuori dai nostri schemi. Solo una nota: in caso di default la Grecia non potrà rimborsare i creditori, cioè le banche francesi e tedesche. I partiti politici (Papademos o meno) non sembrano disposti ad accettare ulteriori tagli (si tratta di ridurre gli stipendi dei cittadini a 500 euro licenziando altre migliaia di persone). Intanto la società greca è al collasso, prossima a sfaldarsi, con le famiglie a pezzi, i suicidi in aumento. Che cos’è “inaccettabile”?

di Kaspar Hauser

Dai Grecia, fai default!
La vita al tempo di Jonas scorreva macilenta, uno stagno putrido e senza pesci era la sua fame. Nessuno intorno, solo un buio povero e sporco. Un mare di rifiuti lo affogava e sempre senza pesci era la sua fame. Il giorno e la notte erano uguali, un tempo immoto scorreva sulla sua pelle squamosa, da quanto non lavorava più? da quanto non sperava più? il domani era una sinopia dello ieri. E sempre senza pesci era la sua fame.

Eppure prima (ma quando?), certamente prima della balena, era sceso dal pontile, giù, in strada con gli altri. Aveva una donna, se lo ricordava questo, forse dei figli. Aveva una casa con l’elettricità. Lavorava sulle barche, intorno a lui uomini col catrame nella voce e mani grandi. E reti di aringhe. Finché non venne la balena e i ministri cominciarono a tagliare: posti di lavoro, stipendi, pensioni, poi braccia ai medici, lingua ai maestri, poi tagliarono i baci ai giovani e la memoria ai vecchi, ai bambini tagliarono i fili agli aquiloni. A Jonas il pescatore tagliarono il filo da pesca perché un filo da pesca non regge l’abisso.

Senza il suo filo Jonas perse la moglie, i figli (se li aveva), la casa, il lavoro, il futuro. La balena si mangiò tutto.

Era sceso in strada anche lui con gli altri, su quella terraferma cui mancava il terreno, era andato davanti al Parlamento dove la polizia con i bastoni difendeva la balena, la stessa che poi anche loro avrebbe divorato. Pure i ministri avrebbe divorato, loro che si credevano al sicuro con la balena come premier. Loro che avrebbero potuto pure ascoltare tutta la gente che gridava la paura del cetaceo, che cercava un’alternativa, foss’anche una fiocina.  Ma i politici non hanno orecchie, solo tasche. E così Jonas fu mangiato dalla balena.

Dopo il porto di Atene toccò a Genova, poi Barcellona, Marsiglia, Oporto e fin su, Brest, Bruges e poi chissà. A Jonas non interessava più ormai, senza pesci era la sua fame. Nel ventre della balena i resti delle colonne d’Ercole. Il continente sprofondato nei gorghi atlantici. Vestigia di un popolo che non conobbe altro nemico se non se stesso. E forse se stesso era la balena. Ma che gl’importava adesso: non c’era più nessuno a immaginare fiocine.


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