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Dai mass media ai social media, il Gattopardo dell’informazione

Da Idl3

Internet e’ un luogo incredibile dove condividere e trovare informazioni, sempre piu’ persone utilizzano la rete per informarsi e questa sembra ormai essere la tendenza. Lo hanno capito anche i mass media tradizionali che hanno spostato online molti dei loro contenuti che prima erano solo offline, a volte inserendo addirittura dei contenuti o servizi aggiuntivi. Ma la vera rivoluzione sono i social media, tutti gli strumenti usati dagli utenti di internet per fare informazione diffusa. Ma si tratta veramente di una rivoluzione o come ne “Il Gattopardo” tutto cambia perche’ tutto resti uguale?

Dai mass media ai social media, il Gattopardo dell’informazione

All’inizio la carta stampata rappresentava il principale organo d’informazione, poi con la diffusione della televisione fu’ quest’ultima a diventare strumento di informazione di massa, nel prossimo futuro il testimone passera’ a Internet. Certo, ci sono Paesi come l’Italia in cui la televisione la fa’ ancora da padrona, ma la situazione sta’ cambiano anche se lentamente. C’e’ pero’ il rischio che i difetti dei mass media si ripropongano tali e quali (o addirittura aggravati) in rete.

Dai mass media ai social media, il Gattopardo dell’informazione
I 5 FILTRI DEL MODELLO DI PROPAGANDA – Nel 1988 due studiosi americani (Edward S. Herman e Noam Chomsky) pubblicarono il libro “Manufacturing Consent: The Political Economy of the Mass Media” (in Italia “La fabbrica del consenso“). In questo libro i due autori avanzarono la teoria del modello di propaganda col quale si tento’ di spiegare la presunta distorsione dei mass media in termini di cause economiche strutturali.

La teoria indica cinque “filtri, capaci di determinare il tipo di notizie che vengono pubblicate e il modo in cui queste notizie vengono presentate al pubblico. E’ una teoria ai limiti del cospirazionismo e a tratti paranoica, comunque alcuni ragionamenti di fondo sono condivisibili, ecco dunque i cinque filtri:

  1. La proprieta’: siccome tutti i media dominanti sono grandi corporation che fanno a loro volta parte di conglomerati piu’ grandi, che si estendono oltre i settori tradizionali dei media, queste aziende hanno forti interessi che potrebbero venire influenzati sfavorevolmente se alcune informazioni venissero divulgate. Secondo questo ragionamento, c’e’ da aspettarsi che le notizie che vanno in conflitto con gli interessi di coloro che posseggono il mezzo di comunicazione, vengano distorte.
  2. Gli introiti: i media di maggiore diffusione dipendono pesantemente dagli introiti pubblicitari per sopravvivere. Le notizie stesse non sono nient’altro che un “riempitivo” per far si’ che lettori privilegiati vedano le pubblicita’ che costituiscono il vero contenuto, e che quindi avra’ la forma che piu’ si adatta ad attrarre popolazione istruita con potere decisionale.
  3. Le fonti di notizie: i mass media hanno bisogno di un flusso costante di informazioni per soddisfare la loro richiesta giornaliera di notizie. In un’economia industrializzata, dove i consumatori richiedono informazioni su molteplici eventi globali, essi sostengono che questo compito puo’ essere assolto solo dai settori finanziari e del governo, che possiedono le necessarie risorse materiali.
  4. La risposta negativa: il termine “flak” (fuoco contraereo) e’ stato usato dagli autori per definire quegli sforzi mirati a screditare organizzazioni e individui che siano in disaccordo (o sollevino dubbi) con le assunzioni prevalenti, favorevoli al potere costituito.
  5. L’ideologia: siccome con la disgregazione dell’Unione Sovietica si e’ necessariamente persa l’enfasi principale del “sistema propagandistico“, in questo caso l’anticomunismo, c’e’ bisogno di un sostituto. Chomsky e Herman sostengono che un possibile sostituto per l’ideologia centrale dell’anticomunismo sembra essere emerso nella forma di “anti-terrorismo“, dove “terrorismo” viene grossolanamente definito come qualsiasi opposizione alla politica estera degli Stati Uniti.

[fonte Wikipedia]

Ora, a parte alcune considerazioni dovute alle posizioni altamente ideologizzate dei due autori, io mi concentrerei su tre filtri, la proprieta’, le fonti e la risposta negativa, che a mio avviso sono forse quelli piu’ influenti. Con l’avvento della televisione la pubblicita’ sulla stampa conta pochissimo, e il rapporto della pubblicita’ con la televisione e’ capovolto, e’ infatti la televisione ora a comandare la pubblicita’ e non viceversa. Riguardo l’ideologia, come detto e’ forse piu’ nella mente dei due autori che nella realta’, il “nemico comune” ha sempre attirato il pubblico, come la cronaca nera e le donne discinte, il fatto che siano onnipresenti su stampa e televisione (e su internet anche di piu’) non significa che ci sia un complotto, significa che vogliono attirare il pubblico dandogli il “divertimento” che bramano. E’ un fatto culturale che non dipende dai mass media, anche se questi (assieme ai politici) ci giocano molto. Il panem et circenses e’ sempre esistito, e probabilmente sempre esistera’, presentato in modo diverso, ma sostanzialmente identico.

Dai mass media ai social media, il Gattopardo dell’informazione
I FILTRI SU INTERNET – Alla luce dei tre filtri principali (a mio avviso) del modello di propaganda possiamo cercare di capire se Internet con i suoi social media rappresenti o meno un cambiamento nell’informazione. Internet e’ un non luogo dove ognuno puo’ condividere informazioni, scrivere articoli e documenti e pubblicare video. Ma attraverso quali strumenti?

Se pubblico un video su YouTube vado incontro ai famosi filtri, YouTube e’ di Google, Google ha rapporti stretti con vari Paesi i cui Governi possono esercitare pressioni. Posso usare un social network per pubblicare un articolo o un documento, Twitter e/o FaceBook ad esempio. Entrambi hanno un proprietario, che a sua volta puo’ essere accondiscendente con un Governo o un’azienda o qualche altro ente. Cosi’ alcuni contenuti vengono esaltati, altri affossati e altri rimossi, a seconda anche di convenienze del proprietario della piattaforma da noi scelta, o a seconda di pressioni esterne.

Dunque il filtro della proprieta’ e’ ancora forte in Internet, e non perche’ non esistono alternative prive di questo filtro (social network quali Identi.ca e Diaspora ad esempio), ma perche’ le persone, proprio noi che vogliamo difendere la liberta’ di informazione, lo facciamo con strumenti che impediscono questa liberta’. In questo senso la liberta’ degli strumenti che utilizziamo ci consente veramente di poter dare e ricevere un’informazione libera, rimarrebbe il filtro degli ISP e quelli governativi/legislativi/giurisprudenziali (vedi sequestro preventivo e censura). Ma c’e’ chi sta’ lavorando per creare una soluzione.

Anche il filtro delle fonti e’ fortemente presente su Internet. Basta leggere le informazioni che vengono riportate su Twitter, FaceBook, blog e siti vari. Sembrano piu’ aggregatori di notizie che strumenti di informazione. E le fonti sono sempre le solite, salvo rare eccezioni. Tra l’altro si tratta spesso di fonti indirette, poiche’ anche queste prendono le informazioni da altri. Siamo cosi’ tanto presi dalla frenesia di dare informazioni (o meglio scrivere qualcosa) che non badiamo piu’ a cio’ che pubblichiamo, dove lo pubblichiamo e da dove prendiamo le informazioni che pubblichiamo. Non ci importa piu’ se siano vere o false, se siano state diffuse (e da chi) con uno scopo ben preciso (che probabilmente non condividiamo o addirittura osteggiamo) [1]. L’importante e’ continuare a inondare Internet di informazioni. Informazioni sempre piu’ spesso prive di un vero significato, informazioni il cui unico scopo e’ quello di riempire la rete di parole inutili.

Ed ecco l’ultimo filtro, la risposta negativa, fatta sempre piu’ spesso in modo indiretto, utilizzando la fame di prendere e riportare informazioni che esiste negli utenti della rete. Utenti che diventano strumenti inconsapevoli di un progetto di altri, dei social media passivi, che non creano l’informazione, ma la ripetono, come dei pappagalli, all’infinito, finche’ essi stessi non cadono nella trappola e finiscono per credere a quello che scrivono. Diventano cosi’ numero di una maggioranza fasulla creata ad hoc per formare consenso e distorcere opinioni.

Cosi’ si completa la propaganda, Internet come la televisione, anzi peggio, perche’ in questo caso gli utenti non sono piu’ soltanto vittime passive (come avviene nella carta stampata e la televisione), ma protagonisti, piu’ o meno inconsapevoli, di un gioco non loro. E’ un grave errore pensare che Internet di per se possa portare un cambiamento tale da rendere finalmente libera l’informazione, e’ solo uno strumento molto potente, sta a noi decidere come usarlo, e se lo usiamo male puo’ creare piu’ danni che benefici.

[1] Da tempo Howard Rheingold (quello che ha coniato il termine “comunita’ virtuale”) propone un metodo pratico sulla “crap detection“, l’attivita’ di distinguere le cavolate dalle informazioni credibili diffuse su internet (via Luca De Biase). []


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