Pensiamo solo a 2 (leggi: due) ore di movimento alla settimana.
Da “somministrare” alla popolazione affetta da sindrome metabolica conclamata o ai potenziali soggetti “a rischio”.
Prendiamo la popolazione di Torino, per esempio:
907.000 abitanti al 2009, immaginiamo un 5% di affetti da sindrome metabolica conclamata e soggetti a rischio: siamo intorno alle 50.000 unità.
Immaginiamo per queste 50.000 unità la possibilità di praticare attività controllata e gestita da professionisti in luoghi adatti (niente di trascendentale, per esempio le palestre delle scuole al pomeriggio).
Immaginiamo che su questi soggetti si faccia operazione di informazione e di formazione, spostando la loro attenzione dal “bisogno” di medicine all’esigenza di salute.
Immaginiamo che al servizio sanitario nazionale, in un tempo relativamente breve, comincino a costare meno in quanto l’acquisto di medicinali e visite a SSN comincerebbe a diminuire.
Possiamo immaginare di fornire questo servizio al costo di euro 2 ad ogni seduta, di cui al 50% è responsabile il comune ed al 50% il soggetto stesso (totale, 2€ a settimana per l’ente locale e2€ per il soggetto, totale 10€ al mese).
Immaginando di erogare questo servizio per una media di 40 settimane all’anno, avremmo un esborso netto del comune di Torino di 4.000.000 di euro, ampiamente ricompensati dalle mancate spese a livello di assistenza specializzata, diagnostica, visite mediche e medicinali.
L’introito, al quale si dovrebbe aggiungere una cifra identica a carico dei soggetti coinvolti, servirebbe a retribuire i professionisti del settore (e quindi a creare posti di lavoro) ed ai costi vivi di gestione degli impianti nella frazione di orari indicati, nonché alla comunicazione.
Tutto un bel calcolo che porterebbe:
- Miglior qualità della vita ad una bel numero di cittadini che non possono permettersi attività sportiva privata
- Ottimizzazione delle risorse strutturali scolastiche pubbliche
- Creazione di posti di lavoro qualificati nel pubblico ma in forma di libera impresa
- Riduzione sostanziale della “dipendenza da farmaci” da cui è afflitta una parte consistente della popolazione anziana del nostro paese
- Reinserimento sociale di una fetta di popolazione tendenzialmente esclusa dal tessuto sociale cittadino.
Costo dell’operazione? Semplice, ZERO!
Anzi, con un’oculata gestione degli spazi e della propaganda forse potrebbe esserci anche dell’utile.
Ottimo, perché non si parte, quindi? Provate a chiedere cosa ne pensano i farmacisti, i medici di base, le strutture ospedaliere parificate, i riabilitatori professionisti…
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