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Dal Brasile, nuova Inghilterra del sadismo, all’Italia, sempre più maldestra

Creato il 02 febbraio 2013 da Cremonademocratica @paolozignani

Non è infrequente che la cronaca nera talvolta si illumini di luci rosse, con punte tra lo splatter e il rocaille. E se spesso le cronache riportano casi di uomini che non fanno troppa differenza tra un corpo femminile ed un tavolo operatorio, nulla vieta che accada anche il contrario. E’ il caso, risalente a non molto tempo fa, del seno killer di proprietà della 33enne corpulenta Franziska, che in una cittadina della Nordreno-Westfalia avrebbe tentato di soffocare il suo fidanzato usando un’arma indubbiamente inusuale, anche se sua (con buona pace di noi cremonesi che, sulla prosperosità delle forme, credevamo di detenere il primato dettato dalla terza delle storiche tre “T”).

Ma la vicenda della prosperosa fraulein di Unna non raggiunge la crudele raffinatezza erotica della bella allumeuse di Rio Preto (Brasile), dove pare che le mogli siano piuttosto permalose e vendicative in seguito ad animate discussioni con i mariti. Proprio in questa cittadina tropicale un 43enne ha denunciato la consorte dopo che lei avrebbe tentato d’assassinarlo. Sin qui niente di particolare, scene che accadono purtroppo un po’ dappertutto. Ma è il modo scelto per ammazzare il marito che fa assurgere quella donna, ora braccata dalla polizia, a vero e proprio Mozart del crimine, in un tripudio di carne, morte e diavolo da far impallidire persino il sadico Divin Marchese.

Non si conoscono i particolari dell’alterco tra i coniugi, fattostà che, con un repentino e sospettoso cambiamento d’umore, la donna ha trascinato il marito a letto con la scusa, verosimilmente, di dimenticare l’accaduto. Ma, avvicinatosi all’inguine della moglie per la nota pratica, l’uomo ha avvertito uno strano odore, sentendosi immediatamente annebbiare la vista contemporaneamente ad un senso di nausea. Corso in ospedale, al malcapitato è stato diagnosticato un caso di avvelenamento (non grave, dato che se l’è cavata con una lavanda gastrica). I risultati delle analisi del sangue hanno aperto gli occhi del marito sulla terribile verità: la moglie, pensando probabilmente a disfarsi di lui, s’era cosparsa l’ “azienda” con una tale quantità di liquido tossico da poterla uccidere.

Il fatto, oltre ad offrire nuovi spunti alla cinematografia (tralasciando l’ormai inflazionato calembour sull’Orca di Michael Anderson), mostra una mossa da Don Giovanni dell’omicidio, che quasi derubrica sfacciatamente al rango di dilettanti le belles dames sans merci, le madonne dei vagoni letto, le vergini funeste della grande letteratura libertina. E se l’isola il cui bardo si rotolava con una dark lady (che forse poteva anche essere un dark boy) era famosa per aver ispirato ai francesi la sensuale moda del vice anglais, ora la ricercata donna depone la secolare tradizione britannica inaugurando il mito della viciosa brasileira.

Se al Brasile spetta la palma del più raffinatamente sadico libertinismo criminale, l’Italia si mostra invece sempre più pecoreccia e imbranata, trasmettendo la conturbante sensazione di trovarsi di fronte ad un’irreverrsibile decadenza dei costumi. Come nel caso di un classico b-movie all’italiana stile anni ‘70, fresco di oggi, andato in scena sulle rive del romanticissimo lago Trasimeno. Due amanti, per la precisione zia e nipote di poco più giovane di lei, si erano appartati nell’interno della propria auto posteggiata tra le fratte. Ma nonostante la parentela i due, più che appartenenti alla famiglia allargata, si direbbero parte della famiglia incastrata. Nell’amplesso infatti, vuoi per la troppa eccitazione, vuoi per le evoluzioni e le capriole di un improbabile kamasutra improvvisato nel posto meno spazioso ed indicato, sono rimasti inguaiati l’uno con l’altra. A nulla purtroppo sono valsi i reiterati quanto disperati tentativi di liberarsi. Per cui alla fine, si presume con qualche sforzo, hanno avvertito il 118 di mandare un medico a, è il caso di dirlo, sbrogliare la matassa. Difficile dire cos’avrebbe suscitato più ilarità nel vedere la scena: se la faccia erubescente del chirurgo o quella color yogurt dei due piccioncini. Il cui viso da color yogurt dev’essere sfumato verso la fluorescenza quando sono stati informati della necessità di trasporto al Pronto soccorso di Castiglione del Lago. Un intreccio quasi da film anni ’70, degno del miglior Ron Jeremy, con immancabile finale “ad merdam”, degno dei più sgangherati satiri di American Pie.
Michele Scolari

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