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Dal Dordoni a Berlusconi, dal giornale alla Bce: Cremona globalizzata

Creato il 26 gennaio 2015 da Cremonademocratica @paolozignani

La ragion d'essere di un centro sociale trae ragion d'essere dal tessuto sociale in cui si radica e con i soggetti che operano nella città: Rifondazione comunista di Cremona in un comunicato di ieri sera lo afferma riferendosi al Dordoni, sostenendo che il rapporto con la città è stato rotto. Sono state applicate su Cremona dinamiche nazionali, che prevedono grandi manifestazioni con l'intervento dei black bloc e la lotta politica attiva nei luoghi in cui le leggi politicamente non accettate dai centri sociali (parlo delle norme sulla casa e sugli sfratti in particolare) vengono applicate mediante le forze di polizia. In taluni casi, infatti, leggi apprezzabili o criticabili, comunque volute da una maggioranza politica di governo più che parlamentare, vengono applicate in situazioni critiche. Il dibattito politico nelle sedi proposte oppure sui massmedia stenta a cambiare quelli leggi, dato che i governi e in modo particolare i governi Berlusconi hanno spezzato i rapporti non solo con Cremona bensì con l'Italia e hanno condotto l'Italia a rimettere in discussione la propria politica estera e la propria rete di alleanze oltre che i princìpi, la concezione dello Stato. Lo strappo è stato compiuto nel '94 e poi è proseguito, tanto che ancora oggi Berlusconi, benché condannato in modo definitivo, svolge un ruolo attivo nella scelta dei candidati alla futura presidenza della Repubblica democratica italiana. Non è un caso locale solo italiano quello di Silvio Berlusconi: andrebbe inquadrato nel contesto nazionale e internazionale.

Cremona è una delle tante città italiane in cui il rapporto dei privati con le istituzioni si è evoluto in modo urtante, rispetto alle prassi consolidate e strutturate. Diritti fondamentali sono stati continuamente messi in discussione. A Cremona, in sintonia con l'ascesa di Berlusconi, i massmedia si sono trasformati. La direzione del giornale "La Provincia di Cremona" ha assunto uno stile diverso: allora si disse che era stato "rotto il patto sociale". Per trovare accoglienza sul quotidiano cartaceo superstite occorreva adeguarsi e nulla più è essenzialmente cambiato.

E' proseguito quindi lo sdoganamento di partiti, movimenti, associazioni, individui che si rifanno in vario modo al fascismo di Mussolini e ai neofascismi italiani ed esteri. Dopo Craxi, anche Berlusconi ha insistito e ha portato al governo i missini assieme ai leghisti.

Allora dove si trova Cremona? Che specificità ha questa città come le altre città? Cremona è autonoma, è come uno stato commerciale chiuso? Partiti e istituzioni e giornale locale non agiscono forse all'interno di reti interregionali e nazionali? Il potere si esercita sempre sul territorio, non in luoghi astratti. Gli inceneritori sono stati costruiti sui territori, le case sfitte sono sul territorio e il tessuto sociale accetta le case sfitte, accetta i licenziamenti e gli "esuberi" delle imprese che delocalizzano trasferendosi all'estero, sul giornale cartaceo locale si trovano da anni continui interventi di nostalgici più o meno fascisti, il tessuto sociale accompagna così le messe dei preti per l'anima di Mussolini al cimitero comunale di Cremona. Il rapporto con la città è stato stravolto dalle non scelte e dalle scelte dell'amministrazione Perri, rimasta indifferente all'ingresso a Cremona di Forza Nuova e CasaPound.

Gli effetti di una storia più che ventennale continuano, innestati da tempo nella storia dell'Unione europea.

In nome del rispetto delle istituzioni e della democrazia abbiamo un inceneritore, un teleriscaldamento collegato alle case popolari, abitazioni tenute sfitte dai privati per i privati interessi personali, proprietari di decine o centinaia di abitazioni, sfratti a ripetizione. Per il senso di responsabilità abbiamo la riforma Fornero che il ministro Poletti ha definito in questi giorni causa di rischio sociale. A causa del realismo e della trasformazione degli interessi privati in forze di governo italiani e cremonesi si trovano alle prese con tante situazioni critiche, come "autostrade costruite nel rispetto dell'ambiente" detto della Brebemi. Le istituzioni democratiche stanno valutando se trasformare la riserva naturale del Menasciutto nella sede di una mini centrale idroelettrica.

Dunque si nota che le istituzioni compiono scelte contrastate da comitati, da cittadini, criticate con osservazioni da associazioni ambientaliste, creano rischi sociali e in generale causano difficoltà ai cittadini e al territorio, spinte a farlo dalle politiche monetarie che seguono all'affermazione dell'Unione europea e delle politiche liberali.

Le politiche liberali caratterizzano però azioni di governo: non sono le uniche politiche possibili, quindi andrebbero discusse in assemblee rappresentative dell'arco costituzionale, cioè delle diverse politiche sostenute da tutti i soggetti rappresentativi attivi. Questo dibattito non è efficace: le leggi che causano rischi sociali restano per quanto siano continuamente criticate e determinino effetti gravi, in particolare l'inquinamento, la povertà e la disoccupazione, le deboli norme per la democrazia nei luoghi di lavoro.

Certo che tutti disapprovano e condannano moralmente chi rompe vetrine e bancomat delle banche. Così non si fa, è verissimo. Fortunatamente le banche possono pagarsi l'assicurazione che rimborserà. Neanche bisogna dirlo di non aver niente a che vedere con i black block (o bloc) e gli estremismi.

Quando però saranno riparate le lesioni subite da tanti cremonesi e italiani, da soncinesi e soresinesi, da casalaschi e cremaschi, da tanti cittadini della provincia di Cremona? Quando finirà la crisi economica?

Il capitalismo può uscire dalla crisi che ha generato? Le politiche liberali riescono a dare risultati positivi per chi ha subito danni da leggi che consentono comportamenti diffusi di rottura, come la delocalizzazione delle imprese?

I partiti non liberali riescono a produrre risultati buoni?

In assenza di questi risultati, o almeno di visibili tentativi di rispondere a chi si trova in grandi e reali difficoltà, diversi cremonesi continueranno ad andare nei centri sociali, busseranno su altre porte, scriveranno ad altre organizzazioni e associazioni.

Se i massmedia locali oscurano quei visibili tentativi di riparare i danni, chi allora rompe il rapporto con la città se non il potere dei massmedia? La politica riesce a agire sull'economia oppure riesce solo a lasciar fare, a prendersela con chi disturba i benpensanti solo perché esiste? Tutto qui la politica? Chiudere centri sociali, costruire o non costruire moschee, fare il possibile contro l'arrivo di extracomunitari togliendo ai lavorati venuti da fuori Ue tutti i diritti che si possono togliere?

Esiste ancora la politica o esiste solo il potere?

comunicato Rifondazione 2501 sul Dordoni


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