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L'umanità che corre su un treno indistruttibile, sparato "a mille all'ora" senza sosta, a segnare una crepa indelebile, sulla pelle di una terra ormai condannata a morte. Ovunque si guardi c'è gelo, non esiste vita all'infuori della macchina perfetta, ideata e guidata dal signor Wilford/Ed Harris.
Il regista sudcoreano, poco conosciuto (ahinoi) qui in Italia, Bong Joon-ho realizza il suo primo film in lingua inglese, sfruttando inoltre un cast americano/britannico e di immediata riconoscibilità, basti pensare a Chris Evans, Tilda Swinton, John Hurt, Jamie Bell. Snowpiercer è ispirato alla serie a fumetti francese Le Transperceneige, e parliamo di fantascienza cosiddetta post apocalittica. Immaginiamo il mondo intero che si dissolve nel gelo e, parallelamente trova una sola ed unica dimora, per pochi "fortunati", all'interno di questi vagoni autogovernati all'interno, secondo leggi di sopravvivenza, non più, naturale. La struttura del treno prevede un rigido ordine gerarchico, tanto definito da tracciare un netto confine tra i passeggeri della testa e, quelli della coda. I primi vivono godendo di quell'ultimo brandello di accettabile esistenza, fatta di luce e piante, vestiti e bistecche di carne. Si direbbe una vita normale, solo all'interno di un micromondo che corre, senza destinazione. I secondi invece non godono di alcun diritto, se non quello di avere la fortuna di non conoscere il sapore della carne umana. Nel buio della coda però, verranno alla luce i ribelli; ci sarà una vera e propria battaglia, con vagoni/trincee in una terra di nessuno, che non è nemmeno più terra.
Il film è carico di metafore che giocano a volte, sull'effetto distorto di una violenza tanto assurda da sembrare "stramba". Nonostante poi ci siano delle immagini davvero inquietanti, non tanto però da vietare il film a minori di diciotto anni, si pensa al volto disumano della Swinton e subito dopo alle sue folli espressioni che fanno tanto "Tata Matilda malefica". Rimane nel complesso il gusto di un film che mette l'umanità a dura prova. Durante questa corsa, dove tutto e tutti vanno a tremila all'ora, si corre sempre più di frequente, il rischio di disumanizzarsi. Di perdere per strada la lucidità, che siano delle assurde droghe o la brama di denaro o potere. Si rischia di cadere nelle mani e nelle trappole di chi ci governa, presi dalla disperazione e dalla povertà mentale. Nella visione di Joon-ho è tutto portato all'estremo, è chiaro. E' questo genere cinematografico a richiederlo. Alla fine, potremmo dire, Snowpiercer altro non è che, la corsa dell'uomo alla conquista della propria dignità. Dei propri diritti, della redenzione e della comprensione definitiva di ciò che lo circonda. Non ci è dato sapere, ovviamente, cosa accadrà una volta fermo questo gigantesco treno...
Il film è stato presentato al Festival di Roma, nella categoria Fuori Concorso.
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