La sua permanenza sulla costa si concluse nella cella di un manicomio improvvisato, dove venne rinchiuso con il puzzo di pesce che da sempre emanava copiosamente dal suo corpo. Il Grande Bianco. San Giuda delle cause perse. L’Orfano del mare. Sembrava abbastanza contento, li dentro, a grattare i muri con un chiodo. Mary Tryphena Devine gli portava pane e capelin essiccati, che lui lasciava a riempirsi di muffa e a coprirsi di mosche per terra.
«Se non vuoi mangiare» gli diceva Mary Tryphena, «abbi almeno la decenza di morire».
Era bambina, la prima volta che lo vide, e da allora era passata una vita. Era la fine di aprile e il ghiaccio sulla baia si era appena sciolto. La maggior parte delle persone che abitavano sulla costa – irlandesi, inglesi della costa occidentale e indigeni di provenienza incerta – era accampata sulla spiaggia grigia in attesa di macellare una balena che era spiaggiata il giorno della festa di San Marco. Era un periodo di carestia: l’oceano non dava frutti, gli orti marcivano sotto la pioggia incessante e ogni inverno rischiava di seppellire tutti. Non erano balenieri e non sapevano come uccidere il leviatano, ma c’era qualcosa in quell’offerta inaspettata che impediva loro di avventarsi sulla balena prima che questa smettesse di respirare, nonostante la fame. Sarebbe stato come dissacrare un dono.
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Dal ventre della balena di Michael Crummey è un magico ritornello di storie e personaggi fantastici ricco di echi biblici e poetici in cui vita e morte sono visceralmente cicli in tondo.
La storia è ambientata in una selvaggia Newfoundland (un luogo troppo provocante, troppo stravagante e singolare per essere vero…) fuori dal tempo dove non c’è mai estate e in cui i personaggi parlano tra loro in un modo straordinariamente bello e ricco.
Il romanzo è costruito con tanti aneddoti e l’effetto complessivo è come essere a tavola in famiglia ascoltando vecchie storie che, di parola in parola, si fanno sempre più stravaganti. E come ci sono più personaggi con molteplici punti di vista, così ci sono anche diversi modi per raccontare in modo differente la stessa storia…
Michael Crummey, Dal ventre della balena, traduzione di Annamaria Biavasco e Valentina Guani, collana I narratori delle tavole, Neri Pozza, 2013.