di Luca Portaluri
“Scusate non mi lego a questa schiera, io morrò pecora nera!”
Noam Chomsky è un linguista americano, filosofo, ed un grande esperto di comunicazione. Ha sviluppato alcuni egregi pensieri riguardanti la linguistica teorica ed è fondatore della grammatica generativa, teoria caratterizzata dalla ricerca delle strutture innate del linguaggio naturale, che poi è l’elemento distintivo dell’uomo come specie animale. Ma, oltre a ciò, è stato sempre considerato un uomo attivo sul piano politico, ha denunciato a più riprese l’ingiustizia e il degrado su cui si fondano i sistemi di potere internazionali, e l’uso strumentale dei mezzi d’informazione statunitensi da parte delle cosiddette lobby economiche lì esistenti. Inoltre, dopo anni di ricerche e una grandissima mole di documenti, e informazioni, ha elaborato una lista di dieci strategie con cui i mass media riescono a manipolare e controllare l’opinione pubblica. Certo, il suo lavoro diretto a smascherare l’utilizzo fraudolento di certe notizie e ad evidenziare la piattezza conformistica dei media è stato svolto in suolo statunitense e sulla base di cose e situazioni e problemi nordamericani, ma credo che molti dei punti della lista siano se non universalizzabili, almeno estendibili al caso italiano. Ora, si può riconoscere che una piccola parte della sua teoria ha a che fare più con la fantapolitica che con il reale stato delle cose (critica giuntagli da altri suoi colleghi) ma son sicuro che offra spunti di riflessione a dir poco interessante. Sempre per chi voglia riflettere …
1) La strategia della distrazione: consiste nel deviare l’attenzionedel pubblico dai problemiimportanti e più stringenti gravanti sullegrandi masse e dai cambiamenti decisidalle elite economiche e politiche (chespesso coincidono, in Italia, come neipaesi più industrializzati), obiettivo raggiungibileattraverso la tecnica del “diluvio”o inondazione di continuedistrazioni massmediatiche e informazioniinsignificanti. Cosa fa questa strategia, in poche parole? Impedisce al pubblico di interessarsi alle conoscenze essenziali, e di conoscere i fatti, nella loro nudità ed essenzialità.
2) Creare problemi e poi offrire soluzioni: strategia altresìchiamata “problema–reazione-soluzione”.Si inventa un problema, unadeterminata “situazione” fintamente patologicaper causare una certa reazioneda parte della popolazione destinatariadella soluzione finale. Estremizzando ildiscorso (ma non troppo), certe guerrenascono o si fanno nascere per poter poilegittimare il ricorso agli armamenti, afavore dell’industria bellica. In un mondodi molti falchi e poche colombe ormai,nel clima post 11 settembre 2001, la richiestadi sicurezza della popolazionepuò portare ad inventare la presenza diarmi di distruzione di massa (poi effettivamentemai trovate) in un paese del mediorienteper far passare come doverosoun attacco militare a quello stesso paese(leggi Iraq), tra l’altro avente un sottosuoloricchissimo di petrolio, indispensabile,sudato e colato oro nero.
3) La strategia della gradualità: come si fa ad accettare più facilmente un provvedimento onerosissimo, che sia una tassa in più, una maggiorazione dell’Iva? Semplice: lo si applica gradualmente, quasi col contagocce, per periodi consecutivi.
4) La strategia del differire: sottile come la precedente, questometodo di offuscamento mentale dellegrandi masse mira a presentare una decisioneimpopolare come “dolorosa e necessaria”,ma applicabile solo in futuro.Della serie, una suppostina, una delletante, ma non ora, più tardi, nel frattempoprepariamo il nostro posteriore. Sì, è piùfacile accettare un sacrificio futuro cheuno immediato. Ciò perché da un lato, losforzo fisico e psicologico non è richiestoimmediatamente, n’è quello impiegatoattualmente, dall’altro perché il popolobuono (e disperatamente ottimista) hasempre la tendenza a sperare in un miglioramentofuturo, per cui il sacrificio(spesso finanziario) richiesto non sarebbepiù necessario. Lo stesso popolo, inquesto modo, riesce ad abituarsi al cambiamentoe ad accettarlo acriticamentequando arriva il momento.
5) Trattare il pubblico come un insieme amorfo di bambini: beh, la nostra televisione èstrainfarcita di spettacoli, varietà e pubblicitàdemenziali, nelle quali si usanovocabolari ridottissimi di parole, fatti enozioni, e dove invece abbondano discorsi,argomenti, persone, intonazioniche chiamare infantili è riduttivo, trattandoil telespettatore alla stregua di undeficiente mentale, quasi lobotomizzato.
6) Puntare sull’aspetto emotivo più che sulla riflessione: si punta sulleemozioni più che sui fatti, sulla suggestionabilitàdell’interlocutore, e quantopiù si è suggestionati, più si tende, probabilisticamente,ad avere una risposta oreazione solo emotiva, ma priva del vitalesenso critico. Sfruttare l’emotivitàdella gente è la classica tecnica per obnubilareogni sorta di riflessione che tocchiil cervello e per provocare l’inibizionedi eventuali analisi fattuali alternative. Sipensa che l’uso del registro emotivopossa spalancare le porte d’accesso all’inconscioper impiantare o immettere (nonsempre subliminalmente) desideri, angosce,paure, visioni e per indurre ad assumeredeterminati atteggiamenticontrollabili e quanto meno modificabilia piacimento dall’agente manipolatore diturno, sia esso un programma, una personao una pubblicità.
7) Mantenere il pubblico nell’ignoranza e nella mediocrità: qui Chomsky avverte ilbisogno di creare una strategia aparte, anche se questo punto può considerarsilegittimamente un corollario dellastrategia della distrazione, inserito a ragionecome base di partenza della suateoria. Ogniqualvolta che, adducendoscuse di interesse nazionale, un governotaglia le spese all’istruzione pubblica (bene primario di una collettività di personeche tenda ad innalzare il propriogrado di civiltà), contribuisce in prospettivafutura all’abbassamento del livello d’intelligenza critica del Paese – nazione.
8) Stimolare il pubblico ad essere compiacente con la mediocrità: se s’induce addiritturail popol(in)o a ritenere che è di tendenzaessere stupidi, volgari, arroganti,arrivisti, poco istruiti, è quasi impossibilepretendere dalla stessa gente un cambiamentodello status quo. Programmi spazzaturase ne vedono a ripetizione in tv,telegiornali faziosi e infarciti più di gossipe di aggiornamenti del tempo che fapiuttosto che di date, nomi, notizie sostanzialie certe, tutte le trasmissionipiene di odio gridato in faccia al giornalista,di rancore reciproco tra gli invitati,di parolacce e bieche interiezioni (nonstilo nessun elenco, sarebbe personalissimoe fine a sé stesso) costituiscono ilnucleo portante di un’italietta fondatasullo schiamazzo e sulla scomparsa deifatti. E orgogliosa di esserlo, mi pare talvolta.
9) Rafforzare l’auto-colpevolezza: si fa credere alla personadel popolo che è lui, e soltanto lui,il colpevole della sua disgrazia, a causadella sua scarsa intelligenza, dell’inutilesforzo e della limitata capacità a cambiarelo status quo: in presenza di crisieconomiche, ad esempio, l’individuoviene portato ad autosvalutarsi e incolparsi:invece di ribellarsi contro il sistemadi potere in mano ad un’elitepolitico-economico-industriale fortementeminoritaria ma estremamentericca, viene trascinato in uno stato depressivo,quando non catatonico, e inibitodella sua forza rivoluzionaria o direazione.
10) Conoscere gli individui meglio di quanto essi si conoscano: ormai,grazie a software aggiornatissimi, a programmineuro-biologici, psicologici estatistici molto avanzati tecnologicamentee scientificamente, le grandi forzeeconomiche e finanziarie, conniventi conle elite politiche dominanti, conosconogusti, desideri, modi di vita e comportamentidell’opinione pubblica meglio diquanto la stessa gente riconosce autonomamente.Ciò significa poter avere logicamentee conseguenzialmente unelevato e pericoloso potere di controllo edi modifica dell’agire umano collettivo,maggiore appunto di quello che un individuoesercita su sé stesso.
Riflettere per non rimbambirsi; riscuotersi per risalire; rinnovarsi per ricominciare. Ricordatevelo.