Dall’armatura al charleston!
Buonaserata a tutti! Come promesso nell’ultimo post (visto che brava? ho mantenuto la promessa, e in meno di tre giorni!) questa sera parleremo dell’evoluzione della moda della silhouette femminile tra i primi decenni del ’900 e gli anni ’20-30 sempre del ’900. In particolare, vorrei rendere chiaro a tutti come una donna, nell’arco di una vita, possa essere passata dall’ indossare un abito tipo questo:
Abito 1907, fonte: www.abitiantichi.it
a una cosa come questa nel giro di qualche decennio:
abito da sera, 1924 fonte: www.abitiantichi.it
Probabilmente il mio ragionamento vi sembrerà scontato, e probabilmente direte che il tempo passa e la moda cambia, ma pensate a questo: fino ai primi del ’900 si poteva vedere, se si era fortunati, dell’intera figura femminile, una caviglia (escludendo le mani, spesso nascoste dai guanti, e il viso), mentre, negli anni ’20, compaiono braccia, gambe (si può vedere la forma delle gambe!), colli e interi centimetri di pelle scoperta…non è una cosa eccitantissima per un uomo? Ciò che fino a poco tempo prima era lasciato all’immaginazione, ora è visibile (vorrei dire pronto per l’uso, ma temo di essere malinterpretata)a tutti. Prima persino per fare l’amore erano previste camicie apposite per le donne (non stò scherzando e se avete letto “Cent’anni di Solitudine” sappiate che ciò che indossa Fernanda del Carpio nei rari giorni consenzienti corrisponde alla realtà), ora le ragazze indossano abiti più corti delle sottovesti usate dalle loro nonne e si tagliano i capelli. Ma come si è arrivati a questo punto? eccoci all’argomento cruciale del post di questa sera.
L’immagine quì sopra dovrebbe darvi un’idea più precisa di cosa intendo per “a mala pena si vedeva una caviglia”.Notare lo sguardo del conducente ( si lo so, sono io che sono maliziosa, lui si era solo accerato che lei fosse salita sul tram prima di ripartire)e quello del bigliettaio…e, sì quel pezzo più chiaro che sporge è la sottogonna, e in teoria (chiamandosi sotto-gonna)non doveva essere così visibile. Ecco spiegato il motivo di interesse dei due uomini.
Il passaggio dall’ abito “armatura” ancora in uso nel primo ’900 a una cosa molto leggera e scollacciata come l’abito anni ’20, avviene per piccoli passi: intorno al 1910 abbiamo un primo inizio di rivoluzione: la vita smette di essere il punto focale dell’abito femminile e viene spostata leggermente più in alto, mentre gli abiti, abbandonata la linea a S, adottano una linea più dritta; anche la biancheria cambia: al posto del vecchio busto steccato se ne usa una versione di forma tubolare, più elastico, che livella i fianchi e lascia libero il petto. Il numero di sottovesti usate diminuisce molto e anche queste ultime diventano meno ingombranti e più semplici.
Non dobbiamo dimenticare, in ultimo, l’influenza delle avanguardie storiche sulla moda: da Poiret con i fauves a Madeline Vionnet con Tahayatht (artista futurista, al secolo Ernesto Michaelles), i debiti della nascente industria della moda con il mondo dell’arte sono vari e vasti (per un aggiornamento sul rapporto Vionnet/Tahayatht vi rimando a quando avrò finito di tradurre il catalogo gentilmente prestatomi dalla mia professoressa di costume, Silvia Mira).
Con l’avvento della prima guerra mondiale (1914-1918) la vita di tutti viene sconvolta, e, con gli uomini al fronte, la vita delle donne cambia radicalmente. Per le donne dell’alta società viene meno lo chaperon, e sono libere di andare e venire (quasi) come vogliono; molte donne, di tutte le classi sociali, vengono impiegate come forza lavoro e, di conseguenza, anche i loro abiti si adattano alla nuova situazione. Se prima era impossibile vestirsi da sole, ora è obbligatorio e le gonne si allargano ed accorciano, per non impacciare i movimenti; smessi gli alti colli di pizzo, i corpini adottano lo scollo triangolare che lasciano la gola scoperta. I grandi stilisti reagirono subito a questo nuovo cambio di direzione del gusto e delle esigenze femminili , creando abiti comodi e funzionali per la “nuova” donna: madre di famiglia e lavoratrice a tempo pieno.
- Day Dress, John Redfern, 1915
Alla fine della guerra, le donne non vogliono saperne di tornare al posto che occupavano in passato; a conferma di questa nuova tendenza, nel 1920 il congresso americano concede il voto alle donne, ed emergono nuove figure come le Flapper: ragazze giovani, indipendenti economicamente, che non si vergognano di lavorare e di poter provvedere ai loro bisogni da sole…è il primo, vero, caso di gap generazionale nella storia. I capelli vengono portati corti, i vestiti anche, e la parola d’ordine è divertirsi! Per darvi un’ idea di come la società dell’epoca vedeva le flapper, vi dirò solo che, nell’Inghilterra del 19th secolo, la parola “flapper” indicava le prostitute…
In questo periodo abbiamo una reale “democratizzazione” della moda, poichè i vestiti, dalla forma diritta, scivolano dritti sulle anche, e quindi ogni sarta o ragazza che sappia cucire un minimo può realizzarli, l’unica differenza di ceto sociale percepibile è nel tessuto usato. Le flapper appianano con ogni mezzo le curve femminili: dalla fasciatura del seno alle guaine elastiche per i fianchi, per renderlo il più androgino possibile, ma mostrano gambe, braccia, e nuche (che finora erano nascoste da acconciature e cappelli); indossano calze color carne di nylon ( o di seta per le più ricche) e provocano scandalo con la loro mania di guidare le automobili e ballare il charleston! Squadre di poliziotti vennero arruolate per misurare la lunghezza delle loro gonne ( lunghe solo fino a venticinque centimetri sotto il ginocchio) ma i pubblicitari le adoravano e iniziarono ad usarle massicciamente come soggetti delle loro reclame. Per loro vennero inventati i primi cosmetici “moderni” (nelle confezioni che conosciamo ancora oggi) per facilitare la loro abitudine del truccarsi in pubblico. Ma tutta quest’aria da edoniste e frivole finirà molto presto, per la precisione, con la Grande Crisi del 1929, che riporterà sulla terra tutte queste ragazze “troppo libertarie”.
Spero di aver tenuto fede alla promessa fatta, e che questo piccolo post abbia soddisfatto tutti i vostri dubbi e le vostre curiosità. L’argomento è molto vasto, e nel caso ci sia qualcosa che volete approfondire, non esitate a chiedere.
Buona notte a tutti,e appuntamento al prossimo post,
ele