Un bel momento a "Più Libri Più Liberi" 2012
1 Il diritto di non leggere2 Il diritto di saltare le paginela maggior parte dei lettori si concede quotidianamente il diritto di non leggere [...] Ma guardiamoci dall'associare [...] il corollario secondo il quale ogni individuo che non legge dovrebbe essere considerato a priori come un potenziale bruto o un cretino assoluto. Poiché, così facendo, faremmo passare la letture per un obbligo morale e questo sarebbe solo l'inizio di una spirale che porterebbe poi a giudicare, per esempio, la "moralità" dei libri, in funzione di criteri che non avrebbero alcun rispetto per l'altra libertà inalienabile: la libertà di creare. A quel punto il "bruto" saremmo noi, per quanto "lettori". E Dio sa se il mondo non è pieno di bruti di questa specie.[...]
Se possiamo tranquillamente ammettere che un singolo individuo rifiuti la lettura, è intollerabile che egli sia - o si ritenga - rifiutato da essa.
È una tristezza immensa, una solitudine nella solitudine essere escluso dai libri. Anche quelli di cui si può fare a meno.
3 Il diritto di non finire il libroHo saltato delle pagine [...]. E tutti i ragazzi dovrebbero fare altrettanto. In questo modo potrebbero buttarsi prestissimo su tutte le meraviglie ritenute inaccessibili per la loro età.[...] Un grave pericolo li minaccia se non decidono da soli quel che è alla loro portata saltando le pagine che vogliono: altri lo faranno al posto loro.
4 Il diritto di rileggereCi sono mille ragioni per abbandonare un romanzo prima della fine: la sensazione del già letto, una storia che non ci prende, il nostro totale dissenso rispetto alle tesi dell'autore, uno stile che ci fa venire la pelle d'oca [...] Inutile enumerare le 995 altre ragioni, fra le quali si debbono tuttavia annoverare la carie dentale, le angherie del capoufficio o un terremoto del cuore che ci paralizza la mente.
5 Il diritto di leggere qualsiasi cosaRileggere quel che una prima volta ci aveva respinti, rileggere senza saltare nessun passaggio, rileggere da un'altra angolazione, rileggere per verificare [...]
Ma rileggiamo soprattutto in modo gratuito, per il piacere della ripetizione, la gioia di un nuovo incontro [...]
6 Il diritto del Bovarismo[...] Ci sono "buoni" e "cattivi" romanzi, molto spesso sono i secondi che incontriamo per primi sulla nostra strada e, parola mia, quando toccò a me, ricordo di averli trovati "belli un casino". Ma sono stato fortunato: nessuno mi ha preso in giro... qualcuno ha solo lascito sul mio passaggio qualche "buon" romanzo guardandosi bene dal proibirmi gli altri.
7 Il diritto di leggere ovunqueE' questo, a grandi linee, il "bovarismo", la soddisfazione immediata ed esclusiva delle nostre sensazioni: l'immaginazione che si dilata, i nervi che vibrano, il cuore che si accende, l'adrenalina che sprizza, l'identificazione che diventa totale e il cervello che prende (momentaneamente) le lucciole del quotidiano per le lanterne dell'universo romanzesco...
E' il nostro primo stato di lettori.
8 Il diritto di spizzicareQualunque luogo è buono per chi ami la lettura...
[...] Un quarto d'ora di strofinaccio per una mattinata di Gogol!... Ogni mattina da due mesi di inverno, comodamente seduto sul trono nella ritirata chiusa a doppia mandata, il soldato Tizio vola ben al di sopra delle contingenze militari.
[...]Dal canto suo, il vecchio Clemenceau, "il Tigre", famoso soldato anche lui, era grato a una cronica stitichezza senza la quale, affermava, non avrebbe mai avuto la fortuna di leggere le Memorie di Saint-Simon.
9 Il diritto di leggere a voce altaE' la libertà che ci concediamo di prendere un volume a caso della nostra biblioteca, di aprirlo, dove capita e di immergercisi un istante, proprio perché solo di quell'istante disponiamo.
10 Il diritto di tacereL'uomo che legge a viva voce si espone completamente [...]
Se legge veramente, se ci mette il suo sapere dominando il piacere, se la lettura è un atto di simpatia per l'uditorio come per il testo ed il suo autore, se egli riesce a far sentire la necessità di scrivere risvegliando i nostri più oscuri bisogni di capire, allora i libri si spalancano e in essi, dietro a lui, si riversa la folla di coloro che si credevano esclusi dalla lettura.
L'uomo costruisce case perché è vivo, ma scrive libri perché si sa mortale. Vive in gruppo perché è gregario, ma legge perché si sa solo. La lettura è per lui una compagnia che non prende il posto di nessun'altra, ma che nessun'altra potrebbe sostituire. [...]
Le nostre ragioni di leggere sono strane quanto le nostre ragioni di vivere. E nessuno è autorizzato a chiederci conto di questa intimità.
Daniel Pennac, "Come un romanzo", Feltrinelli 1999
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