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Dalla parte degli educatori: rivelazioni di un sondaggio tra mamme

Da Elena Babetto @BabettoElana
Quello che sto per scrivere è il risultato di una serie di interrogativi personali che ho deciso di proporre pubblicamente, trasformando delle mie riflessioni in quesiti. Il tema è la possibilità di rapportarsi con educatori di sesso maschile in ambienti della scuola d’infanzia e degli asili nido. Questi domande sono un’elaborazione personale conseguita dalla lettura di libri sugli stereotipi di genere impressi nei bambini sin dai primi mesi di vita, con l’intento di conoscere l’opinione pubblica femminile attuale. Sono stata piacevolmente sorpresa sia dal riscontro che hanno suscitato, sia dalle risposte che ne sono scaturite. Le donne e mamme che sono intervenute provengono da tutto lo stivale ed appartengono a diverse categorie. Ho appositamente pubblicato il post sia su vari gruppi di mamme single, sia su pagine dedicate a mamme e bambini in generale ed a questo proposito vorrei ringraziare Jessica Cancila, amministratrice della pagina “Parlare con i bambini”  che si rivela sempre disponibile e molto collaborativa e le sue assidue lettrici ed il gruppo “Mamme single…La rinascita” che, con i suoi membri, ha partecipato con numerose risposte ponendo riflessioni davvero meritevoli.
Le domande riportate nel post sono le seguenti:
“Come vedreste una scuola materna o un nido con educatori misti (uomini e donne)? Perché nonostante tutte le rivendicazioni tra parità di sessi, questo "lavoro" viene esclusivamente considerato da donne? La visione genitoriale dei bambini di questa età non prevede una figura maschile costante come quella femminile? Conoscete o avete frequentato realtà miste?”

Riporto di seguito alcune delle risposte:
- A Brugherio (MB) abbiamo qualche maestro e devo dire che i bambini si trovano benissimo... un diverso punto di vista e di approcciarsi, ma sempre un arricchimento, io sono super favorevole.
- Al comprensorio Montessori dove mando mio figlio al nido, che comunica comunque con la materna, che a sua volta comunica con la primaria c'è un educatore e io ne sono felicissima ! Crea l'equilibrio di una casa dove ci sono figure maschili e femminili e dà gli input che solo una figura maschile può dare. Bellissimo sia x i maschietti che hanno il modello maschile, sia per le femminucce. Sono d'accordissimo e ci vorrebbero più uomini, specie nelle materne e ancor di più nelle primarie.
- … sono altresì convinta che un buon educatore sia mille volte più in gamba e sensibile di certe bestie di educatrici nonostante siano femmine, donne e mamme !
- La figura maschile è FONDAMENTALE a qualsiasi età di una bimba o bimbo... ci sono bambini che per motivi di esigenze lavorative dei loro genitori sono costretti a stare in asilo o scuola materna fino al tardo pomeriggio... diamo almeno il diritto a questi bambini di poter avere una figura sia femminile che maschile durante la giornata... sicuramente ci sarebbero bimbi più equilibrati e sereni e meno pianti !!! Sarebbero più urgenti le "quote azzurre" negli asili che quelle "rosa" in parlamento... i bambini sono il nostro FUTURO !!!! Diamo loro i diritti che gli spettano !!
- Mio figlio frequenta la materna adesso, ma quando era al nido c'è stata una sorta di sperimentazione di un uomo educatore. La cosa è piaciuta a tutti i genitori. Questa persona è di Parma ed era venuta a vedere la realtà milanese.
- Sono educatrice di nido .....ho lavorato con un paio di educatori maschi.....sono figure molto importanti nella crescita dei bimbi.....perché portano punti di vista e creatività che a volte a noi "femmine" sembrano scontate.
- Mi è capitato di avere colleghi nella scuola dell'infanzia statale dove insegno e sono bravissimi, ma ce ne sono pochissimi.

Si può notare sin da subito, che non c’è pregiudizio da parte delle donne madri che vedono questa possibilità come un arricchimento per il proprio figlio maschio o femmina che sia. Alcune educatrici che sono intervenute lo descrivono come un ottimo supporto soprattutto per quelle situazioni familiari in cui manca la figura maschile, altre invece lo considerano come un’opportunità di vedute più ampie nella gestione del bambino nel quotidiano scolastico. Non sono mancati i pareri contrari di alcune mamme (un 10%), anche se più che contrari preferirei dire preoccupati, che avvalorano la loro opinione parlando di fattore biologico “I bimbi della materna partono dai due anni e mezzo tre, sono quindi piccini e hanno bisogno di coccole, protezione, dolcezza. Quale figura può ricoprire al meglio questo ruolo se non una figura femminile?? Alle volte sono donne già mamme e quindi a maggior ragione comprendono il bambino!!!”, fattore personale “… io avrei un 'problema' all'idea che sia un uomo a maneggiare le parti intime di mia figlia.” (cambio pannolino e accompagnamento al bagno) mentre altre rivendicano una sorta di incompetenza sessista che è stata prontamente respinta dall’intervento di un’altra mamma, rifacendosi alle notizie apprese dai media che vedono protagoniste le donne educatrici di asili nido come mostri violenti e senza cuore “è anche vero che in molte scuole che sono giunte sui giornali in questi mesi parlavano di maestre e quindi di donne. . . eccezioni sì. . ma sempre donne”.
Insomma di tutto di più, ma sempre con contenuto ed analisi e con una buona dose di consapevolezza in quanto protagoniste di un’epoca di evoluzione sociale importante sebbene molto lenta ed molto spesso tragica.
Storicamente gli uomini hanno acquisito la possibilità di accedere alle scuole materne e dell'infanzia già dal 1981 ed anche se la loro presenza rimane tutt’oggi isolata ed a volte penalizzata da colleghe donne, vengono considerati come una risorsa che crea beneficio.
Da una verifica sulla provenienza delle risposte, ho constatato che le maggiori fonti che affermavano la presenza di educatori nelle materne e nei nidi era toscana.
Per quanto mi riguarda sono assolutamente favorevole ad un insegnamento misto dando per scontata la competenza e la preparazione e sono altresì convinta che i bambini, crescendo in queste realtà sin da piccoli, riuscirebbero a bypassare quelle etichettature che vedono la donna dedita al cambio pannolini e all’accudimento e l’uomo dedito a lavori extra che non si approcciano con la realtà infantile. Contribuirebbe sotto un certo punto di vista, ad una sorta di parificazione dei ruoli genitoriali. Lo considererei un notevole arricchimento psicologico evolutivo. Questa idea dell’attitudine innata femminile è un fardello che ci portiamo appresso da secoli. Da quando un padre non può vivere appieno la propria paternità sin dai primi mesi? E se lo può fare un padre perché questo non può valere anche per un educatore? E’ stato appurato e studiato che se una persona è motivata e portata per un determinato lavoro, soprattutto se si tratta di contesti umani e sociali, vi riesce con ottimi risultati sia per se stesso che per chi lo circonda (educatrici, bambini e genitori). Non c’è nulla di più valorizzante e stimolante che fare il proprio lavoro per e con passione. Lavorare con i bambini e concorrere alla loro crescita significa far parte del loro futuro, di quel futuro che dovrà necessariamente imparare a considerare la persona in quanto individuo a sé, senza cadere in dannose e denigranti discriminazioni di genere.

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