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Dalla parte di Eva. Riflessioni sulle donne e le religioni.

Creato il 23 ottobre 2013 da Davideciaccia @FailCaffe

Madre. Monaca. Moglie. Amica. Sorella. Figlia. Fidanzata. Zitella. Suora. Nonna. Zia. Santa. Vergine. Puttana. Una donna è tutto questo. Un uomo è solo un uomo. (Libere riflessioni nate dall’omonimo ciclo di incontri al Circolo dei Lettori di Torino.)

Stai zitta, non parlare. Tu non capisci niente. Non sei capace. Sei grassa. Non vali niente. Sei troppo magra. Non sai guidare, figuriamoci parcheggiare. Stai al posto tuo. Abbassa la voce. Abbassa la testa. Sei bella e stupida. Sopporta e vai avanti. Sii gentile e servizievole. Non dare confidenza. Tirati la calzetta. Copriti, svergognata. Spogliati, che aspetti?

Dicono sia insita nella natura umana la profonda differenza di genere. Ed è, forse, la cosa più banale del mondo. Ma in cosa siamo tanto diversi, non è sempre facile da capire. Dicono che per natura la donna tenda a curare, nel senso di prendersi cura, a educare, a intessere relazioni e legami. E dicono anche che è proprio per questo motivo che è stata relegata per anni al ruolo di “angelo del focolare“, o di domestica, per intenderci. E sembra che ci sia stata concessa la grazia di essere apprezzate in questo ruolo, perché altrimenti non saremmo servite poi a un granché.

Pare che lo spirito di sopportazione sia tramandato di madre in figlia, da generazioni. Anche se oramai non ci facciamo caso, o non ci sembra così diretto il legame, molte delle idee stereotipate, legate alla figura femminile, provengono dalle tradizioni religiose, in particolare dai grandi monoteismi. Il cristianesimo, l’islamismo, l’ebraismo hanno in comune più di quanto si possa pensare. Gli antropologi sostengono che l’origine delle religioni sia strettamente legata al tipo di sviluppo delle culture originarie. Mentre le religioni animiste, ad esempio, fiorivano tra le popolazioni dedite a caccia e raccolta, quelle monoteiste si sono sviluppate nei contesti culturali di gruppi sedentari e dediti all’agricoltura. Con lo sviluppo dell’agricoltura, infatti, si pone il problema di tramandare la terra e gli averi. Nascono così società gerarchiche e patriarcali, che credono in un dio “maschio e onnipotente“, che passano l’eredità di padre in figlio, e che mettono da parte le donne perché deboli (non adatte a lavori pesanti) e utili solo ai fini riproduttivi e casalinghi. Contrariamente da quanto accade nelle società con religioni non-monoteiste, dove le donne non subiscono poi grandi iniquità sociali, nelle società monoteistiche, diventano loro stesse dei beni di scambio, e il loro potere decisionale scompare quasi del tutto (persino su sé stesse), non essendo neanche soggette di diritto. Le religioni monoteiste poi, consolidano questa disparità di genere, stereotipando le possibili immagini della donna in due grandi semplificazioni.

pietà

La Madonna: la madre, santa, che sopporta le pene in silenzio e si sacrifica per i figli, a tratti quasi stupida, perché infondo non è necessario che capisca…

Al vederlo restarono stupiti e sua Madre gli disse: “Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io ti cercavamo angosciati”. Ed egli rispose: “Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?”
Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro. Scese dunque con loro e venne a Nazaret e stava loro sottomesso. Sua Madre custodiva tutti questi fatti nel suo cuore. E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini. (Lc 2, 48-52)

Eva: la peccatrice, quella che ha sbagliato e deve espiare la colpa per sempre, quella che ha desiderato e per questo è stata punita, e il suo unico appagamento è nel sacrificio.

The Creation Of Eve William Blake

Poi Dio il SIGNORE disse: «Non è bene che l’uomo sia solo; io gli farò un aiuto che sia adatto a lui».(Gn 2, 18)

“L’uomo diede dei nomi a tutto il bestiame, agli uccelli del cielo e ad ogni animale dei campi; ma per l’uomo non si trovò un aiuto che fosse adatto a lui. Allora Dio il SIGNORE fece cadere un profondo sonno sull’uomo, che si addormentò; prese una delle costole di lui, e richiuse la carne al posto d’essa. Dio il SIGNORE, con la costola che aveva tolta all’uomo, formò una donna e la condusse all’uomo. L’uomo disse: «Questa, finalmente, è ossa delle mie ossa e carne della mia carne. Ella sarà chiamata donna perché è stata tratta dall’uomo». Perciò l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e saranno una stessa carne. L’uomo e sua moglie erano entrambi nudi e non ne avevano vergogna (Gn 2, 20-25)

La donna osservò che l’albero era buono per nutrirsi, che era bello da vedere e che l’albero era desiderabile per acquistare conoscenza; prese del frutto, ne mangiò e ne diede anche a suo marito, che era con lei, ed egli ne mangiò. (Gn 3, 6)

Alla donna disse: moltiplicherò i tuoi dolori e le tue gravidanze: con dolore genererai figli. A tuo marito sarai costretta, ed egli avrà potere su di te. (Gn 3, 16 Biblia Hebraica Stuttgartensia)

Quindi che tu sia santa o peccatrice, il sacrificio farà sempre parte di te. Inoltre la donna è concepita per essere giovane: nell’immaginario collettivo (e iconografico) la Madonna non invecchia neanche quando suo figlio è adulto, anzi sembra addirittura più giovane di lui. Pur di non morire, Maria ascende al cielo. La vecchiaia per le donne è quasi un tabù, laddove per gli uomini è quasi auspicata e lodata per la saggezza. Persino Eva non è che un “bene materiale” passato dal Padre al figlio, cioè l’uomo creato dal Padre stesso (contro ogni naturale e logica asserzione che la pro-creazione sia affare di donne). Per secoli le donne si sono sottomesse a questi standard perché intimamente convinte di meritare questi ruoli, analfabete e soggiogate dalle “letture guidate” di testi sacri in lingue sconosciute, non si sono chieste se fosse giusto essere dominate in questo modo dal potere maschile. Anzi, per anni le donne sono state più religiose degli uomini, o per lo meno più praticanti. E perché? Era forse, il luogo sacro, scambiato per un conviviale luogo di ritrovo con le proprie pari? C’erano forse più suore e monache che preti, perché le famiglie numerose non avevano soldi per la dote di tutte le figlie? O forse la spiritualità è ben alimentata dalla celeberrima “emotività femminile“? Non saprei.

Poi qualcosa è cambiato. La diffusione dell’istruzione anche per le donne ha insinuato il seme del dubbio. Le donne hanno iniziato a farsi domande. Ad allontanarsi dalle religioni, alla ricerca di spiritualità alternative. Allo stesso tempo hanno iniziato ad uscire dagli schemi standardizzati e semplificati della tradizione, sviluppando tutta una serie di bellissime sfaccettature del genere femminile e del genere umano. Hanno iniziato a ribellarsi alla dominazione. Ma non tutti hanno accettato questi grandi cambiamenti. Ecco dunque che si espande a chiazza d’olio il reato di genere: che sia stalking, mobbing, violenza fisica, violenza carnale o solo verbale, il reato di genere è la risposta fisiologica di chi teme il cambiamento, per paura di perdere il proprio potere dominante.

Stai zitta, non parlare. Tu non capisci niente. Non sei capace. Sei grassa. Non vali niente. Sei troppo magra. Non sai guidare, figuriamoci parcheggiare. Stai al posto tuo. Abbassa la voce. Abbassa la testa. Sei bella e stupida. Sopporta e vai avanti. Sii gentile e servizievole. Non dare confidenza. Tirati la calzetta. Copriti, svergognata. Spogliati, che aspetti?

campagna-violenza

«Lo sai cosa succede quando ferisci le persone?» disse Ammu. «Quando le ferisci, cominciano a volerti meno bene. Ecco cosa fanno le parole sbagliate. Fanno sì che gli altri ti vogliano un po’ meno bene.» Una fredda farfalla notturna con ciuffi dorsali inusitatamente fitti atterrò leggera sul cuore di Rahel. Dove le sue zampette ghiacciate la toccarono le venne la pelledoca. Sei pelledoche sul suo cuore sbadato. La sua Ammu le voleva un po’ meno bene. (Arundhati Roy)

Non è necessario essere donne per prendersi cura di qualcuno. E non capisco proprio perché delle problematiche storiche che riguardano le donne, se ne occupino quasi esclusivamente altre donne. E si ritrovano in salotti reali o virtuali a discutere di quanto siano state soggiogate per anni, cercando soluzioni superficiali – vedi i cambiamenti linguistici (in cui io credo fortemente, ma che, purtroppo non possono essere il motore del cambiamento, ma solo un contorno), o l’accesso ai posti di comando, alla parità di diritti. Tutto sacrosanto. Ma inutile se non sono le donne per prime a tirare fuori la testa dalla sabbia. E rendersi conto che non abbiamo bisogno che qualcuno ci dica “che figa!” per sentirci belle, apprezzate o all’altezza. Lo siamo comunque.

E tu, uomo, ripeti con me: “essere gentili non vuol dire essere meno virili”. Prova a pensare dalla mia parte, non al posto mio e vediamo se qualcosa cambia. Le parole giuste, un po’ di gentilezza, potrebbero bastare a cambiare il mondo

Io ci tengo a te. Faccio dei sacrifici per te. Me ne occupo io. Mi interessa quello che pensi. Ti aiuto se vuoi. Ti sto ascoltando. Se hai bisogno, io ci sono. Conta pure su di me. Non trattarmi male, io ti voglio bene.


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