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Dalla Renaissance alla Constituante passando per…

Creato il 20 gennaio 2015 da Patuasia

Dal giornalista Roberto Mancini.

Dunque sembra ufficiale: dalla Renaissance e dalla Costituente nasceranno due risultati (più altri corollari, in corso di definizione): Laurent Viérin alla presidenza del Consiglio regionale, un candidato sindaco espresso dal Pd nelle prossime comunali di Aosta. Fuori dalla porta restano Alpe e M5S, la nuova maggioranza regionale ricompatta sotto un tetto comune i due clan tribali di Vierin e Rollandin, Cozza Alpina e i presunti rottamatori renziani del PD. Perché “presunti”?
Perché in realtà Centoz si comporta esattamente come i suoi predecessori, fin dalla preistoria, del PCI-PDS-Ds- Gauche valdotaine, PD. Se l’Union si rompe, ci pensa la Sinistra a ricompattarla!

Dal 1970, fin dai tempi del Pci, esiste una coazione a ripetere, probabilmente dovuta ad una lettura a rovescio dell’apologo degli Orazi e dei Curiazi. Nati i DP, straordinario esperimento frutto del clima culturale del Vaticano II, immediatamente si pose il problema di un asse privilegiato con questa nuova compagine. All’interno del Pci immediatamente forze poderose (e culi ministeriali…) si misero in moto per riportare al potere l’Union, frantumare i Dp e ricompattare le frattaglie unioniste.
Così, anziché confrontarsi culturalmente con le straordinarie novità conciliari, si scelse il gregariato politico-culturale verso le baggianate etniche di Bruno Salvadori e dei suoi amici della Lega (che stava elaborando le sue minchiate celtiche verso la fine degli anni 70). A metà degli anni 10 del 2000, stessa musica: non appena l’Union si spacca, nascono Aosta viva, poi Vda-vive, poi Renouveau, poi la coalizione che porta Nicco e Perrin in Senato. Si pone allora il problema di applicare la stessa formula in Comune ad Aosta. Giochi fatti? Col cavolo, il vicesindaco Guglieminotti e l’assessore Ferrero non danno le dimissioni, Union ancora a cavallo, la maggioranza del Galletto non decolla. Ora stessa musica: i renziani (ma forse non solo loro, all’interno del PD…) scelgono di ricompattare i clan tribali unionisti.
Riemerge la tradizionale diffidenza, tipica dei riformatori da salotto, verso idee nuove, gruppi dissidenti coerenti, ipotesi culturali stimolanti: anche i sassi sanno che le pretese novità vieriniane sono boutades per polli.
Finiamola in ridere: Il clan Vierin è fantastico, riesce a stare in maggioranza convincendo gli altri che fa opposizione dura. Da da circa 30 anni scrivo che, se qualcuno dall’interno della Sinistra simpatizza per i Viérin, non legge le loro analisi, ma sopratutto cerca lavoro. Conosco centinaia di fessi di Sinistra che si sono (tuttora…) commossi e mobilitati per ipotesi indipendentiste, linguismo integrale e piccole patrie pure, immacolate e auto-governate… I Vierin sono seducenti perché propongono la rivoluzione stando al governo, e con l’auto blu di servizio. La “lunga marcia”, ma in Suv… (roberto mancini)

 


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