Magazine Diario personale
Tra i vari dolci alunni che ho avuto, quello che voleva sequestrare Maria, quella con la bambola porno, quello omofobico col froscio che baciava la principessa, ne ho avute due russe.
Una, raccontandomi dolcemente che suonava il piano, sussurrava così tanto che sentivo solo la necessità di "amplifon, vince la sordità".
Tralaltro, grazieaddio, mi sono morsa la lingua e non le ho detto "dai! anch'io suono il piano, so fare la canzoncina della pasta barilla".
O quando mi ha detto "suono al Metropolitan di Niù iork e ho aperto l'ultima sessione dell'Operà di parì", mi sarei sentita un ciccinin cretina.
Più o meno come quando, memore della precedente non figura demmerda, alla domanda "hai mai incontrato personaggi famosi", non le ho risposto "Sì Renzo Arbore", per sentirmi dire da lei "Sì, Nicole Kidman, Ben figo Affleck, Madonna, tantialtrinominoti, sono donors del Metropolitan".
Invece alla fine, NON memore delle non figure demmerda, le ho detto: "A. che peccato non averti sentita suonare..." e lei mi ha risposto "Oh, you can find me on you tube".
E io un po' cretina mi ci sono sentita.
Comunque lei era la russa che sussurrava agli insegnanti e non si sentiva tanto l'accento, anche perchè viveva da anni a N.Y. e aveva rapporti con il mondointero.
Poi ho avuto un'altra alunna russa.
E' venuta da me e mi ha detto: "Ciao, io A., viene da Russia, cerca Maria".
... Avete presente quando imitate l'accento russo per sfottere? Quello di "io viene da crande madre russia?" QUELLO.
Sono rimasta in bilico tra il miprendepeculo e il nondevoriderechenonèprofessionale.
Quindi l'ho fissata in silenzio.
Avrà pensato che sono intelligente.
In Russia mi sono creata una reputazione io.
Però io ho sempre resistito.
Sono rimasta seria di fronte al giapponese che mi diceva "scopimo", imperterrita di fronte a bambini masochisti che mi chiedevano di scrivergli nuove divisioni che ho permutato con le moltiplicazioni (almeno quelle le so correggere),
di fronte alla "bambola che fa le pompe", di fronte al "coglione che voleva essere un coniglio", di fronte alle tette al vento di chi allatava, di fronte a tutto.
E però.
Ma davvero però.
"Come ti chiami tesoro?"
"FALLO(u)".
E vabbè allora ditelo.
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