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Dalla Sicilia al Piemonte

Creato il 28 ottobre 2011 da Albix

Capitolo Ottavo

Dalla Sicilia al Piemonte
Il Notaio Giovanni Willer si accomodò nello studio dell’Avv. Sebastiano Stranio, posando la capace borsa di lavoro nella poltroncina a fianco. Rifiutò con un sospiro di cortese nostalgia il sigaro che il vecchio collega di Università gli porgeva. L’Avvocato stesso optò per la pipa, che accese mentre si scambiavano i convenevoli di rito.

 

I loro rapporti, nonostante fossero ormai quasi esclusivamente professionali, rimanevano molto cordiali ed erano assai frequenti. La famiglia Straneo infatti possedeva numerosi immobili ed estesi possedimenti agricoli nel Monferrato; non era raro, inoltre, che dei suoi clienti personali richiedessero dei servizi notarili, per i quali egli interessava regolarmente il suo amico Notaio, che in quanto a competenza e discrezione, non era secondo a nessuno nel Distretto Notarile di Alessandria e Asti.

 

Perciò il Notaio non si era sorpreso quando il segretario dell’avv. Straneo lo aveva invitato,  il giorno prima , a conferire con lui nel suo studio, in quella tarda serata di giugno.

 

Capì subito che doveva trattarsi  di una questione alquanto urgente e delicata, altrimenti il suo amico non lo avrebbe convocato con un solo giorno di anticipo. Eppoi nello studio non aveva visto alcun collaboratore ed il suo amico lo aveva ricevuto personalmente.

 

-“ Mia cognata Adelaide mi ha informato che mio nipote Lionello Straneo ha un appuntamento con te a giorni.”

 

Il Notaio controllò il libro degli appuntamenti, che portava sempre con sé, estraendolo dalla borsa. Normalmente non avrebbe mai risposto ad una domanda così intimamente legata al suo ambito professionale. Ma il Cavaliere Straneo era qualcosa di più e di diverso di un semplice avvocato. Inoltre, da quando la NobilDonna Adelaide era rimasta vedova del fratello del Cavaliere, morto in Crimea nel 1855, era lui che si occupava delle questioni amministrative e legali riguardanti la cognata ed i tre figli che aveva avuto da Oddone Straneo.

 

-   “ Esattamente Lunedì prossimo alle quattro del pomeriggio”- precisò il Notaio senza battere ciglio, riponendo il libro degli appuntamenti in borsa.

-   “ Hai saputo delle sue condizioni di salute?”

-   “No”- rispose il Notaio sollevando le ciglia con aria interrogativa; anche se in realtà qualcosa l’aveva sospettata, dato che la NobilDonna Adelaide, nel richiedergli l’appuntamento, gli aveva precisato che suo figlio Lionello intendeva dettare, in maniera solenne, le sue ultime volontà.

 

Ma aveva preferito non mostrare all’amico di avere, in qualche misura, chiosato mentalmente su una intenzione che, in fondo, poteva anche avere ragioni diverse, da quelle legate alla salute.

 

-   “ Ufficialmente si sta spegnendo a causa della recidiva di alcune infezioni conseguenti alle ferite riportate nell’ultima battaglia a cui ha preso parte nel Meridione con quel filibustiere in camicia rossa, quell’avventuriero nizzardo…”

L’Avvocato si interruppe con la scusa di ravvivare il fornello della pipa che si era spento. L’amico Notaio intuì il suo imbarazzo e volle dargli una mano.

 

-   “ Parli di Giuseppe Garibaldi?”

-   “ Sì, sì, esattamente!”

L’Avvocato fu grato al suo amico per aver saputo interpretare in modo così discreto ed elegante il suo disagio. Non era per niente facile, né piacevole parlare di quelle cose. Suo nipote Lionello era stato il figlio prediletto di suo fratello Oddone, e dei tre era indubbiamente il più in gamba, per intelligenza e coraggio; doti che da ragazzo erano state il vanto del suo povero fratello; ma il suo temperamento ribelle ed anticlericale, con la prima maturità,  aveva preso il sopravvento,  allontanandolo prima da suo padre e, dopo la sua morte, ancora di più dalla madre.

 

-   “ In realtà sta morendo a causa del mal francese… capisci?”

-   “ Mmm! Brutta storia” – commentò seccamente il Notaio, questa volta sorpreso per davvero.

-   “ Eh già! Gli errori di gioventù si pagano sempre, caro Giovanni! E non è il solo che abbia commesso mio nipote Lionello!”

-   “ A cosa ti riferisci? Alle sue scelte politiche?”

-   “ No non quelle,  oramai…”

Il Cavaliere tirò una lunga boccata dalla sua pipa. Per un attimo i pensieri gli si accavallarono in testa come draghi di fumo. Pensò al suo desiderio inappagato di un figlio maschio,   scacciato dal pensiero che era stato meglio non averne, se poi dovevano comportarsi in quel modo; ma questo secondo fu scacciato a sua volta dal pensiero di sua figlia Luigia,  che si mischiò con l’agognata e da lui temuta unione del Piemonte con quegli stati di quella gente strana e lontana del sud; poi sopravvennero impetuosi i ricordi felici dell’infanzia spensierata con suo fratello Oddone. Infine vuotò il sacco quasi d’un fiato:

 

-   “ Viene da te per riconoscere, in una sorta di articulo mortis, una figlia minore, frutto di una relazione con una ballerina o una cantante di non so quale città del regno delle Due Sicilie o giù di lì…”

-   “Caspita!” – interloquì il Notaio sempre più sorpreso- “ E quanti anni ha questa figlia?”

-   “Appena quattro, mio caro amico! E la vuole istituire erede universale di tutte le sue sostanze; ma siccome non si fida delle capacità della madre della bambina, che non sarebbe comunque, né  legalmente, né praticamente,  capace di amministrare i suoi beni, intende nominare curatrice speciale mia figlia Luigia, sino al compimento della maggiore età della bimba, capisci?”

-   “ Certo, capisco. Anche se, tuo fratello, la buonanima del compianto Oddone, aveva altri due figli maschi, se non sbaglio…”

-   “ Non sbagli affatto, Giovanni; ma Lionello non vuol sentir ragioni; sai, è sempre stato molto affezionato alla mia figlia maggiore…”

-

Il Cavaliere reputò opportuno e conveniente, nonostante la antica conoscenza e l’amicizia con il Notaio (o forse proprio per questo) tacere che Lionello aveva deciso di escludere il fratello minore, Bartolo, dalla curatela speciale della costituenda erede, a causa di una gestione poco chiara che costui aveva condotto di certi affari finanziari che una volta gli aveva affidato, tra una campagna militare e l’altra delle sue scorribande garibaldine.

 

-   “ Quanto al fratello maggiore Aimone”- proseguì l’Avvocato Stranio come se i precedenti pensieri non fossero rimasti inespressi nella sua mente – “pensa che quel mollusco si è fatto persino esonerare dal servizio militare! Pensa un po’ te quanto vale!!!”

Ancora una volta la discrezione e la sensibilità dell’amico Notaio gli vennero in aiuto.

 

-“ Può darsi che lui abbia valutato che affidando la curatela a Luigia, sarai poi tu a doverti interessare della gestione in nome del principio: ‘tutela  major  potestatis’,  è chiaro no?”

Il Notaio sottolineò la citazione sintetica del brocardo con uno sguardo d’intesa, riferendosi all’istituto che prevedeva che quando una donna sotto tutela del padre (com’era il caso di Luigia), venisse per qualsiasi ragione nominata tutrice di una persona incapace di agire, la tutela maggiore, appartenendo al maschio, assorbiva quella successiva e minore.  Il principio era stato reintrodotto dal Codice Albertino del 1838, ma il nuovo codice unitario sembrava  invece  volersi ispirare nuovamente al Codice Napoleonico che, parificando l’uomo e la donna, ed affrancando quest’ultima dalla tutela necessaria del maschio, avrebbe impedito l’applicazione dell’istituto dell’estensione maschile della tutela a danno della donna, se non diversamente disposto in testamento.

 

Il Cavaliere, che per carattere e da buon avvocato, contestava sempre tutto e tutti, non mancò di farlo osservare all’amico Notaio.

 

-   “ Nuovo codice civile unitario permettendo!!! Eppoi, non siamo mica eterni, caro Giovanni! Pensa se dovessi venire a mancare io!”

-   “ In tal caso”- rispose il Notaio senza scomporsi- “in applicazione dello stesso principio, se il tuo testamento non la esclude,  subentrerebbe  tua moglie, oppure  il marito di tua figlia!”

-   “ Eh, già! Esattamente, caro Giovanni!” – esclamò il Cavaliere, astenendosi anche stavolta dal manifestare i suoi pensieri più reconditi all’amico di studi e di gioventù.

-   “E quindi?!” – gli fece eco il Notaio dopo una breve pausa di silenzio.

-   “Inserisci pure la clausola della tutela potestatis, anche in dispregio del principio di uguaglianza fra uomo e donna che il  nuovo codice civile dovesse reintrodurre”- sentenziò il Cavaliere che aveva in testa mille espedienti per il caso che lui fosse morto prima del raggiungimento della maggiore età di quella figlia illegittima di suo nipote Lionello. Calcolò mentalmente quale età avrebbe dovuto avere al compimento dei ventuno anni di quella bambina, dato che lui aveva   già compiuto i suoi 53 anni.

-   “ Se è arrivato l’amato Vittorio Amedeo III all’età di 70 anni, perché non potrei farcela anch’io ad arrivarci?” – concluse ottenendo il plauso del suo vecchio collega di studi, nato come lui nel 1808!

Si strinsero calorosamente la mano e si salutarono con rispettoso affetto dopo un brindisi d’auspicio fatto alla loro lunga vita futura e alla  salute di Vittorio Emanuele II di Savoia, re d’Italia.

…continua…

 


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