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Dalle "Cronache": Clementina

Da Pamirilla

 

 

Con il secondo dei racconti delle “Cronache di un paese che non esiste, al centro esatto del mondo” un omaggio a Ferdinando Botero. Le immagini qui riportate sono prese dal web.

 

Clementina


“Centoquarantacinque” mormorò il farmacista mentre Clementina scendeva dalla bilancia.
Clementina si era messa a dieta per ordine tassativo del Dottore il quale non aveva voluto sentir scuse né ragioni. Lei era certa che questa dieta non fosse affatto necessaria ma sembrò utile farlo contento e poi, ragionò, era un buon modo per accedere con maggiore frequenza alla farmacia senza più lo sforzo di dover inventare ogni volta scuse plausibili. Scuse che avevano nondimeno un costo: Clementina aveva già acquistato un quantitativo pari a tre volte il fabbisogno normale di tutti farmaci generici di utilizzo comune, possedeva un ampia gamma di creme ed unguenti di ogni specie e volendo calcolare la frequenza delle sue mestruazioni dall’acquisto di assorbenti igienici bisognava ritenere che le venissero almeno tre volte al mese.
Tutto sommato questa storia della dieta sembrava essere una buona idea, non fosse che da quando l’aveva iniziata aveva già preso un chilo.
Ed erano passate solo 48 ore.
Ovviamente la colpa andava imputata con certezza a quella cosa secca della fidanzata, inutile, del Farmacista. Era stata lei infatti, quella femmina grigia ed insipida, a sorprendere Clementina mentre usciva dalla pasticceria del paese con l’innocente vassoio di bignè alla crema tra le mani. Fissandola con quello sguardo insulso da topo, guardandola con il sussiego ottuso della magra rinsecchita avevo causato tutto il danno. Maledetta prugnaccia secca e triste! Ah, l’invidia! Che brutta bestia!

Comunque Clementina aveva notato che il Farmacista, al contrario, non aveva pensato un solo attimo di giudicarla male per quel suo piccolo quanto risanabile cedimento e aveva altresì espresso muto quanto eloquente ed amorevole sostegno sfiorandole, come per caso, le dita mentre le consegnava il bigliettino con i dati della bilancia elettronica di precisione.
Certo, bastava un rapido sguardo apparentemente senza intenzione, bastavano gesti piccolissimi a loro due per capirsi. Altro che quella prugna secca!
Clementina pensò che, anche se il Farmacista la trovava senz’altro bella così com’era, fosse però possibile, in quanto medico o comunque appartenente alla categoria, che nutrisse pregiudizi simili a quelli del Dottore circa le questioni di salute. Di sicuro anche il Farmacista avrebbe apprezzato lo sforzo di acquistare una salute eccellente a sacrificio di po’ di bellezza e sarebbe rimasto affascinato dalla determinazione e dal coraggio di Clementina nel perseguire una dieta così faticosa.
Prese perciò la risoluzione di dimostrare al Farmacista tutto il suo infinito amore perdendo qualche chilo sul serio. Così avrebbe fatto contento il Dottore, lusingato il Farmacista ed avuto ancora numerose occasioni per presentarsi tutti i giorni in farmacia, per la pesa quotidiana. Che non ci fosse bisogno di eseguire il controllo giornalmente, poi, era una pretesa ingiustificata del Dottore, del tutto spropositata all’impresa.
Dunque Clementina fece la spesa con oculatezza ed acquistò quintali di frutta e verdura così come gli aveva consigliato il Dottore e come era scritto anche su tutte le riviste femminili che davano consigli sull’argomento “diete e dimagrimento”. Poi pasta ma solo integrale, pane ma solo pieno di tanti, tanti semi e cereali, tonno in scatola perché il pesce fa bene, olio al posto del burro, burro al posto dello strutto e così via.
Ad ogni misero boccone si consolava pensando al Farmacista: agli occhi dolci di lui dietro la montatura spessa e scura degli occhiali, alle sue mani diafane e magre ed alla sua persona in generale, timida e dolce. “Un pasticcino!” pensò Clementina gongolando sul divano mentre succhiava alcune innocue caramelle al miele, il miele si sa fa bene a…un sacco di cose.
Dopo qualche giorno Clementina si congratulò con se stessa per la serietà e la costanza con le quali perseguiva i dettami di un’alimentazione tanto rigida ed austera e decise che era senz’altro il caso di premiarsi con un dolcetto al cioccolato perché, è risaputo, piccole gratificazioni aiutano costanza ed impegno a non cedere nei momenti di crisi.

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“Centoquarantasette” fu la sentenza della bilancia che il Farmacista lesse con voce neutra e priva di interesse. Come del resto quella menzogna insulsa meritava. In ogni caso quel giorno Clementina si sentiva un po’ gonfia e di certo lo sbilanciamento era dovuto al senso di pesantezza ed affaticamento che il caldo della giornata le provocava. Cose da niente, come dimostrava anche l’imperturbabile serenità del suo amato che, senza dover tradire il benché minimo sentimento di delusione che in effetti non provava, era li a consegnarle il bigliettino con la lettura. Senza guardarla e senza sfiorarla, questa volta, perché bisognava pur essere prudenti, con Prugna Secca che stava sempre a girare li intorno e ad impicciarsi degli affari altrui.
Gonfiore o no, per sicurezza Clementina saltò il pranzo. Tanto si sentiva davvero spossata e affranta dal caldo umido di quella terribile giornata estiva. La sera mangiò il giusto, quel poco di più che certo non compensava quanto saltato all’ora del pranzo. Anche il giorno dopo saltò il pasto di mezzogiorno, per avvantaggiarsi, e si concesse solo un “microscopico” spuntino a merenda. Per questo le sembrò proprio strano che un due giorni appresso la bilancia sentenziasse  “Centoquarantotto” e con discrezione ma pure una certa fermezza si sentì di consigliare la Prugna Secca affinché facesse controllare la macchina da un tecnico specializzato. Non che avrebbe voluto usare un tono sgradevole e certo non l’avrebbe fatto se non fosse stato necessario ma sapeva che, diversamente, quella donnetta stolida non avrebbe dato sufficiente attenzione all’incresciosa faccenda. Per aggiunta, purtroppo, quel giorno il Farmacista non era presente e Clementina non poté discutere con serietà della questione con lui.
Clementina tornò a casa infastidita e ritenne di doversi concedere un buon pranzetto: dopo tante privazioni e questa brutta giornata le avrebbe di certo fatto bene all’umore e con l’umore giusto ogni cosa sarebbe stata illuminata da una luce migliore.

Il giorno dopo venne a sapere che il povero Farmacista era afflitto da uno sgradevole raffreddore e per questo non si sarebbe visto in negozio. La Prugna Secca, a capo della farmacia, mandava avanti le cose nel modo inetto di sempre per esempio senza che il tecnico fosse ancora intervenuto per sistemare il danno che faceva segnalare alla bilancia numeri a caso e di nessuna utilità.
Clementina decise di tener d’occhio la farmacia e vedere se si decideva, quella stupida, a far in modo di gestire le cose come si deve. Non poteva sopportare che il Farmacista dovesse subire la malattia e per giunta le ripercussioni negative che avrebbe avuto l’attività a causa della gestione negletta ed inefficace di quella sciacquetta.
Era proprio esasperata, Clementina, quando la sera vide che i commessi lasciavano la farmacia e Prugna Secca si accingeva a chiudere le serrande senza che del tecnico si fosse vista neanche l’ombra. Fu per quello, per stizza, che infilò un pezzo dello sfilatino farcito che stava mangiando nel tubo di scappamento dell’auto della Prugna meditando che quelle erano tutte calorie risparmiate e che magari più tardi si sarebbe concessa in cambio un paio di bon bon. Per attenuare ulteriormente la rabbia rigò lo sportello destro con un grosso chiodo che si era casualmente trovata tra le mani e non sapendo poi che farne lo conficcò in uno dei pneumatici.
In effetti la rabbia ed il conseguente sfogo dovevano averle giovato perché l’indomani le parve di sentirsi più asciutta e snella e ancor più si sentì leggera apprendendo, dalle chiacchiere in paese, che Prugna Secca aveva avuto un piccolo incidente. La macchina nella scarpata non aveva trovato scampo ed era ridotta ad un brutto groviglio di lamiere contorte ma la Prugna, grazie al Cielo, era ancora in salute benché in terapia intensiva nell’ospedale della città vicina, meglio attrezzato per i casi così seri.
Il pensiero di Clementina corse al Farmacista: solo e privo di assistenza benché afflitto da quella brutta forma influenzale che lo avviliva da giorni! Così decise seduta stante di rompere ogni indugio e fare quel passo in più che entrambi aspettavano da tempo.

 

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Fortuna volle che giungesse a casa di lui proprio mentre il garzone del droghiere usciva dal piccolo appartamento dopo aver consegnato la spesa così che non fosse necessario disturbare il suo amato per farsi aprire la porta. Entrò, si diresse spedita verso la camera da letto e lo vide lì: rannicchiato come un cucciolo indifeso sul letto, gli occhiali posati sul comodino, un velo di preoccupazione che gli ingrigiva il volto intristito dalla segregazione casalinga; tra le mani stingeva il telefono come aspettasse chissà quali comunicazioni urgenti.
“Pasticcino!” pensò Clementina tuffandosi sul letto con tutto l’impeto del suo amore e lo strinse a sé così forte che ogni preoccupazione, malanno o incertezza fu spremuta via in maniera definitiva.
Le conseguenze furono, per così dire, eterne. Perché, chi mi potrebbe smentire, l’amore ha di certo un gran peso.

 

definitivo
 

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