Celdran protestava contro la posizione della Chiesa filippina che si oppone alla legge che prevede finanziamenti pubblici per la contraccezione e l’educazione sessuale: dopo dieci anni di polemiche il disegno di legge è stato promulgato ed è stata una sconfitta per l’ingerenza della Chiesa cattolica filippina negli affari interni di un Paese che all’80 per cento è cattolico.
Subito dopo la sua protesta, Celdran è stato imprigionato dal tribunale di Manila per aver offeso i sentimenti religiosi così come prevede l’articolo 133 del codice penale: questo articolo, risalente al 1930, è un lascito del codice penale del periodo coloniale spagnolo che è terminato nel 1898. Celdran è il primo ad essere sotto processo per questo genere di reato e Carlos Conde di Human Rights Watch ha ammesso che non era neanche a conoscenza che esistesse un simile reato: in base a ciò Celdran, attualmente libero su cauzione, rischia sino a 13 mesi di prigione.
Il caso di Celdran ha riaperto il dibattito nelle Filippine sulla libertà di parola e sul ruolo della Chiesa cattolica e su twitter è in atto una mobilitazione a favore dell’attivista con l’hashtag #FreeCarlosCeldran.
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