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Damasco come Srebrenica?

Creato il 04 settembre 2012 da Yleniacitino @yleniacitino

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da www.ragionpolitica.it

Damasco come Srebrenica. Continua il massacro dopo che la Russia e la Cina hanno fatto veto. Una risoluzione Onu conteneva sanzioni economiche contro il regime di Assad. Nulla di fatto. Passa una settimana di tensioni senza che la situazione in Siria possa migliorare.

Milioni di profughi invadono i territori dei Paesi confinanti mentre gli Stati Uniti mettono sempre più pressione su Assad. Un’escalation che porta Erdogan, dalla Turchia, a dichiarsi pronto a colpire il Pkk in territorio siriano. Forse chi assiste immobile allo spettacolo di quotidiano stupro dei diritti umani ha dimenticato il bagno di sangue di Srebrenica del 1995. Quando, fra le asperità rocciose jugoslave, si mischiavano i cadaveri delle vittime alla macchia mediterranea sbrindellata dai bombardamenti. Lì le Nazioni Unite avevano collezionato il più grande smacco della storia, che decretava il fallimento (o quanto meno l’enorme debolezza e fragilità) del sistema di sicurezza collettivo internazionale.

Oggi, in Siria, si sta riproducendo la stessa catena di eventi. E la cosa atterrisce anche Ban Ki Moon, Commissario Straordinario per l’emergenza umanitaria in Siria, che esclama «Mai più Srebrenica”, ricordando come le truppe Onu arrivarono troppo tardi allo sterminio di ottomila bosniaci musulmani da parte dei sicari serbo-bosniaci di Ratko Mladic. «Non voglio che un mio successore, visitando la Siria dopo venti anni, si scusi per quello che non e’ stato fatto per proteggere i civili in Siria”, conclude con amarezza. Nel frattempo, l’agitazione nei confronti di Istanbul non accenna a diminuire.

Erdogan accusa la Siria di lasciar scorazzare esponenti del PKK, organizzazione di guerriglieri separatisti e nazionalisti curdi, a danno del governo di Istanbul. Il primo ministro turco imputa ad Assad di aver affidato cinque province a nord del confine turco ai curdi, circostanza che porterà ad un inasprimento del rapporto tra i due Stati, già deteriorato. Erdogan, alla domanda dei giornalisti di Kanal 24 sull’eventualità di raid aerei contro i ribelli in territorio siriano, risponde che «non è in discussione, è un dato di fatto”.

Gli Stati Uniti stanno tentando di trovare una soluzione diplomatica alla questione, attraverso una mediazione con le posizioni non interventiste della Russia, ma lo stallo del Consiglio di Sicurezza è uno scoglio difficile da superare. In molti, dai tabloid americani, invocano un intervento militare. Si potrebbe far leva, ad esempio, sul fatto che Assad garantisce asilo a più di cento terroristi qaedisti, cifra che aumenta sempre di più man mano che le battaglie hanno seguito. Ma l’intervento americano non sarebbe semplice.

L’esercito siriano possiede un vastissimo arsenale di armi chimiche e il suo sistema di difesa aereo è più inespugnabile di quello pachistano. David Ignatius dal Washington post soggiunge: far penetrare le forze militari americane in Siria non sarebbe facile, ma farle uscire fuori vive sarebbe quasi impossibile. Anche il nostro ministro degli Esteri, Giulio Terzi, esprime le sue forti preoccupazioni, in una conferenza stampa con il suo omologo egiziano, Kamel Amr. «Serve raggiungere una soluzione politica a questa tragedia del popolo siriano attraverso un governo di transizione, come richiesto dalla Lega Araba”. Nello scenario di crisi, l’Italia ha mantenuto un’azione diplomatica costante, anche con frequenti contatti con l’opposizione siriana. Di recente, infatti, era stato organizzato un incontro alla Farnesina con il capo del Consiglio nazionale siriano (Cns), Abdel Basat Saida.

Y.C.


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