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Damn-azione: gli epigoni di Twilight

Creato il 31 gennaio 2012 da Alessandraz @RedazioneDiario

Damn-azione: gli epigoni di Twilight

Pubblicato da Alessandra Zengo Due esordienti, giovanissime, sono emerse dall'oscurità dell'anonimato e nel gennaio 2012 sono approdate nelle librerie italiane come se ci fosse ancora bisogno di romanzetti di pessima qualità (tendente sempre verso al basso) a rimpinguare gli scaffali del paranormal romance young adult. La prima è Claudia Palumbo, autrice di Damned pubblicato da Sperling & Kupfer, mentre la collega americana è Amanda Hocking, autrice di Switched (Fazi Editore), diventata ormai l'idolo di tanti giovani scrittori che sognano di raggiungere il successo  anche con l'auto-pubblicazione (cosa che in Italia è solamente un'utopia). 
Damn-azione: gli epigoni di Twilight La Hocking è ormai conosciuta anche nel bel paese per aver riscosso un grandissimo successo in patria vendendo 2 milioni di copie digitali su Amazon (il prezzo di vendita era poco meno di un dollaro) del suo romanzo d'esordio Switched, primo di una trilogia incentrata sui Trylle (rivisitazione moderna dei Troll). Il romanzo non spicca di certo per l'originalità dei contenuti – sono riscontrabili, infatti, i soliti cliché appartenenti all'era post-Twilight come il trasferimento della protagonista, la storia d'amore impossibile e osteggiata, la componente soprannaturale, l'indole solitaria della protagonista e la sua difficoltà ad integrarsi etc – e, dopo un prologo intrigante, le aspettative del lettore vengono brutalmente disattese. In più, la cosa che lascia sinceramente stupiti di Switched è la mitologia appena accennata e delineata in maniera banale. I Troll, in realtà, non hanno le sembianze orripilanti che la tradizione fantastica ha donato loro, ma sono esseri magici che ricalcano le sembianze umane, con alcune lievi differenze. 
"D'accordo. Pensaci bene, Wendy. Non ti sei mai realmente integrata da nessuna parte. Sei iraconda. Sei molto intelligente e hai gusti difficili a tavola. Odi portare le scarpe. I tuoi capelli, per quanto belli, sono praticamente indomabili. Hai occhi e capelli bruni."
Così, il protagonista Finn spiega a Wendy le sue origini sconvolgenti. Peccato che in questa descrizione manchi una determinata specificità della specie a cui entrambi appartengono – di fatto moltissime persone normali potrebbero ricalcare questa fisionomia

La narrazione mantiene un ritmo costante, ma non raggiunge alcun punto di climax e l'azione si nota per la sua assenza, dato che Switched si dipana essenzialmente raccontando situazioni e fatti inutili e di contorno senza focalizzarsi sui punti nodali e interessanti della storia. I personaggi che compongono la scena non sono adeguatamente caratterizzati: l'autrice non si spreca nell'approfondimento psicologico dei protagonisti, che risultano più delle macchiette, e delinea con pressapochismo i personaggi secondari, che non riescono ad acquisire una voce propria e distinta. 

Lo stile della Hocking è piano, semplice e tipico della narrativa young adult americana. Non si evidenzia nessun utilizzo particolare della lingua, che possa distinguere l'autrice dalla massa informe di autori YA che continuano ininterrottamente a sfornare epigoni del romanzo della Meyer. Cercano, infatti, di replicare la stessa fortuna della scrittrice mormone, ricalcandone i cliché senza apportare alcuna novità significativa a un panorama letterario ormai saturo. 


Damned rappresenta la summa di tutti i luoghi comuni presenti nel paranormal romance d'oltreoceano: una dose abbondante di The Vampire Diaries incontra l'universo di Twilight, il tutto condito da una birra tedesca e da una spolverata di italica melodrammaticità che fa storcere il naso a un lettore più esperto che abbia superato ormai da un po' la soglia dei 15 anni. Quello che sconvolge – e che fa sorgere nel lettore la domanda: ma come ha fatto un simile libro a raggiungere le librerie, pubblicato per di più da una grossa casa editrice?  è l'assoluta mancanza di organicità del testo presentato come un collage di situazioni e personaggi disomogenei e a volte privi di un filo logico. Lo stile si presenta come uno dei più banali, scorretti e infantili presenti sul mercato, e quasi riesce a far apprezzare la piattezza stereotipata degli americani. In questo caso, la buona volontà e la passione dell'autrice non sono in grado di compensare a un'evidente mancanza delle caratteristiche fondamentali che un narratore – almeno discreto – dovrebbe possedere. La storia aveva bisogno di una maggiore lavorazione e rifinitura; sicuramente se fosse stata lasciata sedimentare per un periodo di tempo adeguato – in attesa della maturazione anche stilistica dell'autrice – il romanzo ne avrebbe giovato sotto tutti i punti di vista. 


Damn-azione: gli epigoni di Twilight Di certo, ci si potrebbe aspettare da un'autrice ventenne qualche ingenuità data dall'età: questo però non implica la totale mancanza di personalità nella scrittura, o che lo stile non rispetti le regole basilari della grammatica italiana e che non scada, nelle parti di prosa, in un linguaggio banale che poco ha a che fare con la freschezza di uno stile giovanile. Vorrei ricordare, infatti, che solo nell'ottobre dello scorso anno ha esordito per Einaudi Giulia Besa, altra autrice italiana classe '91 che ha dimostrato tutt'altra padronanza della storia, dei personaggi e dello stile, assolutamente più maturi rispetto alla Palumbo. La Besa ha evidenziato di saper orchestrare egregiamente l'intreccio della storia, unendo una trama intrigante e originale a uno stile curato e a una sintassi attenta e corretta. 
Dopo i tanti romanzi paranormal romance YA, la maggior parte dei quali di derivazione straniera, il pubblico italiano poteva sicuramente fare a meno di entrambi questi romanzi. In entrambi i casi si nota come la figura dell'autore e il suo successo si sovrappongano al romanzo: Amanda Hocking è diventata una figura di riferimento nel self-publishing e, più che le sue doti di narratrice davvero manchevoli, è la sua storia personale che continua a far parlare di lei; Claudia Palumbo, d'altro canto, viene elogiata per meriti d'età inesistenti, dato che nella sua prima opera letteraria non sono riscontrabili pregi di alcun tipo. Non è più, dunque, il libro a vendere ma la storia personale dell'autore, che appassiona il pubblico e che, con le dovute strategie di marketing, fa lievitare le vendite in modo spropositato (Damned è al 6° posto della classifica di Repubblica). 
Quello che serve, nell'editoria italiana, è più rispetto sia per i lettori che per le opere che vengono pubblicate. Non sono indispensabili testi inutili privi di valore letterario che ricalcano le orme di altri successi mondiali, ma è consigliabile fare una selezione basata sull'effettiva qualità del testo. Da questo punto di vista, è necessario anche far notare come nell'ultimo periodo la cura riservata al testo sia drasticamente diminuita, fenomeno che coinvolge anche i big dell'editoria: frequentissimi gli errori di battitura che si accompagnano alla sempre più diffusa abitudine di trascurare le traduzioni e l'uso, nel caso dei libri scritti in italiano, della grammatica corretta. Il fatto che il target di questi romanzi sia costituito prevalentemente da adolescenti non autorizza gli editori a concorrere ulteriormente all'abbassamento del livello qualitativo dei testi, anzi dovrebbe essere spronato a fare un lavoro ancora migliore proprio perché i volumi sono prodotti destinati ad un pubblico di giovani lettori da curare ed educare. 

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