I triestini Damend Pilots richiamano nella cover il celebre artwork di Dynasty dei Kiss, tirano in ballo E.L.O. e W.A.S.P., non nascondono un debole per la teatralità (soprattutto nella scelta di nickname e costumi) e si definiscono doom-pop: insomma, ce n’è abbastanza per incuriosire e attirare l’attenzione su Spaced Out, un lavoro costruito sulla base di un energico rock con screziature southern e più di una strizzata d’occhio al rock’n’roll, qui riletto in versione rallentata e psichedelica. La definizione scelta dalla band appare ficcante per descrivere il mood dei brani e tracciare delle coordinate zigzaganti con le quali tirare in ballo tanto i Black Sabbath quanto gli L.A. Guns, i Clutch come i Black Label Society, ma anche la già citata psichedelia e persino certo rock sinfonico di marca A.O.R. (al netto degli aspetti più deleteri e biecamente commerciali), senza mai rinunciare alla ricerca di un suono personale in grado di metabolizzare i vari ingredienti per dar loro forma definita e coesa. I risultati si lasciano ascoltare con piacere e i Damned Pilots riescono a portare a casa un paio di colpi vincenti, nonostante si abbia l’impressione che il linguaggio della band debba ancora essere rifinito e raggiungere il giusto amalgama, soprattutto se si vuole evitare un salto troppo impegnativo per passare dai brani più energici e oscuri alle sfumature più sognanti di un brano come “Believin’ In”. Per il resto, ci si diverte e non ci si stanca, si passa per continui cambi d’abito (ovviamente, musicale) e trovate di scena in grado di tenere sempre ben sveglia l’attenzione, ma anche di confondere un po’ troppo le idee e lasciare aperti vari dubbi su come si evolverà una simile proposta. Il coraggio non manca, ora sta alla band trovare la quadratura perfetta del cerchio dopo aver solleticato la curiosità.
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