In principio fu Miki Laudrup.
Volendo stilare una classifica sui calciatori danesi approdati in Italia, il leggendario Michael sarebbe il primo per distacco. Poi il vuoto o quasi. In generale, soltanto qualcuno ha lasciato una traccia degna di nota nel nostro calcio. Ma partiamo da lui, il fratello maggiore di Brian. Eleganza e classe da vendere, approda alla Juventus nel 1983. Due stagioni in prestito alla Lazio prima di tornare a vestire bianconero. 102 presenze costellate da uno scudetto e una Coppa Intercontinentale vinta da protagonista realizzando il gol del pareggio contro l’Argentinos Juniors prima del trionfo ai calci di rigore (1985), stagioni successive contrassegnate da problemi fisici che ne limiteranno il talento. Nel 1989 lascia la Juventus e approda a Barcellona dove continuerà a vincere.
Non ricalca le sue orme Brian Laudrup. Nulla da eccepire sulle qualità tecniche, ma per un motivo o per l’altro in Serie A non riesce ad incidere. Approda a Firenze nel 1992. Conquista subito il ‘Franchi’ con alcune giocate di altissimo livello, ma ben presto ci si accorge che il ragazzo è molto fumo e poco arrosto. Dribblomane per eccellenza, concretezza zero. Troppo innamorato del pallone il fratello d’arte. Si toglie comunque lo sfizio di vincere uno scudetto con il Milan l’anno successivo seppur svolgendo un ruolo da comprimario nel Dream Team di Capello. Farà le fortune dei Rangers Glasgow di lì a poco in un calcio con meno pressioni e meno tatticismi.
A Verona invece ancora ricordano con affetto Preben Elkjaer, attaccante di razza protagonista in Serie A nella seconda metà degli anni 80. Con il Verona vincerà lo storico scudetto del 84/85. Amato e apprezzato ancora oggi in una città che non lo ha mai dimenticato.
Negli anni 90 l’Udinese, come spesso accade, fiuta il colpa e porta in Italia Thomas Helveg e Martin Jorgensen. Entrambi lasceranno un buon ricordo. Helveg, terzino di spinta, per cinque stagioni si mette in mostra come uno dei più bravi fluidificanti del campionato italiano. Zaccheroni, suo mentore ad Udine, lo porta con sè prima al Milan poi all’Inter dove però toccherà raramente i picchi di rendimento mostrati in Friuli.
Duttilità tattica e professionalità hanno caratterizzato il cammino italiano di Martin Jorgensen. Centrocampista e all’occorenza terzino si mette in vetrina nella gioielleria di Pozzo ad Udine prima di giungere a Firenze. Anche in viola disputerà delle buone stagioni nonostante una serie di infortuni. Sufficiente l’apporto di Per Kroldrup, difensore ancora in attività, anche lui portato in Italia dall’Udinese nel 2001 e successivamente venduto alla Fiorentina con la quale disputerà discrete stagioni. Meteora nel Pescara lo scorso anno (soltanto 5 presenze).
I tifosi del Milan conservano un bel ricordo di John Dahl Tomasson, centravanti rossonero dal 2002 al 2005. Pur non essendo un titolare fisso si ritagliò il suo spazio firmando gol spesso decisivi sia in Italia che in Europa. Da comprimario a protagonista in pochi mesi. Soprannominato ‘lo Scorpione bianco’, risolse molte partite subentrando dalla panchina. Di quel Milan titolato fa parte, anche se marginalmente, il difensore Martin Laursen. Chiuso da Nesta e Maldini non avrà molto spazio e non riuscirà a dare quel contributo che invece aveva fornito a Verona.
Deludente invece Christian Poulsen. Gli italiani lo avevano già conosciuto durante l’Europeo 2004 quando Totti, innervosito dal suo gioco ruvido, lo sputò in mondovisione. La Juventus lo acquista nel 2008 nonostante lo scetticismo dei tifosi bianconeri. Rimarrà in bianconero fino al 2010 dopo due stagioni negative ricche di battibecchi con gli avversari e cartellini collezionati. Attualmente milita nell’Ajax.
Prometteva benissimo il difensore Simon Kjaer, che il Palermo acquistò giovanissimo nel 2008 dal Midtyllan. Dopo l’ottima stagione in rosanero e il conseguente trasferimento ai tedeschi del Wolsfburg per 12 milioni di euro, torna in Serie A nel 2011 con la maglia della Roma, in prestito. Ma in giallorosso non convince e, dopo il rientro in Germania, è stato tesserato quest’estate dal Lille.
Per la serie ‘meteore’ come non citare Nicklas Bendtner. Da ragazzo prodigio con l’Arsenal alle 9 presenze e zero reti con la Juventus la scorsa stagione. Adesso è tornato ai Gunners ma l’impressione è che nei prossimi anni continuerà ad essere girato in prestito a qualche altro club.
Non ha mai giocato in Italia ma merita una citazione Peter Schmeichel. Il portierone del Manchester Utd anni 90 detiene il record di presenze in nazionale (129) oltre ad aver vinto per due volte il titolo come miglior portiere dell’anno. Una vera leggenda che purtroppo l’Italia calcistica non ha mai avuto la fortuna di ammirare da vicino.