Il primo italiano dopo Basile a conquistare il titolo di miglior giocatore in una finale scudetto è Daniel Hackett. Il figlio di Rudy nato 26 anni fa a Forlimpopoli ha giocato una stagione impressionante dove si è definitivamente consacrato riuscendo a ribaltare quello che in molti pensavano, ovvero che il ciclo di vittorie della MensSana fosse giunto al termine dopo la rivoluzione estiva. Ed invece così non è stato perchè Siena si è portata a casa, ancora una volta, Coppa Italia e Scudetto, ed in entrambe le manifestazioni Daniel è stato votato MVP.
L’avventura italiana del prodotto di USC non era però cominciata nel migliore dei modi: nel 2009 veniva scelto da Treviso ma l’esperienza in maglia bianco-verde non fu all’altezza delle aspettative, concluse con 17 minuti di media a partita con appena 4 punti e 1,5 assist di media a partita, ed in generale parecchie difficoltà di adattamento allo stile di gioco del nostro campionato. Da qui la scelta di tornare a casa, nel luogo dove era cresciuto ed aveva giocato fino a 15 anni, prima di varcare l’oceano, ovvero Pesaro. Con la maglia della Scavolini Daniel comincia a mostrare tutto il suo potenziale, crescono il minutaggio, quasi 28 a partita, i punti, poco più di 14 per ogni uscita, nonchè le percentuali dal campo e gli assist; un classico esempio di come ritornando a casa Hackett abbia ritrovato quella tranquillità e quelle motivazioni che forse aveva smarrite a Treviso. La buona stagione gli vale tra l’altro la convocazione agli Europei in Lituania nel settembre del 2011, anche se non fu una campagna da ricordare. La stagione 2011/2012 è però quella della conferma e della ribalta: Pesaro gioca una grande stagione raggiungendo le semifinali scudetto trascinata, fra gli altri dallo stesso Hackett, il quale lascia intravedere una sua dote fenomenale, cioè il saper essere decisivo nel quarto quarto, quando conta, quando le partite si vincono o si perdono. Inoltre mette in bacheca il primo trofeo personale venendo nominato MVP dell’All Star Game 2012 giocato proprio all’Adriatic Arena di Pesaro.
Nella stessa estate, dopo aver giocato un ottimo torneo di qualificazione agli Europei con la nazionale, causa il ridimensionamento di Pesaro, deve lasciare la sua squadra; pare tutto fatto perchè vada a Milano, ma invece Daniel sceglie di andare a giocare a Siena nel momento più difficile: quando un ciclo si era appena chiuso, il budget era notevolmente stato tagliato e bisognava ricomnciare da zero. Ma l’ambiente e la voglia di mettersi in gioco hanno convinto Daniel, e i fatti gli danno ragione. Comincia la stagione da sesto uomo, anche perchè deve entrare appieno nei meccanismi e nella filosofia di coach Banchi, ma anche perchè Brown è da subito in grande forma. Ma con il passare delle partite Daniel si guadagna sempre più spazio, inizia a mostrare le sue capacità, di cui dà un primo assaggio nelle Final Eight di Coppa Italia dove trascina Siena al successo; poi segue un periodo di calo che coincide con quello di tutta la squadra, ma il meglio deve ancora venire. Nei playoff si esalta letteralmente divenendo titolare e pedina fondamentale dei successi senesi, inanellando prestazioni favolose come quella di Varese in gara 7 e quella successiva a Roma (in entrambe sfonda quota 30 di valutazione) per indirizzare subito la finale verso un certo binario. La sua capacità di penetrare, subire falli, segnare anche da tre, servire assist e difendere duro, senza dimenticare il carattere e la mentalità da vincente divengono una delle chiavi del successo di Siena ed un rebus irrisolvibile per i suoi avversari.
Insomma è stata per lui la stagione della consacrazione totale ora però lo aspettiamo all’ultimo banco di prova con tutta la Nazionale: quello dell’Europeo, sperando che stavolta faccia esultare l’Italia intera.