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Dario Ghibaudo

Creato il 30 novembre 2012 da Sergiomandelli

Dario Ghibaudo nasce a Cuneo nel 1951.
Dopo gli studi esegue lavori di restauro e di decorazione per le case e per le chiese.
Grazie alla sua istintiva capacità di inventare soluzioni ai vari problemi della vita quotidiana, creando da sé gli strumenti di cui ha bisogno, si trova  naturalmente a suo agio con i principi dell’arte concettuale.
A metà degli anni’80 si trasferisce a Milano.
Nel 1988 la galleria “Cenobio Visualità” di Andreina Majoli, galleria cult da cui sono transitati tutti gli artisti concettuali più importanti, gli dedica la prima mostra personale dal titolo “Tessuto connettivo urbano” dove espone
espone dei lavori realizzati con i tubi al neon. Il successo della mostra è notevole, tanto che collezionisti importanti come Pierluigi Mazzari e Tino Facconi gli comprano diverse opere.
Successivamente saranno galleristi come Giancarla Zanutti e Andrea Murnik ad occuparsi della promozione del suo lavoro.
Nel 1990 ha l’idea che d’ora in poi caratterizzerà la sua opera: creare un Museo – di cui ogni nuova mostra viene concepita come una ipotetica sala – chiamato Museo di Storia Innaturale, un museo cioè che vuole documentare i segnali del rapporto spezzato fra umanità e natura.
In lui agisce la fascinazione per le wunderkammer, le stanze delle meraviglie, le collezioni di esemplari rari o di manufatti straordinari in voga dal ‘500 al ‘700.
Per lui si tratta di creare forme nuove, dove le diverse specie si incrociano fra di loro e che fanno pensare alle sperimentazioni di innesto di DNA animale in specie vegetali in corso in alcuni laboratori del pianeta.
Con questo principio combinatorio vengono concepite altre sale, anche se i risultati più impressionanti Ghibaudo li raggiunge con l’ideazione della sala N° X, dedicata all’etnografia, composta da una serie di mappe geografiche ognuna ricoperta fittamente da piccoli crocifissi in materiale fosforescente: il crocifisso, simbolo universale della condizione dolente dell’uomo, ricopre di sé ogni angolo del mondo.
La serie si intitola “Charitas Christi urget nos?”. Questa celebre citazione da San Paolo, è chiusa da un amaro punto di domanda. E’ ancora vero che a spingere gli uomini sia la carità, l’amore di Cristo? O non piuttosto i conflitti che percorrono tutta l’umanità?
Il lavoro di Ghibaudo non ha nulla di consolatorio, anzi. Il suo è un lavoro di spietata evidenza, dalle dimensioni titaniche, e che, per complessità di concezione, per vastità di ambizione, per numero dei soggetti ideati e dei materiali usati, non ha eguali nel panorama dell’arte contemporanea.

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