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Dati disoccupazione, i senza lavoro raggiungono quota 6 milioni

Da Mrinvest

Sono allarmanti i dati disoccupazione forniti dall’Istat che indicano una crescita soprattutto dei delusi e demotivati.

Dati disoccupazione, i senza lavoro raggiungono quota 6 milioniI dati disoccupazione dell’Istat (Istituto nazionale di statistica)  parlano chiaro: in Italia sono circa tre milioni i disoccupati ai quali si aggiungono quasi tre milioni di persone che hanno provato a trovare un lavoro ma che ormai, non riuscendoci, sono caduti in uno stato di delusione e demotivazione e non lo cercano neanche più. E la percentuale dei demotivati è in costante crescita tanto da rappresentare una percentuale  preoccupante di popolazione, oltre che un grave costo per l’intera nazione.

I dati disoccupazione forniti dalla ricerca “Forze lavoro potenziali” dell’Istat, dunque,

evidenziano come nel nostro Paese il numero di persone che sono ormai inoccupate, statiche e demotivate stia velocemente raggiungendo quello dei disoccupati in cerca di un nuovo lavoro. Ed a farne le spese è soprattutto il Sud d’Italia che paga il prezzo più alto di una crisi che è ormai al suo quinto anno.

Qual è il profilo del demotivato secondo i dati disoccupazione

La condizione colpisce indifferentemente persone fra i 15 ed i 74 anni, con residenza soprattutto nel Centro-Sud, di genere prettamente femminile. Solo nel Meridione le statistiche ci danno 2.998.000 inattivi potenzialmente occupabili, con la Campania che fa la parte del leone con 567 mila, cioè circa il 28,6% rispetto al totale degli lavoratori della regione.

Se si pensa che la media nazionale è dell’11,4% e quella della Lombardia del 5,4%, si capisce come sindacati e associazioni di categoria premano per trovare delle soluzioni efficaci che non siano quelle “spot” attuate fino ad ora dai diversi Governi che si sono succeduti, perchè l’Italia, con un Sud ed un Centro in queste condizioni, rischia di restare indietro rispetto alle altre grandi potenze dell’Unione Europea.

Problemi anche per la spesa sanitaria.

I dati disoccupazione indicano anche un aumento dei delusi – che da più parti vengono associati anche ai “NEET”, acronimo inglese di Not (engaged) in Education, Employment or Training – che comporta anche una curiosa problematica dal punto di vista sanitario.

E’ infatti, allarme fra i medici per quanto riguarda la categoria 25/40 anni, fascia d’età nella quale la percentuale di persone che hanno almeno due patologie croniche risulta essere dell’11%. Una percentuale troppo alta per essere una casualità. La colpa sembrerebbe poter essere attribuita alla crisi che non permette un adeguato stile di vita che conservi il corpo in buona salute, ma anche e soprattutto, allo stress estremamente elevato nella categoria dei delusi.


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