Martina Bollini. Varcata la soglia di questa piccola galleria bolognese, ci si trova di fronte ad una parete interamente ricoperta dai 33 e dai 45 giri usciti nell’arco della carriera di David Bowie. Al centro, si staglia una delle immagini più iconiche dell’artista, scattata da Brian Duffy per la copertina di Aladdin Sane. E proprio da Aladdin Sane, uscito nel 1973, prende le mosse questa mostra, che ricostruisce attraverso un’accurata selezione di immagini la parabola artistica del Bowie degli anni Settanta. L’uccisione del suo alter ego Ziggy Stardust, l’alienato set de L’uomo che cadde sulla terra, le sessioni di registrazione di Station to station, la trasformazione nel Duca Bianco, fino ad arrivare al periodo berlinese, focus dell’esposizione.
Quando Bowie si trasferisce a Berlino Ovest nel 1976, insieme alla sua assistente Coco Schwab e a Iggy Pop, era sull’orlo del collasso, consumato dalle paranoie e dalla cocaina. C’è chi dice volesse sfuggire alla celebrità, chi pensa fosse stato attirato lì dalla scena artistica e musicale del tempo e chi è convinto che in una città isolata e divisa come Berlino Bowie cercasse nuovi stimoli artistici. Le storie sul suo conto si rincorrono e, d’altro canto, fanno parte del suo mito. Mito che è stato creato anche grazie agli scatti di Brian Duffy, Masayoshi Sukita, Terry O’Neill presenti in mostra.
Nella città tedesca Bowie sembra muoversi come uno dei rarefatti personaggi di Addio a Berlino di Christopher Isherwood, tra gallerie d’arte, bar e cabaret, in cerca dei fantasmi degli artisti espressionisti che tanto avevano segnato la sua gioventù.
Berlin è anche il nome di un album del 1973 di Lou Reed. L’anno precedente Bowie, suo ammiratore dai tempi dei Velvet Underground, aveva prodotto insieme a Mick Ronson Trasformer, disco che frutterà a Reed enorme successo. Questi, però, sentiva di essersi piegato a troppi compromessi per conquistare la fama e finisce con il litigare furiosamente con Bowie, colpevole, a suo dire, del suono troppo commerciale del disco. La crisi che segue sarà il materiale alla base di Berlin, un album di disperata bellezza, che contribuisce ad accrescere il fascino cupo e, allo stesso tempo, accogliente di una città che appare come meta d’esilio delle anime lacerate e distrutte.
Qui, in nemmeno tre anni, Bowie produsse tre dischi rimasti nella storia: Low, Heroes e Lodger. Alcune fotografie in mostra lo ritraggono negli studi di registrazione Hansa by the Wall in compagnia di Brian Eno, Robert Fripp e Tony Visconti, il romantic(izzat)o protagonista della struggente storia d’amore di Heroes.
Nel percorso espositivo seguono alcuni celebri scatti del muro. Probabilmente solo questa città, così lontana e così vicina al resto dell’Occidente, poteva spingere Bowie ad abbandonare le hit da classifica in favore di uno sperimentalismo elettronico e oscuro che cambierà il volto della musica.
David Bowie è musicista, artista, attore, icona pop. La Galleria Ono Arte, nel piccolo spazio di via Santa Margherita 10, riesce a raccontare tutto questo. Forse perché, come Bowie, non si presta a facili definizioni, essendo sia un lounge bar sia un negozio di vinili sia una sede espositiva con annesso bookshop. Insomma, un luogo dedicato all’arte in tutte le sue forme.
Quella su Bowie è solo l’ultima in ordine tempo di una serie mostre contraddistinte da una forte connessione tra arte e musica inglese, tra cui quella dedicata a Kevin Cummins e alla scena di Manchester, o quella su Janette Beckman e lo stile di strada dal Punk alla Thatcher. Alle mostre si accompagnano regolarmente eventi collaterali, come la proiezione di video e documentari collegati all’esposizione in corso.
Usciti da qui vien voglia di comprare al più presto un biglietto per Londra dove, dal 23 marzo al 28 luglio 2013, al Victoria & Albert Museum, si terrà la prima grande retrospettiva internazionale dedicata a David Bowie, di cui la mostra bolognese offre una piccola, bellissima, anticipazione.
DAVID BOWIE | BERLINO: a new career in a new town
Galleria Ono Arte Contemporanea, Bologna
29 novembre 2012 – 17 gennaio 2013