Buongiorno Paolo,
credo che, da un punto di vista culturale, la domanda vera che ci dobbiamo porre sia: le città, oggi, sono in grado di produrre cultura o si limitano a trasmetterla?
Questo è il tema, FONDAMENTALE, sul quale dobbiamo riflettere. Ma in una città come la nostra che, purtroppo, è stata abituata da un lato all’assistenzialismo e dall’altro a lavorare a compartimenti stagni, ognuno in difesa del proprio orticello sembra, a tutt’oggi, un tema DIFFICILISSIMO da affrontare! Le crisi, però, aiutano a tirar fuori il meglio……..dunque, non perdiamo la speranza della RIGENERAZIONE!
Avete citato alcuni esempi di realtà che si sono “reinventate”. Io voglio citare Detroit: con la crisi dell’auto ha perso 500.000 mila abitanti; fabbriche chiuse, disoccupazione, criminalità. E’ la “cultura”, che la sta salvando.
Vogliamo fare la stessa cosa a Cremona in ambito culturale? Facciamolo, partendo da ciò che siamo e cioè (e lo ribadisco perchè ne sono assolutamente convinta), la nostra identità liutaria che è ciò che ci rende UNICI. Sull’unicità, dunque, dobbiamo puntare, altrimenti ci mettiamo in concorrenza (dalla quale usciremmo perdenti) con il resto del mondo.
La “rinascita” di Cremona deve partire dalla valorizzazione della sua eccellenza liutaria, considerata sia come risorsa culturale che strumento di marketing territoriale, nella consapevolezza che questa tradizione rende la nostra città “speciale”.
Liuteria, dunque, come punto di partenza per raggiungere gli obiettivi sia della valorizzazione degli strumenti sia della valorizzazione del “risultato” degli strumenti stessi: cioè la musica.
Non solo, esiste un legame molto stretto anche tra musica e turismo: si viaggia per visitare il luogo dove è nato, vissuto e persino sepolto il proprio artista preferito ma anche per concerti ed eventi, sempre più spesso legati anche ad “altri momenti cittadini: l’arte; le visite monumentali, le tradizioni; il folclore locale; l’agroalimentare; la visitazione lenta.
La musica è un forte attrattore culturale con un immenso potere di promozione: essa si lega ai luoghi e ne diventa parte integrante facendosi messaggera con il grande pubblico delle vibrazioni di un popolo, dell’anima di una terra: la musica, dunque, diventa identità trainante; il filo rosso che unisce passato, presente e futuro nel nome della tradizione che guarda con fiducia alla “modernità.
Cremona, dunque, non può che puntare con sempre più forza e determinazione ad una caratterizzazione culturale legata al nome di Amati, Stradivari, Guarneri, Bergonzi e dei maestri liutai del passato e del presente (circa 150 botteghe presenti a Cremona e NON ALTROVE, ci sarà ben un motivo?).
Una tendenza che, con il Museo del Violino e il riconoscimento della liuteria come patrimonio immateriale dell’Unesco non potrà che rafforzarsi: la sfida sta nel valorizzare questa risorsa.
Vogliamo però arricchire questo quadro con una cornice altrettanto importante?
Ecco alcuni punti:
a) creare un “incubatore” della liuteria e della musica, naturalmente in sinergia con il futuro Museo del Violino
b) offrire incentivi fiscali a societa’ o persone fisiche che si impegnano ad aprire un’ attività in questi settori.
c) cedere gli edifici pubblici abbandonati a prezzi irrisori a privati che intendano investire in cultura.
Ma il “movimento artistico” DEVE iniziare dal settore privato, con il quale il “pubblico” deve essere in grado di collaborare e interagire, superando la formula classica della sponsorizzazione culturale come mera erogazione di risorse economiche in cambio della esposizione del logo aziendale e di pochi servizi standardizzati. Le imprese vogliono lavorare sulla base di una condivisione progettuale: l’Ente pubblico deve essere all’altezza del nuovo ruolo, per porsi al loro fianco.
Liuteria, dunque, come una sorta di “rompi ghiaccio” dietro la quale proporre tutto il sistema Cremona di qualità.
Queste considerazioni le avevo già espresse pubblicamente….ma ……..c’è anche il “maledetto” patto di stabilità!!!!!
Cordiali saluti
Irene N. De Bona
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