Mark Osegueda is the man.
E’ il finire dell’anno duemilatredici ed i Death Angel pestano a morte. E meno male, aggiungerei per buona misura. Quest’ultimo The Dream Calls For Blood è tutto quello che di positivo c’era nel precedente e già buono Relentless Retribution, frullato, incattivito, accelerato e servito in un comodo dischetto che vi farà saltare per aria lo stereo non appena avrete la ventura di premere il tasto play del lettore.
Sì, vabbè, ci sono un paio di riempitivi. Nessuno è perfetto, mica no. Ma c’è pure la voce di Mark Osegueda, che, almeno per quanto mi riguarda, dà la birra a buona parte dei cantanti thrash metal (anche se a vederlo effettivamente non gli dareste due centesimi, che a prima vista pare più un fattone rasta a caso senza arte né parte quando in realtà basta che gli diate un microfono e vi svernicia il culo all’istante), composizioni ispiratissime ed anche parecchio personali, tipo Caster Of Shame o la stessa The Dream Calls For Blood. O anche Don’t Save Me e l’iniziale Left For Dead, per dire.
Diciamo che rispetto a Relentless Retribution manca quella patina di modernità che in certe occasioni poteva suonare un filo forzata a favore di un thrash metal tirato, diretto, pestone, molto ben suonato, come ci si aspetterebbe dai Death Angel e, ripeto, piuttosto personale. Boh, sarà che la formazione attuale appare piuttosto affiatata, sarà che gli gira bene, sarà quel che sarà ma sto disco spacca proprio. Procuratevelo, dai, che ne vale la pena. (Cesare Carrozzi)