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Vi invito quindi a passare anche nel mio blog, DiarioFinanziario e di seguirmi personalmente anche su Facebook e Twitter! Vorrei poi ringraziare nuovamente Gpg Imperatrice per le utili dritte che mi ha dato per continuare ad analizzare con più accuratezza i dati sul debito pubblico nazionale. Riprendiamo dopo molto tempo l’aggiornamento della situazione del nostro debito pubblico. Molti di voi sapranno già che con l’aiuto di Gpg Imperatrice sono riuscito ad estrapolare una nuova “definizione” di debito: il debito netto italiano, che riporto sempre nelle mie analisi (per chi volesse capire di cosa si tratti clicchi questo link). Guardiamo subito ai dati inerenti le variazioni annue, ricordandovi che le variazioni nette hanno una maggiore significato nella loro lettura.
Come si può notare da marzo di quest’anno la variazione annua sta mostrando una rilevante crescita, sugli stessi livelli del 2011. Il che dovrebbe far preoccupare: infatti fino a che non si registrano valori uguali a zero comporta che il debito continua a crescere (nominalmente). E noi sappiamo benissimo che ora il Pil sta scendendo, per cui il ratio Debito/Pil è destinato ad aumentare anche quest’anno. Quest’oggi volevo poi mostrarvi un altro interessante grafico che sono riuscito a costruire con i dati forniti da Bankitalia: la quota di titoli di stato italiani detenuti da non residenti. Ora non so con certezza la definizione precisa di “non residenti”, ma ipotizziamo che sia la quota degli investitori esteri, senza distinzione alcuna. La crisi del debito italiano si vede anche dall’andamento della quota dei non residenti a cominciare dal picco (44,56%) registrato nel dicembre del 2010, a cui è susseguito una vera e propria caduta. Sono ormai passi 20 mesi e circa il 10% del debito pubblico è passato da non residenti a …. residenti! Il che da una parte dovrebbe preoccupare, ma dall’altra significa che circa 200 miliardi di euro del nostro debito non sono più in mano a “potenziali speculatori”, posto il fatto che i residenti sono in linea di massima meno portati alla speculazione sul proprio paese. Questa fuga di capitali, facendo quattro conti della serva, sulla carta ha portato lo spread da un valore di circa 170 bps agli attuali 520 bps. La conclusione che provo a trarre è la seguente. Posto il fatto che questa dinamica è destinata a continuare, nel breve termine la fuga dei non residenti porterà inevitabilmente ad un aumento dello spread, ma se i residenti italiani, notoriamente una delle popolazioni più ricche del globo, fosse in grado di sostituirsi progressivamente ai non residenti, nel lungo termine i benefici potrebbero essere molti. Ma è pur vero che nel lungo termine, qualcuno ricordava, siamo tutti morti…
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