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Debito pubblico, tra solvibilita' e credibilita': salvare le future generazioni

Creato il 22 ottobre 2011 da Alessandro @AleTrasforini

Se su 180 paesi siamo al 179° posto per crescita negli ultimi dieci anni, più di un motivo ci sarà.  Il discorso della gravità della mole di debito pubblico è un argomento che, fino a pochi mesi fa, sembrava essere uno dei tanti scheletri nell'armadio di questa Italia. Ad ora, invece, la situazione è diventata anche mediaticamente grave: trattative serrate vogliono ora innalzare l'entità di un fantomatico fondo salva-Stati da 400 a 2mila miliardi di Euro.  Se siamo arrivati a questo punto è evidente e scontato affermare che qualche errore è stato commesso.  Di punto in bianco, invece, ogni Euro dei 1911 (e rotti) miliardi che caratterizzano questa Italia sono tornati prepotentemente a fare paura. Agitando gli spettri di parole prepotenti quali default o fallimento, comunque, ciò che è certo è che la crisi finanziaria rischia di trasformarsi sul medio-lungo termine in emergenza sociale e squilibrio civico senza precedente alcuno.  Tutto questo perchè, senza possibilità di appello, i rimedi per tamponare la crisi economica vengono cercati raschiando il barile delle politiche sociali, degli Enti Locali e di tanti altri capitoli che dovrebbero essere emergenze per il Paese.  Fattori primari da curare e prevenire, dissesto idrogeologico su tutti, sono archiviati e deposti in un impietoso secondo piano. Su queste basi, pertanto, nessun futuro può essere costruito con solidità. Davanti a questi problemi rimane, esaltato da poco tempo a questa parte, il problema del debito pubblico.  Termini come Btpbund spread fino a pochi mesi fa erano, quasi completamente, sconosciuti all'opinione pubblica.  Gli allarmi di questi ultimi periodi giungono, a più riprese, da vari attori coinvolti nell'analisi di ciò che sta accadendo. Dalle Istituzioni alle attività produttive, l'avviso è stato unico: riforme strutturali e crescita, finalizzate alla riduzione del debito pubblico.  Il debito stesso scarica, infatti, la propria mole di interesse solvibilità sul futuro che, salvo eccezioni, dovrebbe essere funzionante e funzionale alle nuove generazioni. Ciò che è certo è che, dopo tentativi di maldestro controllo, la creatura economia sta completando la sua trasformazione in mostrolargamente al di fuori del controllo umano. Prima di procedere ad una inevitabile ricostruzione del sistema, servirebbe identificare con correttezza e coerenza gli errori e le inadeguatezze che le attualmente presenti generazioni hanno commesso.  Il debito pubblico si è trasformato, nel giro di poco tempo, da fantasma scomodo a spada di Damocle impossibile da evitare. Quali e quanti sono gli interessi che, negli anni a venire, il bilancio italiano sarà vincolato a corrispondere presso gli investitori? Quali i rimedi per rimediare ai troppi anni in cui si è speso di più di quanto incassato? Domande come queste nascondo drammi che hanno l'assoluto diritto di essere evitati, oltrechè adeguatamente approfonditi.  Le esigenze di solvibilità ed estinzione del credito accumulato presuppongono, a pieno diritto, una necessaria credibilità delle Istituzioni che devono farsi carico dell'emissione di titoli pubblici. Ad ora, è scontato e retorico affermarlo, la banda di mestieranti che amministrano il bene pubblico non ha quasi più alcuna influenza positiva sulla necessaria svolta da dare al sistema. Gli investitori attendono sfiduciati, mentre si pensa ad un Decreto Sviluppo per celebrare 'nozze con fichi secchi.' (B. dixit).  Potrà l'Italia uscire da questo pantano per poter sperare in qualcosa di migliore e meno precario di questi ultimi anni? Senza aumento di PIL  e crescita, pertanto, nessuna soluzione pare facilmente perseguibile.  Altri sostengono che il debito pubblico non esista, nient'altro sia che un incubo destinato a tormentare le generazioni che attendono il mondo in affitto senza alcuna densità materiale. Rimane il record che, forse, tra poco supererà i 2mila miliardi di Euro.  Rimangono gli interessi oscillanti, annualmente ed attualmente, tra 78 e 100 milioni di Euro l'anno.  Di pari passo, si cercano rimedi raschiando risorse da bilanci devastati: tagli all'ambiente, tagli al sociale, tagli all'istruzione. Tagli ai fondi per arginare emergenze quali il dissesto idrogeologico, come poco sopra si scriveva.  Tutto ciò, forse, pur di impedire un collasso potenzialmente devastante.  Cosa accadrà? Cosa serve per garantire un futuro stabile alle generazioni che verranno? Se il mondo è in affitto, l'indignazione collettiva chiede di sfrattare chi ha contribuito a questa devastazione. 
DEBITO PUBBLICO, TRA SOLVIBILITA' E CREDIBILITA': SALVARE LE FUTURE GENERAZIONI

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