E' dicembre.
E' il 2006.
Ho mille pensieri in testa.
Scopro che ho una capacità inaspettata di prevedere il futuro.
Le righe della mezzeria mi indicano una meta,
anche se la strada gira, diventa un vortice, si capovolge.
Solo la musica regge il mio ritmo.
Le montagne mi sembrano più lontane.
Ma il fiume è vicino. E' di fronte a me.
Mi avvicino.
Mi tolgo le scarpe per guadarlo.
Un'ora per assorbirne la sensazione.
Due per dialogarci.
Tre per fissarlo nell'inconscio.
Ora so che mi porterà via.
Sono felice.
Le acque mi stringeranno come non mai, tanto da diventare braccia.
Le braccia in cui mi addormenterò.
Le braccia in cui mi sveglierò.
Con la speranza del sempre.
Le mani cercheranno l'ossigeno.
E non inghiottirò che amore.
Ma prevedo il futuro.
Mi rimetterò le scarpe mentre Stuart mi parlerà nell'orecchio.
Ripeterò le sue parole.
Bisognerà nuovamente camminare anche se farà freddo.
Anche se sarò ancora bagnato.
Arriverà l'estate ad asciugarmi,
mi lascerà a terra senza forze.