In questo articolo vogliamo mettere in luce come le manovre del Governo Renzi, presentate nel Documento di Economia e Finanza (Def):
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siano estremamente poco incisive per quanto riguarda la crescita (0,2% nel 2014 e 0,8% nel 2015);
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portino ad un aumento del debito pubblico e conseguente richiesta di rinvio del Fiscal Compact;
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non garantiscano i tagli alla spesa al livello indicato nella spending review dal Commissario Cottarelli;
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non ci sia una copertura garantita per il 2015 per il taglio di Irpef e Irap, facendo temere nuove tasse;
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la crescita rimarrà estremamente bassa tanto che l’anno prossimo anche la Grecia avrà un tasso di crescita maggiore del nostro;
È finalmente stato presentato il Def dal Governo Renzi, i numeri non mentono, il periodo degli annunci ad effetto è finito.
Copertura Irpef solo per il 2014, per taglio Irap aumento imposte utili finanziari
Degli annunci fatti dal Governo rimane in piedi la riduzione dell’Irpef sulle retribuzioni medio basse, che ricordiamo riguarda solo i lavoratori dipendenti. Le coperture di questa riduzione sono ancora molto vaghe dato che costerà 6,7 mld nel 2014 e 10 mld nel 2015. Per il 2014 il buco sarà coperto da 4,5 mld di spending review, anche questa ancora da confermare e comunque inferiore ai 6 mld indicati dal Commissario Cottarelli, e 2,2 mld dall’aumento dell’Iva e delle imposte alle banche sulla rivalutazione di Bankitalia. Per l’anno successivo le coperture sono ancora sconosciute ed è facile temere un aumento delle tasse. Così presentata la manovra di taglio dell’Irpef sembra impostata come una-tantum per il 2014,probabilmente dovuta a motivi elettorali, e non un provvedimento che il governo vorrebbe far passare come strutturale e permanente. È presente un taglio dell’Irap per le imprese del 5% quest’anno e del 10% nel 2015, la cui copertura si troverà nell’aumento, da metà del 2014, delle imposte sugli utili da titoli finanziari, Bot esclusi, aumentate dal 20% al 26%.
Privatizzazioni e debiti pubblica amministrazione
Le privatizzazioni, che sappiamo essere parziali, si aggireranno sui 12 miliardi di euro per quest’anno. Come già sottolineato dal ministro Padoan le stime son ancora da accertare dato che si tratta solo di quote delle Poste, delle Ferrovie, dell’Enav, società non quotate alle quali attualmente è difficile dare un valore di mercato, senza contare che la vendita di queste quote richiederà un certo lasso di tempo. Per quanto riguarda i debiti della pubblica amministrazione, il Governo calcola di riuscire ad aggiungere ai 46 mld di euro già stanziati, tra i 10 e i 15 mld. Inoltre, viene introdotto un meccanismo atto ad evitare in futuro il ritorno all’accumulo dei ritardi nei pagamenti; questo sarà possibile grazie all’obbligo di registrazione delle fatture e il rafforzamento del sistema per la fatturazione elettronica. Previsto anche l’intervento della Cassa depositi e prestiti per acquistare dalle banche e dagli intermediari finanziari i crediti delle imprese.
Crescita e debito pubblico
Esattamente in linea con i governi precedenti, anche sotto il Governo Renzi il rapporto Debito/Pil salirà, arrivando ad attestarsi al 134,9%. Questa salita è destinata a continuare, anche se in maniera più moderata, anche durante il 2015 e il 2016, proprio gli anni in cui entrerà in vigore il Fiscal Compact e in cui quindi il debito dovrebbe venir ridotto fin ad essere portato al 60% del rapporto Debito/Pil. Non suona come una sorpresa dunque la già annunciata richiesta di rinvio all’Ue da parte del Governo. Al capitolo “Crescita” il documento si tiene più cauto rispetto ai Governi precedenti. Infatti il Presidente Renzi insieme al ministro Padoan, ha annunciato una crescita per il 2014 dello 0,8%, a fronte del1,1% prospettato dal Governo Letta e dello 0,6% previsto dal Fondo monetario internazionale. L’occupazione migliorerà in maniera quasi impalpabile, si parla di uno 0,2%, restando il problema maggiore sul banco del governo in attesa del JobsAct.
Crescita italiana tra le più basse dell’Eurozona
Nel complessivo le misure annunciate dal Governo avranno un impatto sul Pil dello 0,2% quest’anno e dello 0,8% l’anno prossimo, piccoli decimali in un quadro complessivo molto favorevole, data la crescita dell’economia nell’Eurozona (1,2% nel 2014 e 1,5% nel 2015) e quella globale (+3,6% nel 2014 e al +3,9% nel 2015). Paragonata con gli altri Paesi dell’area-euro la crescita dell’Italia nel 2014 sarà equivalente a quella della Grecia (+0,6%) con solo Finlandia, Slovenia (+0,3% in entrambi i casi) e, nel ruolo di fanalino di coda, Cipro (-4,8%) a fare peggio.
Purtroppo a fronte di questi dati già negativi il 2015 sarà anche peggio: Atene (+2,9%) ci supererà, mentre Roma crescerà tanto quanto Helsinki (+1,1%), ma continuerà a fare meglio di Lubiana (+0,9%) e Nicosia (+0,9%). Come dichiarato da Thomas Helbling, a capo della divisione del Fondo monetario internazionale dedicata agli studi economici mondiali e parte del dipartimento di ricerca. “In Italia la ripresa è in corso ma il potenziale di crescita resta basso”.
Al Governo Renzi, ma soprattutto al Paese, serviranno manovre ben più incisive e concrete, invece delle manovre di propaganda come la vendita delle auto blu e il tetto ai dirigenti pubblici.