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Dei motivi per cui mollo l'asilo.

Creato il 03 novembre 2011 da Nina
DEI MOTIVI PER CUI MOLLO L'ASILO.Le cose cominciano a muoversi, lunedì passerò dallo status di disoccupata a quello di determinatamente occupata. Ma è già qualcosa e con questa crisi (ormai la parola è sulla bocca di tutti, anche di mio nipote seienne) non mi lamento, per carità. Quest'anno ho fatto una scelta importante che comprometterà il mio già scarno stipendio, ma salvaguarderà di certo il mio equilibrio psico-fisico: NIENTE PIù MATERNA. Niente più bambini al di sotto dei sei anni. Io li adoro, il problema non sono certo loro ma tutte quelle  implicazioni, tutte le complicazioni, che in un ambiente così ci sono per forza. E per una come me - diversamente fertile - sono talmente tante che non ve le sto manco a  dire (lavorate pure di fantasia, la realtà sarà sempre un passo avanti) e vista anche la fase delicata che sto attraversando, forse verrebbe a mancarmi il self control necessario. La fivet si avvicina, col suo carico di turbamenti e paranoie e voglio viverla nel modo più sereno possibile. NIENTE PIù MATERNA è il nuovo must.
Vi ricordate l'anno scorso? Ci ho creato una tag apposta: vita d'asilo, appunto! Certo di materiale e situazioni surreali e tragicomiche cui attingere ce n'erano in abbondanza, a pensarci bene sto rinunciando a un pozzo di possibilità in questo senso. Ma sono più che convinta della mia scelta, se ripenso a quanto ho faticato per riuscire ogni volta a scivolare sopra gli argomenti scottanti, a dribblare domande scomode e donne incinte, tutte cose che in un asilo solo all'ordine del giorno. Alle medie no, invece, alle medie si è troppo occupati con la didattica, col finire il programma in tempo e non si ha voglia di ciondolare appresso a frivolezze come la vita privata degli altri. Si parla poco, si socializza ancora meno e le mamme non le incontro mai.Quindi godo, nel profondo di me - ma anche in superficie - all'idea che quest'anno mi eviterò un sacco di situazioni spiacevoli tipo:  
  • L'ennesima gravidanza di qualche maestra. Si perché vedete, ce n'è sempre una che rimane incinta e non si decide ad andare in maternità, perciò dopo i festeggiamenti per la splendida notizia, i banchettamenti vari - oh incredibile ma le maestre d'asilo stanno sempre a mangià, ogni occasione è buona! - il resto del tempo sarà un continuo di occhiatine e battutine sulle condizioni della gestante. Cambiate argomento? Pliz.
  • Tutta la cronaca minuto per minuto dell'epopea del fratellino di qualche moccioso: L'odissea dalla pancia... alla culla.
  • Le sfilate mattutine delle giovani e fighissime mamme col pancione.
  • L'infinita solfa delle domande scomode che mi venivano rivolte a intervalli regolari da chiunque mi capitasse a giro. 
Perché all'asilo è così, fare un figlio è il tema del giorno, tutti i giorni. La maternità è una cosa acquisita, fa parte del dna, ce l'hanno nel sangue. E' normale ed ovvio, come il fatto che ormai abbiamo conquistato la postura eretta. Chi sceglie di fare la maestra ama (o almeno si presuppone e spera) i bambini, vuoi che non ne abbia almeno uno suo? Minimo, in genere va per la maggiore la doppietta. Quando non sapevo che faccia associare a un nome, per farmi a capire di chi stessero parlando mica mi davano la descrizione fisica, nossignore, mi dicevano cose come: - Dai cosa, quella che...la Mamma delle gemelle! - 
Questa parola qua - Mamma - aleggia tra le mura anche la notte, quando l'asilo è vuoto e chiuso e buio. Che inquietudine, manco Kubrick con Shining arrivò a tanto. Mamma è sulla bocca di tutti, in primis i bimbi, ovvio. Non c'è scampo, Mamma e tutte le immagini che si porta dietro, ti segue dovunque, pure al bagno (quello di casa tua però). Non c'è più pace.
In un universo popolato soprattutto di donne - Mamme - se ne parla spesso e volentieri, ci si confronta, ci si scambiano le esperienze. Sono tutte già Mamme, solo le assistenti giovani se ne tengono ancora alla larga. E arriva sempre quel momento (perché arriva, ndo scappi!) in cui una di loro, durante un'animata discussione, si accorgerà di te. Si proprio te: l'unica che NON è ancora Mamma. Te che sei costretta a sostare in quel corto raggio d'azione che ti consente di ascoltare tutto - anche se non te ne frega una ceppa - ma sei l'unica che non fiata, non interviene. Te che osservi con sguardo sognante l'intonaco sbucciato sul muro, ci giocherelli anche col dito, sperando che questa semplice azione ti conferisca il dono del camaleonte. Te che mentre loro gridano - come se dovessero coprire distanze abissali - sperimenti quel rarissimo fenomeno di astrazione, detto anche rapimento mistico e sensuale: ovvero sei lì col corpo, ma il tuo spirito è a Capo Verde. Nessuno se ne rende veramente conto, tanto meno la maestra che ti sta guardando incuriosita, col sopracciglio ad angolo acuto, l'unica che sembra non avere di meglio da fare che investigare sul tuo conto, disturbare la tua quiete apparente. E lo fa con quel modo discreto che in genere solo le Mamme hanno: porgendoti LA domanda, quella che proprio non si fa.
- Eh? - tu cadi dalle nuvole. Il sole, il mare cristallino, il Cuba Libre nella noce di cocco, quegli uccelli buffi che fanno quel verso strano, il figo imperiale stranamente interessato a conversare con te - PUF! - tutto evapora in una bolla d'aria. Tutto svanisce in un attimo.
- TU CHE ASPETTI? - strilla lei. 
Che finisce l'anno scolastico per darmi alla macchia. Ecco che aspetto. 
Quest'anno io scelgo la vita!
DEI MOTIVI PER CUI MOLLO L'ASILO.

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