Dejan Savicevic (by Simone Clara)
Creato il 10 maggio 2013 da Simo785
90′s legends
Dejan Savicevic
Nel calcio moderno, quello degli anni 90 in particolare, c’è sempre stato poco spazio per la fantasia. Ingabbiati dai tatticismi, spesso costretti a limitare la propria creatività, in un calcio sempre più fisico, i giocatori dotati di particolare estro hanno sempre fatto fatica. A meno che tu non sia un genio. Dejan Savicevic era ‘Il Genio’, il numero dieci per eccellenza capace di smentire chi lo considerava un lusso di difficile collocazione tattica, allorchè con un dribbling o una geniale apertura disegnava perle di classe su un campo da calcio. Mancino naturale, un pò centrocampista un pò attaccante, spesso anarchico nel rettangolo verde e incapace di adattarsi ai rigidi schemi di gioco, ha saputo sopperire grazie al suo innato estro anche ad una certa discontinuità di rendimento dovuta principalmente a problemi fisici che lo hanno accompagnato in tutta la carriera. Nato a Podgorica (ex Jugoslavia) il 15 Settembre 1966, Savicevic inizia a mettersi in luce in patria giovanissimo nel club della sua città per poi essere acquistato dalla Stella Rossa di Belgrado ad appena 22 anni.
Qui esplode, conquistando tre titoli nazionali ma soprattutto la Coppa dei Campioni 1990-91. In quella Stella Rossa che vinse la finale contro il Marsiglia, Dejan era la stella più luminosa insieme a giocatori del calibro di Jugovic, Prosinecki,Pancev e Mihajlovic, tutti prodotti di un calcio, quello balcanico, che iniziava a mettere in mostra i suoi talenti anche a livello europeo. Si piazza secondo nella classifica del Pallone d’oro 1991 dietro a Jean-Pierre Papin.
Nella stagione 1992/93 Savicevic approda al Milan, da tempo sulle sue tracce, per 10 miliardi di lire, sotto la guida di Fabio Capello. I dirigenti rossoneri erano rimasti estasiati dopo averlo visto da vicino tre anni prima quando, davanti agli 80mila spettatori del ‘Maracanà’ di Belgrado, ‘Il Genio’ fece partire una saetta improvvisa di sinistro rischiando di eliminare i rossoneri dalla Coppa dei Campioni. L’impatto con il calcio italiano non è dei migliori, sono appena dieci le presenze al primo anno in massima serie, Savicevic non riesce ad esprimere il suo talento chiuso anche da campioni come Gullit e Van Basten e da un gruppo collaudato e vincente. Riesce comunque a ritagliarsi il suo spazio proprio nel finale di stagione, realizzando una strepitosa doppietta contro la Fiorentina in una partita determinante per la conquista del primo scudetto in rossonero mettendo in mostra il meglio del suo repertorio: cambi di passo, dribbling ubriacanti, tagli di campo e conclusioni mancine terrificanti.
La stagione successiva diventa ‘Il Genio’ anche per l’esigente pubblico rossonero che viene definitivamente conquistato nella notte di Atene il 18 Maggio 1994, quando Dejan si erge ad assoluto protagonista contribuendo in maniera determinante al 4-0 in finale di Champions League contro il Barcellona di Romario e Stoichkov.
Prima fornisce un assist delizioso a Massaro, quindi realizza una rete da cineteca beffando il portiere azulgrana Zubizarretta con un mirabile pallonetto. Sfortunata la stagione 1994/95, nonostante Savicevic realizzi 9 reti in Serie A (record personale) ergendosi ormai a leader della squadra e a titolare inamovibile. Ma il finale di stagione è amaro per il Milan, che chiude soltanto al quarto posto in campionato perdendo anche la finale di Champions League contro l’Ajax.
Savicevic non è in campo per un infortunio che lo ha bloccato poche ore prima della partita, ma era stato l’autentico trascinatore dei rossoneri sia ai quarti contro il Benfica che in semifinale contro il Psg. Svariati problemi fisici e dissidi con Capello ne condizionano il rendimento nelle stagioni successive, ma riesce comunque a conquistare tre scudetti e una Supercoppa Europea tra il 1993 e il 1998 per un totale di 134 presenze e 34 gol con la maglia del Milan, risultando decisivo in particolar modo nel campionato 1995/96 (quando il suo fisico di cristallo lo consente) fornendo assist deliziosi per i compagni Baggio e Weah utili per la conquista del 15esimo scudetto milanista.
Capitano e simbolo della Jugoslavia, condottiero di due spedizioni sfortunate ma comunque positive con la nazionale del suo paese. Ai mondiali italiani del 1990 si arrende soltanto ai quarti di finale, ai calci di rigore contro l’Argentina di Maradona. Nel 1998 in Francia, un’altra beffa immeritata per la Jugoslavia sconfitta agli ottavi di finale dall’Olanda per una rete di Edgar Davids al 92′. Giocherà per 13 anni con la nazionale, dal 1986 al 1999, per un totale di 56 presenze e 20 reti. A 33 anni, nel Gennaio 1999 torna in patria per pochi mesi, sempre alla Stella Rossa, per poi chiudere la carriera in Austria con il Rapid Vienna dal 2000 al 2001, anticipando il ritiro dai campi per la sua ormai cronica fragilità muscolare. Una fragilità che probabilmente gli ha impedito di raccogliere ancora più successi in una carriera già costellata di trionfi o di giocare trenta partite anzichè venti nell’arco di una stagione, ma non di dispensare classe ogni qualvolta era libero di giocare come voleva. Del resto, non si è geni per caso.
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