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Del tempo che passa

Creato il 10 gennaio 2014 da Sandalialsole
Mentre Milano fa fatica ad accettare che il Natale sia finito, e l'atrio della Stazione Centrale ancora pullula di bancarelle di torrone, mentre l'albero dei desideri troneggia ancora nel salone del piano terra,
Del tempo che passa
io mi sono rassegnata alla ripresa della routine quotidiana, incluse le sue piacevolezze. Come il cineforum con le amiche.
Il film di ieri sera non credo entrerà mai in qualche top ten degli imperdibili, a meno che la top ten non sia degli imperdibili film cileni oppure degli imperdibili film con Paulina Garcia, che per altro si è meritata l'Orso d'Argento a Berlino per questa sua interpretazione.
Gloria, questo il titolo, diretto da Sebastian Lelio, è un film lentino, anzi, decisamente lento, che tratta di un tema forse un po' desueto: la voglia di vivere, di essere desiderata e desiderabile, di costruirsi un nuovo amore di una donna ormai alla soglia dei sessant'anni, divorziata, con due figli ormai indipendenti. Dell'impossibilità di questa costruzione con un uomo apparentemente nella sua stessa situazione familiare eppure incapace di staccarsi da sensi di colpa e fors'anche dalla vergogna di ammettere con le figlie la sua nuova situazione sentimentale. Del sussulto di orgoglio della protagonista, nelle sequenze finali del film.
La protagonista è semplicemente meravigliosa, soprattutto quando sorride o quando canta da sola in macchina e, certo, è ben diversa dalle patinatissime e tiratissime protagoniste di altri film nei quali il desiderio, anche quello fisico, diventa in qualche modo protagonista. Il suo corpo è un corpo maturo, nei quali i segni dell'età non sono stati coperti da nessun maquillage. E per questo ancor più vero.
Per questo ho trovato fastidiosissime le comari dietro di noi, che han trascorso tutto il film commentando, ridacchiando, condendo di "ohh" di non dissimulato disgusto le comunque pochissime scene di nudo.
Come se, considerata la loro età, non riconoscessero in quei segni quelli che il tempo ha già lasciato anche a loro.
Del tempo che passa
Sul fronte delle letture, giusto per chiudere in bellezza, ho letto le evitabilissime Fiabe Centimetropolitane di Elio (si, senza le Storie Tese), che trovano un senso se raccontate o lette a voce alta, così, tutte in fila, restano un ameno nonsense, e uno struggente Maigret (Maigret e la giovane morta), che invece davvero merita.
Adesso ho finalmente iniziato Io sono Malala, Ne scriverò.

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